Inaugurata a Palazzo Roverella di Rovigo la più importante mostra monografica italiana su Henri Cartier-Bresson, incentrata sul lungo rapporto tra il maestro francese e il nostro paese. Per la prima volta è documentato, in maniera esaustiva e approfondita, il rapporto tra il grand fotografo definito “l’occhio del secolo” e l’Italia. Grazie all’esposizione di circa 160 fotografie e numerosi documenti – giornali, riviste, volumi, lettere – la mostra ripercorre le tappe di un rapporto iniziato prestissimo, già negli anni Trenta, e proseguito sino al momento in cui Cartier-Bresson ha abbandonato la fotografia, negli anni Settanta.
Un Cartier-Bresson che non ti aspetti
La rassegna delle immagini e documenti, viene è suddivisa cronologicamente, infatti la mostra inizia con il primo viaggio italiano avvenuto all’inizio degli anni Trenta da un giovanissimo Cartier-Bresson (nato nel 1908), che aveva appena abbandonato definitivamente la pittura per la fotografia, in compagnia dell’amico André Pieyre de Mandiargues, giovane poeta e scrittore, e della sua compagna, la pittrice Leonor Fini.
Da questo viaggio di piacere, il fotografo scatta alcune delle sue immagini più famose, tutte presenti nella sezione di apertura della mostra.
Il secondo viaggio, non meno significativo, avviene all’inizio degli anni Cinquanta e tocca la Lucania e l’Abruzzo, allora terre di grande interesse culturale, sociologico e per l’appunto fotografico, emblema di quel Sud in cui si affrontavano tradizione e modernità, povertà e cambiamenti sociali.
Figura centrale nella costruzione dell’immagine del Sud, e in particolare di queste regioni, è lo scrittore e pittore Carlo Levi – tra i più significativo narratori del Novecento – riferimento fondamentale per i tanti fotografi, italiani e stranieri, che si muovono tra Matera e i paesi del territorio, tra cui Scanno nei pressi di L’Aquila, divenuta celebre proprio grazie agli scatti di Cartier-Bresson e più tardi di Giacomelli. Particolarmente interessanti, anche dal punto di vista storico, sono le immagini della distribuzione delle terre, un momento cruciale nella storia recente del Paese.
Cartier-Bresson e l’amore per l’Italia
Divenuto ormai una leggenda vivente della fotografia, Cartier-Bresson ritornò molto spesso in Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta realizzando servizi per le grandi riviste illustrate dell’epoca, tra cui “Holiday” e “Harper’s Bazaar”, dedicati soprattutto a Roma, Napoli, Venezia, le grandi città che suscitano l’interesse dei lettori stranieri, e a Ischia e alla Sardegna, tappe che permettono al fotografo di esercitare il suo sguardo sugli usi e i costumi del paese e dei suoi abitanti. In particolare, i molteplici scatti fotografici realizzati a Roma restituiscono appieno il clima di quegli anni e la specificità di un paese non ancora omologato alla dominante cultura proveniente da oltreoceano.
Alcune di queste immagini confluiscono non a caso in uno dei libri più noti del fotografo, “Les Européens” (1955), nel quale si racconta la nuova Europa che è ormai in piena trasformazione dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale.
La mostra
La mostra ha i suoi ultimi sviluppi, e la sua chiusura, con le immagini dei primi anni Settanta dedicate ancora a Matera, un vero e proprio ritorno sui luoghi frequentati vent’anni prima, in cui è facile leggere continuità e discontinuità del tempo, l’avanzare della modernità e la persistenza delle identità locali, e con quelle dedicate al mondo del lavoro industriale, tra Olivetti e Alfa Romeo, che spostano invece l’attenzione specificamente sulle nuove modalità di vita del periodo.
E’ anche composta da opere vintage provenienti dalla Fondation Cartier-Bresson, ed è accompagnata da testi esplicativi in ogni sala e da un catalogo, edito da Dario Cimorelli Editore, che riporta tutte le opere esposte, i saggi dei due curatori e di Carmela Biscaglia, quest’ultimo dedicato alle vicende e ai personaggi che hanno reso unico il rapporto di Cartier-Bresson con la Basilicata.
La mostra è aperta al pubblico fino al 26 gennaio ed è proposta in collaborazione de la Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e la Fondazione CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino con la curtela di Clément Chéroux e Walter Guadagnini, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e il Comune di Rovigo.