Il 9 aprile del 1979 sbarcava in Italia uno dei personaggi dei cartoni animati più amati di sempre: Capitan Harlock. L’anime del pirata dello spazio creato da Leiji Matsumoto (morto una settimana fa), venne trasmesso per la prima volta su Rai 2, all’interno del contenitore “Buonasera con… Rita al circo”, con Rita Pavone. I primi 26 episodi del cartone non ebbero subito un grande successo ma con le prime repliche scoppiò la Harlock mania.
La storia
Creato da Matsumoto nel 1977 (mangaka ancora attivo fino alla scomparsa a 85 anni), per una serie manga che durò due anni, Capitan Harlock in Giappone aveva debuttato sul piccolo schermo nel 1978. Ci impiegò dunque un anno ad arrivare in Italia, sulla scia del boom dei cartoni giapponesi scatenato da Goldrake (o “Atlas Ufo Robot” che dir si voglia). Ma in un primo momento non ebbe vita facile. La concorrenza di un telefilm amatissimo all’epoca, come “Spazio 1999“, fece sì che la prima serie di 26 episodi ottenne un successo moderato. Anche le critiche non furono esattamente positive, come era del resto la prassi in quegli anni nei confronti dei cartoni giapponesi, visti come un oggetto alieno e trattati spesso con sufficienza e con pregiudizi conditi da leggende metropolitane (“sono fatti tutti con il computer”).
Chi è Harlock
Capitan Harlock è un emarginato diventato pirata – alla guida di una astronave spaziale, l’Arcadia – dopo essersi ribellato al governo della Terra e l’apatia generale che caratterizza l’umanità dell’anno 2977. Diretta da Rintarō, la serie è caratterizzata da una narrazione drammatica. Benché sia una space opera, l’anime solleva una serie di questioni, dalle sfide della vita degli uomini ai limiti della violenza come una soluzione efficace ai problemi.
La sigla
A rendere Capitan Harlock ancora più immortale in Italia dalla sigla, scritta da Luigi Albertelli e con la musica di Vince Tempera, venne eseguita da La banda dei bucanieri. E proprio la sigla nasconde una delle curiosità su Capitan Harlock che forse non tutti conoscono. La sigla, infatti, venne censurata dalla RAI, che sostituì i versi “Il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà, vola all’arrembaggio però un cuore grande ha” con una ripetizione di “Nel suo occhio c’è l’azzurro, nel suo braccio acciaio c’è, nero è il suo mantello, mentre il cuore bianco è”. Ma, come detto, non è l’unica curiosità dell’anime.
Capitan Harlock: una sigla di successo nata in autostrada
La sigla di Capitan Harlock, una delle migliori sigle dei cartoni animati, fu un successo straordinario. E divenne un tormentone, debuttando al secondo posto nella classifica dei 45 giri più venduti. E restando nelle prime dieci posizioni per diverse settimane. Cantata dalla Banda dei Bucanieri, un gruppo di musicisti e arrangiatori che comprendeva anche Fabio Concato, fu creata da Luigi Albertelli e Vince Tempera
Il racconto
In un’intervista al Corriere della Sera, di aver composto la struttura della sigla in autostrada. “Mi ricordo che quando ci fu commissionata la sigla stava per iniziare il Festival di Sanremo. Eravamo nel mese di gennaio del 1979. Nevicava molto ed erano circa le dieci di sera. Mi stavano portando in auto a Sanremo per le prove. Durante quel viaggio in autostrada che stava andando a rilento per via delle condizioni atmosferiche iniziai a pensare alla musica. E composi mentalmente la sigla per poi trascriverla su un pezzo di carta. È una cosa che non ho mai detto a nessuno. Il giorno seguente sono poi tornato a Milano dopo aver terminato le prove con l’orchestra dell’Ariston. Arrivato a Milano aggiunsi alla melodia che avevo pensato il famoso inizio “Bum, Bum, Capitan Harlock!” e perfezionai le strofe che avevo pensato la sera precedente. Ed è proprio sulle note di questa fantastica sigla che chiudo questo paragrafo.
I segreti di un successo
Sono tanti gli elementi che hanno contribuito al successo della serie. Dall’ambientazione futuristica, in un 2977 dove la terra è ridotta a un pianeta arido costretto a cercare su altri pianeti i beni di sussistenza, all’iconica astronava di Harlock, l’Arcadia. Passando per una serie di personaggi di contorno in grado di aggiungere molte sfumature alla storia. E poi ovviamente il protagonista: uomo ombroso e misterioso, con una benda su un occhio e una cicatrice ad attraversargli il viso, il ciuffo e il mantello a dare un tocco di fascino. Un pirata dal cuore tenero, legato affettivamente a una bimba che vive sulla terra, Mayu, figlia del suo migliore amico nonché costruttore dell’Arcadia, a cui regolarmente fa visita.
L’Universo di Capitan Harlock
Le avventure di Capitan Harlock si svolgono nell’universo narrativo di Leiji Matsumoto, il Leijiverse, di cui fanno parte altre saghe di fantascienza come Galaxy Express 999, nella quale il Capitano appare come comprimario, e La corazzata spaziale Yamato. Caratteristica del Leijiverse è una continuity volutamente mutevole e incongruente, per cui la storia di ogni personaggio viene raccontata in maniera differente all’interno delle varie opere, senza rispettare quanto emerge dalle precedenti. È ciò che si verifica nella serie Capitan Harlock SSX (1982-83), ambientata in un’epoca anteriore a quella del 1978, e nel lungometraggio che ne costituisce l’antefatto, Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza (1982). Quest’ultimo mette in scena anche gli antenati del protagonista, che viene così caratterizzato come discendente da una stirpe di nobili guerrieri di origine tedesca che possedevano un castello in Baviera molto somigliante a quello, realmente esistente, di Hohenschwangau.
Le curiosità
I membri dell’equipaggio dell’Arcadia sono 42, così come 42 sono le puntate della prima serie. Ebbene, in giapponese i numeri 4 e 2 si pronunciano “shi” e “ni” e la traduzione letterale è “verso la morte”. Oltre alla serie tv, sono diversi i lungometraggi dedicati a Capitan Harlock. Tra questi quello del 1982 “Capitan Harlock: L’Arcadia della mia giovinezza”, ispirato al film francese “Marianne de ma jounesse”, appunto “Marianna della mia giovinezza”. Capitan Harlock è entrato nell’immaginario collettivo anche grazie alla cicatrice sul volto. Ebbene, quel segno distintivo è frutto del caso. Mentre stava disegnando le bozze del suo personaggio Matsumoto traccia una linea di troppo sul viso del personaggio, ma ne resta affascinato e decide di lasciarla. Anarchico nell’animo, Capitan Harlock nel corso degli anni è stato ‘sfruttato’ sia da movimenti di destra sia di sinistra come proprio emblema.
Il film del 2013
Nel 2013 ne è stata anche girata una versione computerizzata, Space PirateCapitan Harlock, che un po’ delude parecchio. Il più famoso dello spazio risulta nell’ombra nonostante il suo aspetto decisamente tenebroso, reso più chiaro dai lunghi capelli che a malapena accennano il viso insieme alla benda sull’occhio sinistro e all’insolito uccello che porta sempre con sé sulla spalla destra. Capitan Harlock è messo in secondo piano per lasciare spazio al giovane Yama, un personaggio non particolarmente rilevante. Per nulla necessario veste i panni di protagonista non richiesto senza acquisire alcuno spessore. Infatti il film, risulta comunque graficamente impeccabile ma narrativamente confuso. Capitan Harlock Space Pirate è un film che non emerge del tutto dai suoi errori. L’unico spunto degno di nota è il finale che però qui non sveliamo. Ciò nonostante, per ogni appassionato, vale la pena vederlo.
Camei e caricature
Nella prima serie di Capitan Harlock ci sono dei personaggi ispirati a persone realmente esistenti. Uno è Yattaran, primo ufficiale dell’Arcadia. Rappresentato in maniera comica, basso, un po’ cicciottello e con dei grossi occhiali rotondi, Yattaran è un abilissimo costruttore di modellini con cui lo vediamo spesso armeggiare e divertirsi. Matsumoto lo avrebbe disegnato prendendo spunto da un suo ex collega, l’autore di manga Kaoru Shintani, con cui aveva lavorato a inizio carriera e che aveva proprio la passione per il modellismo. La sua voce nella serie animata è quella del simpatico attore comico Leo Gullotta. Il secondo personaggio ispirato a una persona reale è il capo ingegnere dell’Arcadia Maji che altri non è se non una caricatura di Matsumoto stesso.
L’ideologia di Harlock
Un equivoco molto frequente, che ha puntato una luce controversa sul personaggio di Capitan Harlock, riguarda la sua presunta appartenenza a un’ideologia fascista. Il personaggio imbraccia le armi in nome di ideali d’altri tempi. Erge a simbolo la bandiera nera col teschio che è stata accostata all’emblema della X MAS. Quello del fascismo di Capitan Harlock è un falso mito. Il personaggio risente dell’epoca in cui è nato. Siamo negli anni ’70 è l’estremismo politico si esplicava soprattutto attraverso la lotta armata, ma i suoi ideali sono del tutto anarchici. Il Jolly Roger che sventola sull’Arcadia e che lo stesso Harlock indossa sul petto, simbolo tradizionale dei pirati europei, assume in questo caso, secondo le parole di Matsumoto, l’accezione di libertà e di resistenza a ogni tirannia (“Combattiamo fino alle ossa”), anziché di morte.
Il nostro esperto
Poteva mancare forse lui? Il nostro caro amico Vecchio Nerd? Pur appassionato incredibile di Goldrake, ci regala una super performance con un eloquente descrizione del Capitano e tutto il mondo che gli ruota attorno. Godetevela!