Dal 1948 alle elezioni del 2022, la percentuale dei votanti in Italia è passata da oltre il 90% a poco più del 60%. Attualmente, il partito del “non voto” è diventato il primo partito del Paese. L’articolo 48, comma 2 della Costituzione Italiana richiama il dovere civico di andare a votare, ma sembra che la società italiana abbia complessivamente dimenticato questo dovere, così come il rispetto per le persone e le istituzioni.
Quali sono i motivi di questa disaffezione al voto?
Tra le cause principali si possono annoverare la crisi economica, la mancanza di lavoro, l’allargamento delle disuguaglianze economico-sociali, l’aumento della percezione di insicurezza e la frustrazione dei cittadini che non si sentono più protetti dalla politica. Questi sentimenti sono esacerbati dai processi incontrollabili dell’economia e della globalizzazione, e dalla pandemia che ha radicalmente cambiato la vita degli italiani, generando critiche sulle iniziative governative.
A questo si aggiunge la crisi dei partiti, incapaci di far crescere una nuova classe politica a causa della forte diminuzione delle iscrizioni. La partecipazione dei giovani alla vita pubblica e politica è bassa, poiché credono poco nella capacità della politica di migliorare le loro vite e affrontare i veri problemi. Le lotte tra i partiti, le tensioni interne e le continue polemiche sulle formule politiche da adottare hanno portato a un dibattito iperpolitico, distante dagli elettori. Questo ha proiettato un’immagine negativa della politica, caratterizzata da litigiosità e tattiche politiche irrilevanti per il cittadino comune.
Il non voto dovuto alla poca fiducia
Si osserva una contrapposizione tra moderati e sovranisti, una contesa della leadership tra Salvini e Meloni, e una sinistra divisa al proprio interno, con esponenti sempre pronti allo scontro per ottenere la leadership e applicare la loro formula politica preferita, ma incapaci di coinvolgere gli elettori con proposte concrete. Inoltre, i deputati e senatori, eletti “senza vincolo di mandato”, cambiano tranquillamente schieramento politico senza considerare il voto degli elettori, ma solo particolari e stridenti dinamiche politiche. Il principio del “senza vincolo di mandato”, sancito dall’articolo 67 della Costituzione Italiana, stabilisce che ogni membro del Parlamento esercita le proprie funzioni senza essere vincolato da mandati imperativi.
Questo principio, concepito per garantire la libertà di giudizio e di azione dei parlamentari, ha portato nella pratica a fenomeni di trasformismo politico, dove i parlamentari cambiano frequentemente schieramento o partito durante la legislatura. Secondo i dati di Open Parlamento, nella legislatura corrente, ben 143 deputati su un totale di 400 hanno cambiato schieramento politico. Questo alto tasso di cambiamento riflette una instabilità politica che contribuisce alla sfiducia degli elettori nelle istituzioni democratiche. I cittadini possono sentirsi disillusi vedendo che i loro rappresentanti, invece di essere fedeli al mandato elettorale ricevuto, perseguono interessi particolari o cercano vantaggi politici immediati.
Il trasformismo
Il fenomeno del trasformismo non è limitato al livello nazionale; anche a livello comunale, il “senza vincolo di mandato” ha causato significativi danni. Nei comuni, i consiglieri comunali cambiano spesso schieramento politico, provocando instabilità amministrativa e difficoltà nel portare avanti progetti a lungo termine. Questo comportamento influisce negativamente sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni locali, creando una percezione di opportunismo e mancanza di coerenza nei propri rappresentanti. Questo fenomeno è particolarmente deleterio a livello comunale, dove spesso esiste una conoscenza personale tra candidato e cittadino. In tali contesti, è fondamentale dare un voto consapevole, conoscendo la storia del candidato e la sua coerenza politica considerando che “il camaleonte continua a fare il camaleonte” cambiando colore e partito a seconda delle convenienze del momento. Il cambiamento di schieramento è spesso visto come un’opportunità per ottenere posizioni di potere o benefici personali, piuttosto che come un mezzo per perseguire il bene comune.
Trasformismo: uno dei motivi base del non voto
Questo fenomeno non solo mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, ma può anche contribuire alla disaffezione verso il voto. Se gli elettori percepiscono che il loro voto non ha un peso reale perché i rappresentanti eletti possono cambiare schieramento a loro piacimento, potrebbero sentirsi scoraggiati a partecipare alle elezioni future. Questo sentimento di impotenza e disillusione è una delle ragioni per cui la partecipazione elettorale è diminuita drammaticamente nel corso degli anni. Per affrontare questo problema, alcuni suggeriscono di rivedere il principio del “senza vincolo di mandato”, magari introducendo meccanismi che limitino il trasformismo politico senza compromettere la libertà di coscienza dei parlamentari.
Ad esempio, potrebbe essere utile introdurre regole che impediscano cambi di schieramento troppo frequenti o che richiedano una giustificazione pubblica e trasparente per tali cambiamenti. Questi fattori combinati contribuiscono alla crescente disaffezione degli italiani nei confronti del voto e della politica in generale. Una riflessione su come bilanciare la libertà individuale dei parlamentari con la necessità di rispettare la volontà degli elettori, potrebbe essere un passo importante per rafforzare la fiducia nelle istituzioni democratiche e aumentare la partecipazione elettorale.