Ha dell’incredibile la storia dei Tagliapietra, originari di Burano, detti “Naso”, perché l’isola colorata della laguna nord, è il regno dei soprannomi. Ognuno ha il suo. Partiti come ortolani, tra Mazzorbo e San’Erasmo, poi pescatori per necessità, oggi la Tagliapietra Srl, con sede a Marcon (Ve) é leader nazionale per l’importazione del secolare baccalà, origine norvegese, fortuna economica veneta.
Tutto cominciò con il mitico Pietro Querini che nel 1432 ebbe la sfortuna (trasformata in fortuna) di naufragare con le botti piene di Malvasia, nelle poverissime isole Lofoten, del grande nord. Dove i poveri pescatori sopravvivevano tutto l’anno, grazie alle vitamine D e proteine del merluzzo essiccato al sole, o meglio ai venti polari.
Poi ci pensò un certo Marco Manart, commerciante fiammingo del Seicento, stabilitosi a Venezia, a togliere la fame dalle Alpi in giù, con la polenta e il baccalà. All’epoca cibo dei poveri. Ma anche grazie alla Chiesa che ogni venerdì e in Quaresima, lo considerava “cibo di magro”.
Oggi è servito anche nei tavoli dei ristoranti Cipriani.
Tagliapietra; dal baccalà al granchio blu
Ora la notizia è questa: la famiglia Tagliapietra da due anni, produce, esporta e confeziona, dagli Stati Uniti alla Corea, il granchio blu, prodotto “alieno” come ammette Daniele Tagliapietra, 44 anni, figlio della terza generazione.
“Il prodotto va alla grande – ammette – però bisogna considerare che è nato da un grave problema, occupazionale ed ambientale dei pescatori del Delta del Po. Migliaia di vongolari si sono trovati senza lavoro per colpa del crostaceo decapode, originario dei mari tropicali americani”.
Grazie, o meglio per colpa dei cambiamenti climatici e alle numerose navi di passaggio, il granchio blu ha preferito trasferirsi nel Mediterraneo, da pochi anni mare tropicale, per far riprodurre alla sue femmine, migliaia di piccoli a stagione. Si cibano di molluschi, vongole e caparozzoli, ecco il motivo della crisi dei molluschicoltori polesani, che lo considerano un vero flagello. E infatti è stato appena nominato un commissario straordinario.
Resta comunque un “prodotto alieno”, ma nello stabilimento di Marcon, il prodotto va alla grande, ed è diventato industriale.
La Tagliapietra Srl, ha comperato attrezzature e macchinari per accontentare la domanda internazionale
Per esempio, coreani e giapponesi, preferiscono il granchio blu congelato (sono veramente enormi, solo un po’ più piccoli delle mitiche granseole, ma comunque gustosi…); gli Stati Uniti, preferiscono il granchio blu ripulito, pronto a essere morsicchiato, mentre gli europei preferiscono la polpa bianca. Questione di gusti. E la tecnologia di Marcon ne è all’altezza.
Ē veramente istruttivo parlare con Ermanno Tagliapietra, 73 anni, sulla storia buranella dell’impresa, ora condotta dai figli Daniele, Luca e Valentina.
Il padre Angelo, con otto fratelli più piccoli, prima della guerra, aveva rinunciato a lavorare nelle fornaci di Murano, per motivi di salute e si era messo a studiare diventando motorista dell’aviazione (cosa non si inventano i buranelli…). Riparava per i tedeschi al Lido i motori BMW.
La storia
Finita la guerra fa l’impiegato in una pescheria ai Tre ponti dell’isola, nel 1947, diventa socio come “scrivano” in una cooperativa di Rialto, nel 1951 la grande opportunità del Tronchetto, con il mercato ittico appena costruito. “Si alzava alle 2 del mattino, perché approfittava delle barche dei pescatori di Burano che portavano i loro prodotti”, ricorda Ermanno Tagliapietra. Nel 1960, per problemi di spazio, aprono un capannone in via Torino, all’epoca zona ancora semi-desertica e con la strada sterrata. “Io ho cominciato a lavorare a 15 anni. Poi negli anni Ottanta, grazie a una società triestina, cominciamo a importare le prime balle di stoccafisso, siamo arrivati a circa 10 mila annuali, ogni balla ha 50 stoccafissi, peso mezzo quintale”.
Ora Ermanno Tagliapietra è di casa alle Lofoten, dove esiste un monumento dedicato al nostro Pietro Querini (a Venezia non c’è….). I pescatori norvegesi lo considerano “uno di loro”, anche come rappresentante ufficiale della “Dogale arciconfraternita del baccalà”, con sede a Sandrigo (Vi). Ci va tre volte all’anno a controllare da vicino che gli stockfish, appesi come lenzuola, si asciughino bene. Le Lofoten sono ad appena 200 chilometri dal Circolo polare artico. Tanto per essere precisi.
Questa è l’ultima magia di Burano e dei buranelli, che oltre i colori delle case, esportano adesso anche il blu del granchio.