Inaugurata a Noale nel Palazzo della Loggia in piazza Castello la mostra di Paola Volpato intitolata “Pan” e curata dal critico Gaetano Salerno. La rassegna presenta opere di grande formato, altre di dimensioni ridotte, grafiche, disegni a penna e a matita: quadri e tavole che seguono una trama complessa e spesso misteriosa come spesso nel percorso artistico della pittrice veneziana. La mostra visibile tutti i giorni con ingresso libero, chiuderà il16 giugno.
Pubblichiamo il testo critico di Salerno.
La ricerca artistica in “Pan”
Conoscere attraverso un approccio scientifico e filosofico alla natura; questo il fine della lunga ricerca artistica di Paola Volpato, culminata in questo ennesimo episodio espositivo che, sviluppando una metafisica vegetale, riflette sul rapporto tra uomo e ambiente e sul valore spirituale che l’ambiente naturale che ci circonda sviluppa in noi.
Paola Volpato e “Pan”
Molti lavori in mostra, opere di grande, medio e piccolo formato, rappresentano diverse angolature speculative e differenti punti di vista sull’habitat nel quale l’uomo vive e con il quale quotidianamente instaura simbiotici e vitali scambi: oli su tela, stampe su metallo e su carta, acquerelli, disegni a penna e matita, molti dei quali inediti, costituiscono il corpus di questa mostra dedicata a Pan, antica divinità greca delle selve, delle campagne e della pastorizia e signore della vita all’aria aperta e della natura incontaminata.
Il “Pan” di Paola Volpato
Pan inteso però anche nell’accezione etimologica di “tutto”, dal prefisso greco παν, alludendo che tutte le azioni umane – e le inevitabili conseguenze che ciascuna azione umana comporta – esistono in relazione alla natura, dalla quale siamo stati originati e alla quale siamo orientati nel breve percorso biologico delle nostre effimere esistenze.
Non a caso al centro della ricerca dell’artista compare da sempre la figura dell’albero, elemento totemico assoluto ed eterno, che domina il nostro spazio e attraverso le fitte arborescenze e le labirintiche ramificazioni lo struttura, lo organizza e lo definisce; un’allusione al valore simbolico dell’albero, medium tra realtà materiche terrene e realtà aeree e spirituali, nonché metaforico passaggio conoscitivo dal buio (le radici) alla luce (i rami).
Dell’albero (che Bruno Munari definisce la “lenta esplosione di un seme”) dobbiamo assumere il ritmo lento del tempo, la memoria storica racchiusa nel cervello arcaico, l’imperturbabile atteggiamento nei confronti del superfluo e del contingente, la resilienza, la percezione della nostra origine, il naturale protendersi alla comunione energetica con l’universo.
“Pan” ci porta in un viaggio iniziatico
Ciascun lavoro dell’artista è, dunque, un viaggio iniziatico nelle molteplici e infinite nature umane e, per estensione, nelle sfere di ciascuna individuale natura; rappresenta, come nelle fiabe alle quali questa ricerca talvolta sembra guardare per le narrazioni schematiche e sequenziali, il perdersi per poi ritrovarsi, il pretesto per affrontare le ancestrali paure del non noto (la selva oscura dantesca) al fine di elaborare una nuova e coerente filosofia del visuale, l’occasione per definire strategie efficaci di sopravvivenza prima che la natura riesca a sopraffarci e ad avvolgerci lasciando emergere il lato matrigno.
Gli alberi e l’enorme biodiversità osservata e studiata con piglio botanico dal suo buen retiro di campagna, esprimono, in questi e in precedenti lavori, il motivo conduttore del percorso (visivo inizialmente e successivamente multisensoriale, a tratti sinestetico) che l’artista individua per noi creando, come avviene nelle sue complesse e criptiche composizioni, una realtà densa di enigmi e rebus in attesa di essere decrittata e compresa e, come sostiene filosofo Emanuele Coccia, studioso di botanica e antropologia contemporanea, sembra volerci ricordare che “per l’evoluzione cooperare è meglio che competere e le piante rappresentano un modello morale”.
L’albero come simbolo delle leggi della natura
Tra le fronde degli alberi, così come nei frattali delle piante e dei fiori che diventano attraverso ardite e complesse tecniche calcografiche delicati, ma decisi segni sulle carte e sulle lastre metalliche, sono racchiusi gli elementi salvifici di una natura che ripropone, nelle sue leggi fisiche perfette e matematiche, la sua presenza costante e creatrice.
Nella rigogliosa natura ritratta dall’artista, la figura umana appare infinitamente piccola, celata tra le foglie e i tronchi di elementi biologici dominanti e predominanti, talvolta cromaticamente fusa nei toni degli elementi vegetali (quando la tavolozza si piega ai toni della terra e delle piante) per esprimere un rapporto di subordinazione e ridefinire le corrette proporzioni gerarchiche di un mondo che l’uomo crede di poter dominare ma dal quale, dai tempi dell’Eden, è in realtà sovrastato e dominato se non in grado di beneficiarne simbioticamente.
La parole di Paola Volpato
La Natura evocata da questa ricerca, come sostiene Paola Volpato “è una natura ancora lussureggiante, potente, invasiva che si riappropria dei manufatti umani, ma che porta anche i segni di un vulnus che si mostra a tratti in una liquefazione dei colori, uno scioglimento capace di modificare l’habitat a noi confacente. Ciò a significare la necessità di spezzare la dicotomia tra l’uomo dominante e la natura dominata sentita come atto presuntuoso di un pensiero omocentrico – a proporre un sofferto passaggio verso una nuova centralità della Natura che induca ad una umanità nuova, mondata del suo egoismo”.
Le temtiche della mostra
Anche questa mostra rivela l’attenzione di Paola Volpato per le tematiche umane e ambientali ed evidenzia l’indagine multisensoriale sui comportamenti naturali e sulle leggi fisiche che li governano, sulle simbiotiche connessioni tra uomo e natura e su regole armoniche, arcane e imprescindibili. C’è sempre in Paola Volpato un accento filosofico, scientifico, un guardare cosmico e fenomenologico, che apre – nelle luminosità che svelano i livelli di profondità di queste composizioni oltre le superficiali trame vegetali – nuove possibilità di lettura, ricreando equilibri estetici di comprensione, attraverso un linguaggio complesso e colto che recupera dall’archivio storico di memorie individuali e collettive gli archetipi per ripensare il mondo attraverso il valore catartico dell’esperienza.
Paola Volpato e la natura come elemento vitale
L’universo pittorico di Paola Volpato continua a formarsi per sovrapposizione e accumulazione di elementi ancestrali, per addizione di correlativi oggettivi, per stratificazione di suggestioni emotive, fino a rendere uno spaccato denso e strutturato di una realtà dell’essere che accetta le incongruenze, le distorsioni, i limiti temporali della natura naturata per individuare, invece, nella natura naturans spinoziana, principi tendenti all’assoluto e all’armonia.
La natura ritratta dall’artista è elemento vitale, metamorfico, dinamico; l’azione di questa natura evidenzia il rapporto con l’uomo (essere agente) e la stretta relazione che lega l’atto logico della conoscenza (l’uomo che ricerca se stesso) a quella ontologica (l’uomo individua nella natura la presenza della propria essenza originante), la certezza e il senso della propria esistenza.