«Se è esistito Mauthausen non può esistere Dio», sono parole di Primo Levi, sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, che rese testimonianza di quell’orribile e disumana realtà. Una realtà che, in qualche modo, balzò alla mente di Alfredo Boschin quando vide il villaggio temporaneo di baracche costruito a Calvecchia, una frazione di San Donà di Piave (VE) nel 1919 per dare una sistemazione abitativa al popolo degli ultimi, già povero, che dopo la fine della prima guerra mondiale versava nella miseria più nera.
Otto baracche di assi, coperte da una lamiera ondulata, lunghe circa quindici metri e larghe quattro, con pavimento in terra battuta, costruite alla bell’e meglio su un terreno troppo umido che pertanto non era coltivabile.
«Mi sembra il Matausen. Mi sembra il villaggio di baracche in cui noi operai italiani eravamo ospitati, quando lavoravamo nelle cave di granito». Non era certo paragonabile al campo di sterminio, tuttavia quel nome sinistro gli rimase appiccicato e venne sempre usato per indicare quell’agglomerato abitativo.
L’antologia
Michele Zanetti, nel suo recente libro Antologia del Matausen, Venezia, Editoriale Unicorn, 2023, che nel titolo ricorda anche, parafrasandolo, l’omaggio poetico che Edgar Lee Masters dedicò al paesino immaginario americano Spoon River, racconta quella realtà. Qui di immaginario, però c’è soltanto il talento narrativo dell’autore, che ha tratto un romanzo dalle reali vicende di quella gente, utlizzando, oltre a molte testimonianze orali, anche il diario di Romeo Mengo, scritto su trentasei fogli «di quella carta gialla che in passato le macellerie usavano per avvolgere la carne da consegnare alla cilentela. Fogli ritagliati e cuciti con una lesina e un filo di refe a formare un rustico quaderno».
Il diario
Me ciamo Mengo Romeo, deto Meo, de fu Giovanni e de Rosina Biancoto ancora viva. Sono di ani ventitre e sono qui, in galera, a Treviso. Mi ano cusato che o rubato galine, ma non è testimoni e mi ano condanato isteso a zinque ani de galera. Son qua con un zingano e un comunista, che però no iè cativi e i me pare parfìn simpatici.
Ieri sie de zenaro del 1940, è venito el prete a confesarme perché el dise che è de sabo e devo fare la comunione che cussì nostro signor me perdona tuti i pecati. Mi però, sto notro soignor non lo go mai viduo e no ghe credo ai preti che dopo i conta tuto ai secondini e anca ai carabinieri e ai giudici. Son nato a matausen de Chalvecia e vivo inte na baraca co me mare e me sorèa da sposar. A me paga a ne fea tirar vanti e ades che mi no ghe son no so cossa capita a casa…
Così si presenta il protagonista di questa storia, come un giovane ladro di galline che cerca come può di tirare avanti e di mantenere la sua famiglia, dopo la morte del padre e di fratelli e sorelle.
Una testimonianza diretta
Attraverso la sua testimonianza diretta, scritta in un vivacissimo dialetto veneto, quella di altri abitanti del villaggio e anche di documentazione storica, il romanzo narra dunque le vicende di quella singolare comunità umana. Giovane cresciuto in quella enclave di miseria, contaminato in età giovanile dalla propaganda fascista, incontrerà sul suo percorso di vita personaggi talvolta improbabili ma, al tempo stesso, di particolare spessore umano, che ne guideranno la mente fuori dal retaggio fascista e verso nuovi orizzonti di pensiero. Palcoscenici delle teatrali vicende narrate sono la Grassaga, piccolo fiume dei territori orientali di San Donà di Piave, il Matausen di Calvecchia, collocato presso la sua sponda destra, e il porto fluviale di Noventa di Piave. Lo spazio temporale è quello compreso tra il 1919 e la grande alluvione del 1966, che cancellerà per sempre lo stesso Matausen.
Un libro “storico”
A integrare il diario di Romeo, nella seconda parte del libro si aggiunge la voce di Adele, la nipote, insegnante elementare, che ci permette di ricostruire le vicende di questa comunità fin verso la fine degli anni ’60. Nella narrazione trovano spazio anche molte notizie storiche e sociali, come ad esempio la stratificazione del mondo contadino, che al suo interno comprendeva diverse realtà. Un mondo affatto omogeneo, che era costituito da un ceto di mezzadri e fittuali che coltivavano i poderi dei grandi latifondi sorti grazie alla Bonifica, da un ceto di piccoli e piccolissimi proprietari a cui si affiancavano i braccianti che dovevano la propria sussistenza alla quotidiana ricerca di un acquirente del proprio lavoro di braccia.
Il libro
Il libro è ricco di storie, avventure, personaggi ed eventi che lo rendono appassionante e di gradevolissima lettura, oltre a rappresentare un affettuoso omaggio dell’autore alla sua terra che ha anche l’intento di rendere giustizia a quelle genti che sono vissute tanto dolorosamente in «quell’angolo di mondo forse dimenticato da Dio. Ma certamente ignorato dagli uomini che ebbero a gestire il potere, l’economia, l’istruzione e la legalità di questi luoghi, di questa sinistra Piave, così bigotta e perbenista nelle manifestazioni esteriori. Tanto da non accorgersi della “discarica d’anime”, del cumulo altissimo di disagio, del mare di sofferenza, ma anche degli esempi di eroismo umano, che in quel luogo giacevano, fiorivano o gridavano vendetta, senza essere ascoltati», come scrive Zanetti nella sua premessa. Una premessa colma di partecipazione umana e di tensione politica.
L’autore
Michele Zanetti. Nato a Portomaggiore (FE) il 29 settembre 1947. Conseguito il diploma di perito industriale presso l’ITIS “A. Pacinotti” di Mestre nel 1966, ha lavorato nell’industria metalmeccanica sandonatese fino ai primi anni ’80. Dal 1983 al 2005 ha lavorato alle dipendenze della Provincia di Venezia, dove ha prestato servizio nel Corpo di Polizia Provinciale, con mansioni di guardacaccia e guardapesca. Si occupa da circa cinquant’anni di ricerca naturalistica sul territorio e di divulgazione delle scienze naturali, la vera passione della sua vita.
È autore di volumi su temi naturalistici e ha contribuito alla redazione di importanti volumi scientifico-divulgativi. Si occupa inoltre di didattica delle scienze naturali ed è coautore di numerose pubblicazioni sul tema. È inoltre autore o coautore di alcuni volumi-guida ad aree di grande interesse naturalistico del territorio nazionale. È un disegnatore autodidatta, e per illustrare le sue pubblicazioni ha realizzato centinaia di disegni di piante e di animali. Pratica con assiduità la fotografia naturalistica e ha realizzato alcune mostre fotografiche a soggetto paesaggistico e naturalistico. Ha realizzato un archivio fotografico di 50 mila diapositive e di oltre 300 mila files digitali. Svolge un’intensa attività di divulgazione, con centinaia di lezioni su argomenti relativi alla geografia naturale, alla biodiversità e alla tutela naturalistica del territorio veneto e dell’intero territorio nazionale.
Ha “disegnato” giardini per circa trent’anni, applicando il principio della diffusione delle specie arboree autoctone nel verde domestico, ma anche il concetto della semplicità e dell’armonia che vengono espresse dagli insiemi floristici naturali. Tra le numerose realizzazioni figurano il parco fluviale che circonda il municipio di Jesolo Paese e il parco-bosco “Federico Fellini” di San Donà di Piave.
Gli impegni di Zanetti
Ha progettato il Centro Didattico Naturalistico “Il Pendolino” di Noventa di Piave, il Centro Didattico “La Piave Vecchia” di Musile di Piave, il Centro visite dell’Oasi di Trepalade (Quarto d’Altino, VE), nel Parco del Sile e il primo Centro visite di Valle Vecchia (Caorle, VE).
Dall’età di vent’anni è impegnato nell’associazionismo e precisamente nel volontariato naturalistico. È socio fondatore (1974) e attuale presidente dell’Associazione Naturalistica Sandonatese, oltre che fondatore dell’Osservatorio Florofaunistico Venetorientale, organo della stessa associazione. È sposato con Carla, ha due figli e risiede a Musile di Piave (VE).
Michele Zanetti, Antologia del Matausen, Venezia, Editirale Unicorn, 2023.
Sarà un grande piacere venire ad ascoltare te e Micheke Zanetti il 31 maggio al “Candiani” di Mestre.
🙂
Verrò molto volentieri è un argomento che non conosco. Amo la storia e in particolare quella veneta. Grazie
Verrò molto volentieri è un argomento che non conosco. Amo la storia e in particolare quella veneta. Grazie