L’architettura è in grado di cambiare il volto delle città? Ai ragazzi il compito di farlo. Questo l’importante messaggio che la Fondazione Barbara Cappochin propone agli studenti il 13 maggio dalle ore 10.00 alle 12.00 al Centro Congressi di Padova. I ragazzi saranno coinvolti in un’ampia e profonda discussione su uomo, ambiente, creatività e sostenibilità, proprio a partire dall’architettura: massima espressione dell’abitare il mondo.
Tagliabue spiega come l’architettura salverà la città
Protagonista della Lectio Magistralis sarà l’architetta internazionale Benedetta Tagliabue dello studio EMBT architects; il suo è: “per me l’architettura è come un gioco”.
Tagliabue (Milano, 1963) si è laureata allo Iuav di Venezia per poi spostarsi a New York. Nel 1991 conosce l’architetto catalano Enric Miralles, che diventerà suo compagno, con il quale inizia una collaborazione fondando nel 1994 lo studio EMBT, che Tagliabue dirige dalla morte di Miralles, avvenuta nel 2000.
Tra le maggiori opere firmate dallo studio EMBT ricordiamo il Parlamento Scozzese a Edimburgo, la nuova sede di Gas Natural e il progetto di restyling per il mercato di Santa Caterina a Barcellona. Del 2010 è invece il Padiglione spagnolo all’Expo 2010 di Shanghai, struttura d’acciaio rivestita da pannelli in vimini.
Professionista di fama internazionale, nel 2021, ha inaugurato la Chiesa e il centro parrocchiale di San Giacomo Apostolo a Ferrara, premiato con il Premio internazionale Dedalo Minosse 2022.
Realizzata prendendo le distanze dall’architettura storica ferrarese, la chiesa disegnata da Tagliabue presenta un’impostazione di matrice organica, tratto distintivo dell’architetta. A caratterizzare il volume principale è la copertura a volta, altro elemento che permette di riconoscere con immediatezza la firma della progettista. La luce naturale che proviene dall’alto, inonda una monumentale croce lignea, realizzata con travi di recupero.
A giugno 2022, per i suoi meriti professionali, è stata nominata da Papa Francesco membro dell’Ordine dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon.
Più di recente ha ricevuto il Global Award fro Sustainable Architecture 2023 da parte della Cité de l’Architecture et du Patrimoine (Parigi).
La soddisfazione di Cappochin
“Siamo davvero orgogliosi e felici – commenta Giuseppe Cappochin, presidente della Fondazione Internazionale dedicata alla figlia Barbara, scomparsa prematuramente – di portare a Padova una figura così importante come lo è Tagliabue. Parliamo di una progettista che è punto di riferimento nel panorama internazionale. Tagliabue è espressione di una architettura etica che va a riqualificare le aree urbane, a ripensarle nel solco della sostenibilità, per un equilibrio ambientale oggi imprescindibile all’uomo e alla sua salute.
Le nuove generazioni sono consapevoli di quanto sia oggi importante attivare politiche green, i ragazzi sanno davvero quanto conti l’attenzione all’ambiente, quanto sia ineludibile il rispetto per la natura. Speriamo che i ragazzi, incontrando architetti di spessore come Tagliabue, progettisti che attraverso l’architettura cambiano davvero il volto delle città, siano anch’essi pronti a raccogliere la sfida per progettare un mondo diverso. Questo è il regalo più grande che la Fondazione possa fare ai ragazzi: dare loro la libertà di sognare un futuro migliore”.
Calabi apre all’architettura
Ad aprire la giornata sarà però Donatella Calabi, figlia dell’architetto Daniele Calabi che anticiperà agli studenti la mostra dedicata al padre: Palazzo Monte di Pietà di Padova dal 19 maggio al 21 luglio 2024, ospiterà la mostra “Daniele Calabi a Padova. L’architetto e la città nel secondo dopoguerra” a cura di Elena Svalduz e Stefano Zaggia. La mostra, organizzata dalla Fondazione Barbara Cappochin nella ricorrenza dei vent’anni della Biennale Internazionale di Architettura con l’Università degli studi di Padova, è stata realizzata grazie al contributo della Fondazione Cariparo, così come la giornata per gli studenti del 13 maggio.
L’omaggio all’architettura di Daniele Calabi
In occasione dei sessant’anni dalla morte di Daniele Calabi, viene proposta al pubblico con ingresso libero, una mostra che indaga il contesto architettonico e urbano di Padova nel secondo dopoguerra. Raccontando anche le prime fasi di formazione dell’architetto, il rapporto con l’ufficio tecnico dell’Ateneo nel corso del IV consorzio. Sino all’esclusione in conseguenza delle leggi razziali e l’esperienza dell’esilio in Brasile.