Non serve leggere Isaac Asimov, il grande romanziere americano che anticipava il futuro, annunciando addirittura l’intelligenza artificiale, per capire che la radio, primo strumento elettronico ad entrare nelle nostre case, cambiava la nostra vita. Era il 6 ottobre 1924, e nasceva l’Uri (Unione radiofonica italiana) pochi anni dopo si chiamerà Eiar, la voce del regime fascista.
Le prime voci della radio
Giusto un secolo fa le dolci voci di Maria Luisa Boncompagni e Ines Viviana Donarelli, annunciarono un concerto con le seguenti parole e senza premettere buonasera: “Unione radiofonica italiana, stazione di Roma Uno, trasmissione del concerto inaugurale”.
La Donarelli era una affermata violinista, mentre la Boncompagni era stata assunta qualche anno prima all’Araldo Telefonico, come lettrice e dicitrice, per informare i pochi abbonati del telefono. Era diffuso solo nella capitale.
La radio fascista
Le prime trasmissioni del 1924 parlavano solo di musica, concerti, meteo e quotazioni della Borsa. Promotore il ministro delle Poste, Costanzo Ciano, papà di Gian Galeazzo, genero di Mussolini. Era l’anno del delitto Matteotti e la radio divenne fascista.
C’è un legame impressionante tra il primo successo della radio e il regime. Per la prima volta un politico poteva entrare nelle case e parlare a milioni di persone. Le prime radio costavano 2.000 lire (oggi circa 2 mila euro…) ed erano solo per pochi benestanti. Poi la diffusione fu immediata.
La Radio Vaticana
Mi fa una certa impressione leggere Guglielmo Marconi, a San Pietro, ad inaugurare con papa Pio XI, la radio vaticana. Era il 1931. “Con l’aiuto di Dio, che tante misteriose forze della natura mette a disposizione dell’umanità, ho potuto preparare questo strumento che procurerà ai fedeli di tutto il mondo, la consolazione di udire la voce del Santo Padre”.
Pio XI lancerà il primo messaggio radio “urbi et orbi” in… latino!
Finiva l’era del monopolio informativo della Chiesa.
L’inglese sostituiva la lingua cattolica universale.
I miei ricordi
Ricordo che a casa mia, sopra la credenza, esisteva una vecchia Radio Marelli, un mostro con due grosse manopole e un sintonizzatore per sentire meglio.
Era il periodo degli esordi dei mass-media elettronici. “Davvero! Che tragedia? E dove l’hai sentita? L’hanno appena detto alla radio!”.
Quindi verità e certezza assoluta
E infatti i ricordi dell’infanzia sono indelebili. Mi ricordo tutta la famiglia attorno alla Radio Marelli, a sentire un cardinale anziano che annunciava la morte di Pio XII, e poi pochi giorni dopo a risentirlo per l’elezione del patriarca Roncalli. Mia nonna piangeva dall’emozione. Già molto anziana, ascoltava la santa Messa, in cucina e ci diceva: “Alla radio è valida come essere in chiesa, ragazzi!”
La tragedia del Vajont
Altro ricordo indelebile il 10 ottobre 1963. Era mattina presto e nostra madre ci buttò giù dal letto. “É successa una disgrazia tremenda sul Vajont, vicino casa nostra”. Lei era originaria della Valcellina. E giù a pregare, a recitare il rosario, e ad ascoltare il giornalista Nino Vascon, il primo della Rai ad arrivare sul luogo del disastro e a fare la drammatica cronaca radiofonica.
Sono cose che ti rimangono in testa.
La radio insegna
Più divertente, qualche anno dopo (era il 1970) quando si ritornava di corsa a casa da scuola per sentire “Alto gradimento”. Trasmissione cult di Boncompagni, Arbore, Marenco e Bracardi. Il giorno dopo in classe era obbligatorio il commento sulle battute più divertenti. Con “Alto gradimento” fu semplicemente rivoluzionaria. Insegnava nuovi linguaggi e modi di essere. Era già una scuola virtuale.
Come fu un fenomeno mondiale italiano la radio degli esordi con l’invenzione dei “radiodrammi”, come “Il paese dei campanelli” o i “Quattro moschettieri”, riferimento ironico al libro di Dumas. Nunzio Filogamo, ovvero Aramis, divenne una voce famigliare e riconoscibile. Insomma uno di casa.
Buon anniversario radio!
“Amo la radio perché arriva alla gente entra nelle case e ci parla direttamente…”. Chi non ricorda la canzone di Eugenio Finardi, credo del 1977. Erano gli anni delle prime radio private….
Vabbè fermiamoci qui, altrimenti ci assale la malinconia.
Buon anniversario vecchia e modernissima radio.