La trasformazione water smart della società implica un coinvolgimento diretto del sistema a livello istituzionale e operativo, in cui l’innovazione è imprescindibile. “L’ottica è quella di affrontare i cambiamenti climatici con sempre maggiore resilienza – spiega Andrea Razzini, direttore generale di Veritas – riducendo lo spreco idrico e l’impatto ambientale legato all’impronta di carbonio”. Il seminario sui risultati del caso studio Venezia BWS, unico in Italia e coordinato da Veritas, tenutosi a Venezia,è stato l’occasione per un confronto internazionale su questioni cruciali come il riuso delle acque reflue depurate a destinazione industriale o irrigua/agricola, la gestione dei fanghi di depurazione e il recupero dell’azoto come fertilizzante.
Venezia B-Watersmart per la valorizzazione di acque reflue e fanghi da depurazione
“Il caso studio Venezia è entrato a far parte anche della rete europea dei WOLL, Water oriented Living Lab, la sfida quindi continua – spiega Patrizia Ragazzo, responsabile ricerca e sviluppo servizio idrico integrato Veritas e coordinatrice del caso studio Venezia B-WaterSmart -. Si tratta di applicare sul territorio i risultati delle soluzioni innovative trovate Le prime a entrare in gioco saranno le due piattaforme informatiche per la gestione dei dati per supportare valutazioni e decisioni sulla sostenibilità e opportunità della valorizzazione delle acque reflue depurate e dei fanghi di depurazione.”
Gestione dei dati per applicazione di strategie efficaci, le piattaforme informatiche
Le piattaforme informatiche – finalizzate alla gestione ed interconnessione dei dati di effluenti e fanghi con i dati territoriali (caratteristiche e uso suolo, acque superficiali, derivazioni idriche, ecc) – costituiscono un punto di convergenza di realtà e conoscenza, che facilita e supporta il confronto ed il lavoro partecipato, l’individuazione di obiettivi condivisi e l’adozione di soluzioni mediate, nonché pianificazioni strategiche di lungo periodo. Consentendo di promuovere il riuso dell’effluente e la valorizzazione dei fanghi ogni volta che questo sia possibile.
Entrambi gli strumenti sono dotati di funzionalità chiave come la visualizzazione di dati e indicatori su mappe e grafici territoriali, con un repository aggiornato e aggiornabile delle normative pertinenti, a livello UE, nazionale e regionale, e con interfacce utente dedicate per l’aggiornamento e la consultazione dei dati attraverso procedure semplificate.
Dal depuratore di Fusina, potenziale di riuso di 39 milioni metri cubi di acque reflue depurate
Il potenziale di riuso dell’effluente collegato al depuratore di Fusina è di circa 39 milioni di metri cubi all’anno. Si tratta di una risorsa strategica fondamentale, attualmente quasi del tutto sprecata, utile sia all’industria che all’agricoltura, soprattutto oggi con il trend di scenari siccitosi in continuo aumento.
Affidabilità e sicurezza delle tecnologie sperimentate per il riuso a fini industriali delle acqua reflue depurate
“Per il riuso industriale, il caso studio Venezia ha testato una sequenza di tecnologie note (ultrafiltrazione, osmosi inversa ed elettro deionizzazione), innovative nella combinazione e campo di applicazione, messa a punto da Hydrotech – continua Patrizia Ragazzo -. Una fase dimostrativa puntuale e sartoriale (largo spettro di indagine e studio di tutti i parametri chiave per ogni fase di trattamento) ha consentito di individuare con sicurezza la/le sequenze minime in grado di garantire nel tempo le diverse qualità utili a questo tipo di riuso. Si tratta di un risultato importante, perché la garanzia di idoneità (elevata qualità) nel tempo è essenziale, quando la qualità è la principale barriera applicativa da superare!”
Il recupero dell’azoto come sale fertilizzante per la riduzione dell’impronta del carbonio
Per il recupero dell’azoto come sale fertilizzante sono state messi a confronto due piloti in due siti, i due impianti di depurazione di Fusina e Camposampiero, per un totale di quattro fasi dimostrative sperimentali. I due piloti sono due diverse tecnologie di stripping dell’ammoniaca, che afferiscono rispettivamente a Depuracque ed Etra (collegato al rispettivo fornitore). La risposta è stata buona, un’architettura applicativa potenziale sembra chiara, anche se il potenziale teorico di recupero di azoto, per questa via, su scala regionale, non rappresenta neanche il 2% del fabbisogno territoriale attuale.
Ma il punto è un altro: al di là di questo e della convenienza applicativa circoscritta al gestore, qui la reale convenienza è che questa piccola quantità recuperata e “messa in campo” (è proprio il caso di dirlo!), consentirebbe un risparmio davvero importante di carbon footprint associata alla produzione di fertilizzante minerale, oggi la principale fonte di approvvigionamento per l’applicazione di azoto in agricoltura.
Sbloccare le tariffe per dare all’acqua un valore proporzionato e ridurre gli sprechi
Nei nuovi scenari però si pone il problema dei costi di gestione del servizio idrico a fronte di normative europee, che richiedono performance sempre più elevate, come ricordato da Andrea Razzini, direttore generale di Veritas. “L’acqua è un bene comune, ma noi ci comportiamo come se la risorsa fosse infinita. Il servizio idrico in bolletta costa poco e quindi per l’opinione pubblica vale poco, questa errata percezione favorisce lo spreco dell’acqua. È necessario sbloccare le tariffe, per dare all’acqua il giusto valore di bene prioritario. Ci tengo a ricordare inoltre che in Europa si spende da 4 a 11 volte di più per la bolletta idrica, rispetto al nostro paese. Occorre un cambiamento di mentalità, perché nemmeno la sfida del riuso delle acque reflue depurate è stata finora compresa a fondo e trova numerosi ostacoli soprattutto burocratici.”
L’attività della CoP con enti e organizzazioni portatori di interesse
Nel 2021 dal caso studio Venezia è nata la CoP territoriale che sostiene gli obiettivi condivisi del progetto. Ne fanno parte: Regione Veneto, ARPAV, Città Metropolitana di Venezia, Consorzio di Bonifica Acque Risorgive, ANBI Veneto, Consiglio di Bacino Laguna di Venezia, Viveracqua (il consorzio dei gestori pubblici del servizio idrico integrato del Veneto e di parte del Friuli Venezia Giulia), Veneto Agricoltura, Confindustria Veneto Est, Confagricoltura, CIC (consorzio italiano compostatori), Università di Venezia e di Verona. La CoP lavora attivamente per perseguire obiettivi di progetto, che sono indirizzi comuni e condivisi.
“La CoP ha permesso di condividere gli obiettivi strategici di progetto con i soggetti chiave della filiera dell’acqua, le autorità territoriali e le organizzazioni/associazioni di categoria del territorio, direttamente e indirettamente correlati alle risorse da valorizzare e ai prodotti da recuperare – conclude Patrizia Ragazzo -. Solo con una governance di questo tipo è possibile proseguire per realizzare efficacemente gli obiettivi europei di riduzione dell’impronta di carbonio e di valorizzazione delle risorse in ottica di economia circolare.”
Esperti europei e locali a confronto Venezia nella sede degli artigianelli
Nello specifico l’incontro del 17 luglio, dedicato al caso studio Venezia, ha visto il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse, di rappresentanti istituzionali e di esperti europei e locali, tra i quali: Andrea Rubini, direttore operativo di Water Europe; Tania Tellini, direttrice settore Acqua Utilitalia; Paola Mar, assessore del Comune di Venezia; Rita Ugarelli SINTEF; Matteo Lizier, Direzione Progetti speciali Venezia, Diego Di Caprio e Francesco Chiosi Direzione Ambiente e Transizione Ecologica (Regione Veneto); Andrea Razzini, direttore generale di Veritas e Domenico Lenzi Direttore generale Etra; Elena Bonafè Confindustria Veneto Est; Carlo Casoni Consorzio di Bonifica Acque Risorgive; Massimo Cornaviera Viveracqua; Cristina Cavinato, delegata terza missione università Ca’ Foscari Scienze Ambientali.
All’evento hanno partecipato anche studenti universitari e rappresentanti della comunità delle cittadine e dei cittadini (associazione Mestre Mia, Parlamento Europeo dei Giovani e podcast Clorofilla).