C’è una parola che ci riguarda, anche se non l’abbiamo detta noi: è presentismo e la troverete in un libro intitolato Oltre il male (Laterza), frutto di un dialogo fra la scrittrice Edith Bruck e lo storico Andrea Riccardi che ha detto: “Oggi viviamo in una dimensione di presentismo, con la paura che il futuro sia peggiore del presente o che possa erodere il nostro benessere, cancellare a poco a poco quanto abbiamo realizzato”.
È una radiografia del legame cieco e malato che tanti di noi mantengono con il proprio vissuto immediato, un esistere giorno per giorno, senza prospettive, in totale chiusura verso il domani.
Viaggiare nel tempo
Ma noi, ragiona il saggio, siamo viaggiatori nel tempo, il futuro ci chiama e il passato non è zavorra: in realtà, senza un prima e un dopo il “qui e ora” non esisterebbe. Chiamatela filosofia elementare, se volete. Comunque sia, quella parola, presentismo, è una occasione che ci incuriosisce e provoca pensieri non solo nostri. Ecco, infatti, cosa dice il mio suggeritore, l’ineffabile Yoda:
“A differenza degli umani che chiamerei presentisti, il problema va inquadrato nelle sue coordinate temporali, e allora potremo dire che il presente si insacca ogni giorno nel passato e lì fermenta come il mosto nei tini in autunno, nutrendo, così, la memoria del mondo e i nostri ricordi. Quel sacco pieno di tempo è una metafora, naturalmente, e lo abbiamo concretamente anche in noi creature pensanti sotto forma di spazio interiore frequentato assiduamente dai poeti e dagli artisti. Però anche voi, comuni mortali, potete visitarlo e ascoltarne il sussurro creativo, per esempio nei sogni e anche quando pregate le vostre divinità o fate meditazione.”
Ma lasciamo stare il piccolo Jedi sapiente e chiediamoci, piuttosto, che cosa ci stia succedendo: il peso delle giornate ci opprime e ci tronca il respiro, il tempo assomiglia a una tela lacerata che si restringe sempre di più come la romanzesca pelle di zigrino di Balzac. Troppo angusto è il presente, ci dice Andrea Riccardi, e ci esorta a recuperare “le utopie smarrite”, cioè quello sguardo fantastico che è proprio dei poeti e degli artisti, spalancato sull’avvenire. Semplificando, si può dire che i presentisti dovrebbero sforzarsi di pensare giovane, che è un modo per aprire i confini della realtà e scalare il futuro.
In questo mondo
Ricorre spesso, in diversi contesti, la frase “In questo mondo”, a volte con l’aggiunta dell’aggettivo “nostro”, come se ne avessimo il possesso. Ne sentiamo parlare e ne leggiamo sui giornali, la si incontra frequentemente nella vita sociale, e in particolare in chiesa; tutti noi ne facciamo uso normalmente, senza pensarci troppo. Infatti, quelle tre parole, se ci fate caso, le usiamo sia quando pensiamo ad un “altro mondo” come luogo addirittura immateriale, espressione tipica della narrazione religiosa, sia quando alludiamo ai pianeti e insomma pensiamo in termini astronomici e dunque ai mondi sparsi nel cosmo.
Quell’espressione iniziale, nella sua doppia significazione, è frutto tipico della nostra natura umana, che ha i piedi per terra cioè nella realtà fisica, e il cuore nell’atmosfera della spiritualità, che chiamiamo, per esempio, paradiso…
Ha ragione la scrittrice coreana Han Kang, recente premio Nobel per la letteratura, quando scrive delle “parole che sanno tante cose più di me”. In realtà, suggerisce la romanziera, nelle parole che usiamo talvolta con leggerezza ci sono tanti mondi, i nostri e gli altri.
Ci sono cuori…
(poesia)
Ci sono cuori nascosti
nei cespugli del bosco
simili a bacche.
Ci sono cuori induriti
da un amore negato
e sono tanti.
Ci sono cuori di carta
che si accartocciano
e si buttano.
Ci sono cuori giovani
e cuori invecchiati:
e sono dolore.
Ci sono anche cuori
dilaniati dal rimorso
e sono tragici.
Ci sono i cuori delle città
ma non sono visibili
e battono forte.
Ci sono i cuori nella notte
ed altri in piena luce:
sono gemelli.
Ci sono cuori come questi
che ci battono in petto
e sono amore.
Anonimo ‘24
Possiamo identificarci in uno o più dei molteplici cuori nominati dall’anonimo. Forse qualcuno li ha provati un po’ tutti nelle varie fasi della vita.
Ci sono cuori speranzosi, cuori in attesa, cuori aperti alle novità, altri chiusi in una piccola sfera.
Noi adulti maturi viviamo per lo più nel presente, cerchiamo di godere ogni attimo, perché il futuro non sappiamo cosa ci riservi. Dallo studiare sui libri e sulle enciclopedie, siamo arrivati in 20 anni ALL’ALI. I droni sostituiranno auto e treni.
Mi sento spesso inadeguata per questa società in continua evoluzione verso forme meno umane e più tecnologiche.
I bambini e ragazzi si trovano a loro agio in questo contesto, perché ci sono nati. Siamo noi adulti a vederne gli aspetti negativi. Chi si adegua è “dentro”, chi non riesce a stare al passo rimane “fuori”.
42 anni fa ero incinta della mia prima figlia e un signore, per me anziano, del paese Ido Cherubin, che l’anonimo conosceva, mi ha detto:- Ti faccio tanti auguri per la tua bambina, ma penso che dovrà crescere in una società futura difficile.
Mi chiesi, allora, come potesse, uno che aveva vissuto 2 guerre mondiali, calamità naturali, pensare che il futuro sarebbe stato peggio del passato.
Ora ho capito: è la paura di ciò che non conosciamo, di ciò che non siamo in grado di controllare o prevedere.
Sono contento di trovare consonanza.in una persona attenta e sensibile come te.