Massimiliano Nuzzolo, scrittore mestrino, classe 1971, è della schiatta di Philip Roth e di Saul Bellow. Ha pubblicato romanzi e raccolte di racconti, ha curato antologie e prodotto alcuni video e dischi. Scrive con talento gergale ed enciclopedico, e i suoi personaggi popolano un teatro umano disperato e autentico. Inevitabilmente, con la pungente leggerezza di un calabrone, ci divertono. Ora è appena uscito per Book Tribu il suo ultimo romanzo, La fine del mondo: un’irresistibile avventura che mescola sacro e profano, scenari apocalittici e dolcissime vicende di minuta umanità, con un istinto scenico dalle tempistiche ad orologeria. Angeli sterminatori con difetto di pronuncia, diavoli interessati alla moralità delle formiche; terroristi, produttori discografici e pensionati con cane; piccole pesti crescono, eunuchi floreali. Nani e ballerine, sullo sfondo dell’ennesimo festival letterario, il PerNeMi (Nomen omen), che si svolge in una piccola gloriosa cittadina della provincia veneta: udite udite, Mestre la bella.
Nuzzolo e Kospic
A tirare le fila dell’intricata vicenda, un personaggio che già Nuzzolo aveva presentato in un romanzo precedente, La verità dei topi (Les Flâneurs Edizioni), 2019): lo scrittore Edgar Kospic, un po’ alter ego dell’autore (ma per noi che li conosciamo entrambi, un po’ più opaco dell’originale), in preda a tristezze amorose.
Nuzzolo e la sua carovana
E il PerNeMi, con la sua carovana faunistica spassosa, tutti alla disperata ricerca di un attimo di notorietà, di un’effimera evidenza mediatica, si snoderebbe secondo copione se, agli organizzatori, non venisse in mente il gran coup de théâtre: attribuirsi la guest star più prestigiosa che un festival letterario possa immaginare, far ritornare Dante Alighieri dalle nebbie del passato, con una clonazione in piena regola.
Come ci si arrivi, nella narrazione iconoclasta di Max Nuzzolo, è fulminante: si interpella un mago alla moda e “Ben presto tutto fu trasferito a Pittsburgh presso il Center for Biotechnology and Bioengineering, perché – commenta l’autore – se da una parte faceva più fico un luogo straniero, dall’altra lo sponsor, una bibita gassata assai famosa e venduta ovunque, anche negli ospedali, preferì giocare in casa, avere il diretto controllo sulla gestione dei fondi”. Solo che l’esperimento, con le cellule somatiche prelevate dai resti ossei di Dante, riesce a metà.
Da leggere ascoltando i The Cure
Senza rivelare troppo della trama (e sarebbe un gran peccato, perché il plot è un meccanismo spesso geniale), si può anticipare che il PerNeMi avrà risvolti inaspettati e, per certi versi, definitivi: l’angelo sterminatore con difetto di pronuncia, incaricato di distruggere il mondo per le nefandezze degli umani, verrà oltrepassato dalle circostanze straordinarie; Il clone Dante si esibirà in una performance memorabile e il tutto avrà una conclusione picaresca. La fine del mondo fa ridere, anche amaro; fa riflettere sulla comune idiozia ed intravvedere le punte sublimi di una mediocrità eroica. È un romanzo scritto bene, ma non evita toni scurrili, in un crescendo molto rock.
Avete presente il Concerto Grosso dei New Trolls? Quel tono trascinante, venato di nostalgia con assoli improvvisi che si stemperano in andanti narrativi? Mescolate tutto con The Cure, la splendida The End of the World (da cui deriva tra l’altro il titolo del romanzo), un pizzico di Kurt Vonnegut e il gioco è quasi fatto. Quasi. Il resto non è mimesi, è cultura: quella coscienza critica, quell’analisi che è di pochi, e si nasconde bene tra i sonagli del giullare. Fino all’ultimo, sommo, dantesco sberleffo. Fino alla fine del mondo.
Il romanzo La fine del mondo verrà presentato presso le Librerie.coop di Mestre, Piazza Ferretto 66, mercoledì 13 novembre alle ore 18:30. Dialogheranno con l’autore Valter Esposito e Salvatore Taverna.
Bellissima recensione, Francesca. Colta, arguta, documentata, come sempre.