Campolongo Maggiore è un piccolo comune posto a metà strada tra Padova e Venezia, vicino a Piove di Sacco, comune della Saccisica e alla Riviera del Brenta. Qui troviamo il ristorante pizzeria “Regina”, un ampio locale restaurato. Qui la semplicità è d’obbligo e si sta bene all’interno che assume ampi spazi. A guidare il locale Regina è Claudio Mozzato giunto alla quarta generazione . 60 anni, molto attento alla clientela e sempre disponibile, Claudio ci racconta la storia del locale e la sua.
Claudio Mozzato, quando partì l’attività di questo locale?
Tutto partì da mio bisnonno Felice Mozzato che aprì una osteria accanto a botti di vino. Era un locale molto spartano dove i contadini sostavano mentre conferivano le uve. Venne poi la volta di mio nonno Guglielmo Mozzato che affinò il locale e ingrandì l’attività acquisendo botti grandi che si riempivano di vino provenienti dalle uve del territorio . Guglielmo aveva un cavallo e un carretto e andava a prendere l’uva a Bagnoli, a Monselice e in altre zone della Provincia. Ci impiegavano una giornata. Ci andava anche mio papà, si chiamava Narciso. Poi, da grande, Narciso aveva svolto l’attività di camionista mentre mia mamma Regina conduceva la trattoria. E’ venuto a mancare lo scorso anno, nel 2023.
A chi si deve il nome del ristorante “Regina”?
E’ stato mio papà a formulare questo nome. Regina è il nome di mia mamma che nei primi tempi si dedicava all’attività del locale mentre mio papà era lontano con il camion. All’epoca i clienti dicevano “Andiamo in trattoria da Regina”. Ecco perché trovate questo nome. Devo a mio padre la costruzione e l’ampliamento del ristorante e delle camere ricettive, all’epoca c’era bisogno di locali grandi per matrimoni, cerimonie.
Claudio Mozzato, e lei come viveva?
Sono nato nell’osteria vecchia e sono vissuto qui a Campolongo Maggiore. Un anno l’ho passato a Castelvecchio come cameriere, poi sono ritornato. Ora seguo la sala assieme alla mia compagna che si chiama Vesna, fa la direttrice di sala e prepara degli ottimi dolci, viene da Dubronic e da 20 anni conduciamo il ristorante .
Il nuovo chef?
Si chiama Roberto Casarotto, cuoco da oltre 35 anni, è nativo di Dolo, 51 anni. Ha una grande esperienza in cucina avendo lavorato in importanti ristoranti nella provincia di Venezia. Viene coadiuvato dal vice che si chiama Leo, ho una bella e brava brigata di cucina con 5 addetti. Roberto è sposato con Violeta da 20 anni e ha un figlio che si chiama Cristi.
Claudio Mozzato, il vostro menu?
E’ molto concentrato sul pesce, tuttavia abbiamo anche carne e molto altro. Da noi la gente viene a mangiare i bolliti di pesce, le cozze alla tarantina, gli spaghetti allo scoglio, le fritture e le tartare di pesce. Abbiamo anche la pizzeria, aperta sin dagli anni Settanta, siamo molto conosciuti nel territorio per la nostra qualità.
Figli?
Ho tre figli: Giada di 32 anni, Chiara di 21 e Michele di 19. Mentre le sorelle hanno intrapreso altri lavori, Michele sta frequentando l’alberghiero e auspico che un domani possa prendere le redini del ristorante. Noi tuttavia abitiamo a Bovolenta e ogni giorno ci spostiamo per arrivare a Campolongo Maggiore.
Claudio Mozzato, qui a Campolongo si sussurra di una storia: quella del mago guaritore di Campolongo …
E’ una storia interessante, fatta anche di misteri e di ricordi.
Una storia vera di una vicenda umana di Settimo Rampazzo che ancora molti in paese ricordano. Dobbiamo tornare indietro, nel 1940, in piena guerra mondiale. Il giovane soldato Settimo viene fatto prigioniero dai tedeschi e portato in un campo di lavoro forzato in Germania. Fortunatamente gli hanno concesso il lavoro in cucina che, per quanto duro, almeno non moriva di fame. Durante la prigionia Settimo si accorge di poter guarire gli sfortunati compagni di prigionia. Si accorge di avere nelle mani un fluido guaritore. Ritornato al suo paese, dopo la guerra, iniziarono le code dei contadini e di “foresti” ammalati in cerca di una guarigione da lui. Ne arrivavano a centinaia e migliaia anche dalle più disparate parti d’Italia, sperando nella sua magia guaritrice. Il piccolo paese di Campolongo diventava una meta e molti rimanevano per più giorni, ecco che il nonno e il papà pensarono bene di ampliare il loro stabile costruendo al primo piano delle camere. L’economia nel paese cresceva sempre più, aumentarono le bancarelle, i negozi e i ristori per tutta quella gente che arrivava per un conforto.
Purtroppo per il Mago di Campolongo non furono sempre momenti felici. Venne denunciato più volte per professione abusiva, si sposò, si rivolse anche a Padre Pio che lo sostenne. Alla fine gli fu riconosciuta questa dote particolare anche dal campo medico.
A Campolongo molti ringraziano Settimo Rampazzo perché con la sua attività di mago guaritore ne beneficio’ tutto il paese. Morì nel 1998, la moglie Edda nel 2019.
Per i lettori di www.enordest.it il cuoco Roberto Casarotto propone una sua ricetta: un risotto al baccalà.
Risotto al baccalà
Ingredienti (per 4 persone). 350g di riso, 1 kg di baccalà, 10g di Certosino Galbani, 100ml di latte, 270g di olio extra vergine di oliva, 1 litro di brodo vegetale, 1 cipolla, 1 spicchio di aglio, 1 ciuffo di prezzemolo, sale e pepe qb
Preparazione
Mantechiamo il baccalà: cuociamo per 20 minuti il pesce a vapore, quindi puliamolo eliminando la pelle e le lische; procediamo tagliano grossolanamente la polpa. Trasferiamo quest’ultima in una ciotola con l’aglio e il prezzemolo tritati, aggiungiamo il latte caldo e 250 ml di olio extra vergine di oliva a filo e mescoliamo energicamente il tutto aggiungendo metà del baccalà mantecato e qualche mestolo di brodo vegetale. Una volta raggiunti i tre quarti di cottura uniamo il restante pesce e mantechiamo il risotto al baccalà con il Certosino. Lasciamo riposare il piatto a fuoco spento, guarniamo con una manciata di pepe e serviamo.
Per chi vuole può aggiungere sopra il piatto delle patate tagliate a stick molto sottili fritte (come nella foto)
Il vino in abbinamento
Per il vino in abbinamento Claudio Mozzato propone un Traminer Aromatico Friuli Isonzo DOC della Cantina Villanova di Farra d’Isonzo in provincia di Gorizia. Il suo tocco aromatico, la sua freschezza, la sapidità e la buona mineralità al palato rendono questo vino friulano molto gradevole a un risotto al baccalà.