Dalla terra polesana, che porto nel cuore, mi è arrivata una notizia bella e sorprendente che si chiama Bernardo tavola temporanea. Sotto quelle tre parole si nasconde un’avventura, che è anche una storia d’amore: quella di Laura Braggion, polesana doc, e di Danilo D’Alete, molisano, coppia professionale e di fatto che hanno aperto un laboratorio di gastronomia in un’antica villa veneta che fu dei nobili veneziani Bernardo nel diciassettesimo secolo.
Un atto di coraggio imprenditoriale e di amore per una terra, il Polesine, quella provincia di Rovigo che, in un passato non troppo lontano da noi, portava addosso il poco onorevole titolo di “zona depressa” e ha dovuto faticare e soffrire per risorgere: Laura e Danilo, nell’oggi dinamico e teso al futuro, dicono con orgoglio: “Ci siamo anche noi”.
Ca’ Bernarda, storica dimora di campagna con annessi oratorio, torre colombara e barchessa, si affaccia sul Canalbianco e si trova in comune di Pincara (Rovigo), e oggi, vitalizzata, può attirare il turismo fluviale come le consorelle di Canda e di Polesella, siti di bellezza architettonica e di valore culturale appartenenti ad un patrimonio inestimabile che sta sotto l’egida dell’Unesco.
Il complesso è una corte rurale: uno dei vari edifici, la grande barchessa, è stata sottoposta ad un lungo restauro condotto con passione e lungimiranza dalla famiglia di Laura: il recupero ha permesso di trattenere nel presente un bene storico che era in preda al degrado. La sua ri-nascita e il relativo utilizzo valorizza tutta la frazione di Pincara, che prende il nome alla villa, e arricchisce insieme il territorio comunale del paese rivierasco.
La passione per la “Tavola”
Ca’ Bernarda è un esempio della grande civiltà diffusa con le ville nei territori della Serenissima sul quale si innesta il laboratorio alimentare di Laura e Danilo collegato all’alta ristorazione: negli antichi spazi si aggiunge oggi l’invenzione della Tavola temporanea (www.goostoso.it) dove i due giovani imprenditori possono mettere a frutto le loro esperienze professionali che hanno vissuto in Italia e all’estero.
“Il nome della Tavola, – spiega Laura ai curiosi, – l’ho scelto perché si tratta di una nicchia del gusto: dieci posti a sedere disponibili tre sere a settimana con un percorso di degustazione che inizia a ottobre e si conclude ad aprile. Il menù è volutamente ricercato, dettato dal nostro amato territorio, e dalla stagionalità. Le mie radici contano qualcosa. O no?”.
“Nella grande campagna polesana, – ha detto il sindaco di Pincara, – sono tornati finalmente a fumare i camini di Ca’ Bernarda”. Voleva dire che quel fumo è un “segno” di qualcosa che va oltre la cronaca: infatti scopriamo che c’è voglia di costruire un’attività originale e lo si fa sulla base di una struttura che ci viene dal passato come eredità socio-culturale. A proposito: nelle antiche dimore, dice il saggio, non si nasconde un tempo morto ma un lungo sonno che aspetta di essere portato al risveglio.
Con amore e fantasia.
Profumo di radici
Ci arrivano parole che smuovono la nostra emotività, senza per altro l’intervento della volontà, direi quasi per magia. L’altro giorno, leggendo un’intervista alla filosofa Rosi Braidotti, professoressa onoraria all’università di Utrecht, ho segnato alcune frasi a proposito del suo nuovo libro, Il ricordo di un sogno (Rizzoli) dedicato all’avventura umana dei suoi avi. La prima: ricorda che “ci sono appartenenze antiche a profonde” che ci riguardano tutti; la seconda: “in realtà (tu) percorri i sentieri di quelli che ti hanno preceduto in passato, un passetto alla volta indicato dalle antenate”.
Va detto che il sottotitolo di questo romanzo famigliare è Una storia di radici e confini che riassume in poche parole la vicenda personale della scrittrice nata a Latisana nel 1954 e vissuta in Australia, Francia e Olanda, come dire che portiamo le nostre radici nel nostro viaggio. Nel romanzo, si intrecciano anche emotivamente le voci degli antenati – in particolare delle donne della famiglia – e si annodano con le correnti della storia per arrivare fino a noi lettori.
Onoriamo dunque le radici, questi semi che la scrittura fa rivivere nel presente, consapevoli che “la nostra storia ci precede”. La scrittrice, conosciuta come “filosofa dei soggetti nomadi”, ci ricorda l’esistenza determinante del legame vitale con le madri che “ci collega a coloro che amiamo”.
Un libro che smuove i ricordi, cioè le nostre storie.
Plenilunio
(poesia)
Come un fiabesco uccello fiammeggiante,
nel cielo bluastro è salita la luna.
Si adagia fra parvenze sconosciute
di là dall’aria, simili a fantasmi
posti a guardia di silenziosi spazi.
E la notte fantastica dilaga
sulla nostra dimora, il senno inquieto
si raddolcisce all’improvviso emergere
di un fortunoso appiglio fra le nebbie,
come un relitto all’angosciato naufrago.
È il trionfo di un bene consueto
che esalta, nel suo porgersi, il risveglio
della memoria ombrosa che divampa
fra gli ignoti sentieri della luna
salita oltre lo sguardo, oltre i confini
profondi e cupi dell’immaginario,
come l’eco di un cantico rivolto
da un esaltato popolo agli dèi.
Marco Pola
Da Il sonno delle lucertole, Scheiwiller editore, Milano 1991
Foto di Andrea Verzola
Grande Ivo grazie! Mi riempie il cuore questo Ricordo di radici. Con stima Liliana
Cà Bernarda – mi auguro di aver presto l’occasione di visitarla! Quanto mi ricorda la casa paterna di mio marito nel Polesine, sull’argine dell’Adige – restaurata anche lei dai figli in modo ammirevole ed esemplare. Proprio fra pochi giorni festeggeremo un incontro tra cugini, previsto e preparato da molto tempo con lo stesso amore per radici e origini che ci coinvolge tutti.