A cento anni dalla nascita di Basaglia, padre della riforma della psichiatria in Italia, un aspetto molto particolare, e negletto, del benessere mentale viene ancora misconosciuto: quello della salute mentale del lavoratore e della sua relazione con le condizioni di vita e di lavoro. Secondo un recente studio condotto da Telus Health, un centro di ricerche canadese che si occupa di tecnologie sanitarie e di sanità in generale, sono state analizzate le realtà di sei paesi continentali, che hanno dato corso al rapporto Europa. Il rapporto ha evidenziato come il 38 % dei lavoratori intervistati abbia un elevato rischio di sviluppare problemi di salute mentale, principalmente sotto forma di difficoltà psicosociali correlate alle difficoltà lavorative.
Lo studio sulla salute mentale dei lavoratori
Lo studio, che analizza le realtà di Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Polonia e Italia sulla base di ricerche svolte tra aprile e ottobre 2023, fornisce indicazioni importanti sul benessere relazionale dei lavoratori, pesantemente diminuito su tutta la realtà europea, con particolari picchi nei Paesi Bassi, seguiti da Germania, Italia e Spagna.
Ma quali sono in concreto le difficoltà riscontrate dal rapporto ?
In primis i disturbi d’ansia, che risultano essere la prima causa di difficoltà, con ben il 17 % dei lavoratori intervistati che hanno riferito di aver ricevuto una diagnosi di ansia nel corso del precedente anno, seguiti dai disturbi del sonno, con il 14 % e dalla depressione con il 12%. Spagna e Polonia sono le realtà nelle quali l’ansia risulta essere il problema più avvertito, con il 51% dei lavoratori, coinvolti peraltro anche in elevati livelli di depressione, per la quale i lavoratori spagnoli sono al 48% ed i polacchi al 43 %. Il nostro Paese, pur avendo livelli inferiori per questi parametri, ha la più alta percentuale di intervistati che dichiarano di non essere ottimisti per il futuro, (29%). Un dato che si ritiene possa essere collegato alle condizioni socioeconomiche generali, non ultimo il grave invecchiamento della popolazione, che implica – di per sé – una minore propensione al futuro.
I rischi per la salute mentale per i lavoratori over 50
L’indagine ha verificato che i lavoratori dipendenti di età inferiore ai 40 anni hanno il doppio delle possibilità di soffrire di ansia o depressione rispetto a quelli di età pari o superiore a 50 anni, con un evidente correlazione alle condizioni lavorative più precarie ed alle maggiori necessità economiche e di stabilizzazione sociale avvertite.
Peraltro il gruppo demografico più giovane ha una propensione doppia, rispetto ai colleghi più anziani, all’utilizzo dei servizi psicologici di sostegno, quando disponibili. Sente meno la stigmatizzazione del ricorso all’aiuto medico e, in relazione ad una maggiore focalizzazione sulle proprie condizioni di benessere, avverte la necessità di preservarsi, dimostrando così un cambiamento profondo nel rapporto con il lavoro, inteso sempre più mezzo e sempre meno fine.
Donne e uomini e salari
Anche il genere gioca un ruolo, ed infatti, le donne hanno un punteggio inferiore di 5 punti rispetto agli uomini, segno evidente che, il benessere del lavoratore è il riflesso del complesso delle condizioni di lavoro e di vita e dei relativi carichi di stress, notoriamente più gravosi per la donna lavoratrice.
Non sorprende neanche che la situazione finanziaria di un lavoratore sia correlata alla sua salute mentale: le persone che guadagnano meno di 10.000 euro all’anno ottengono il punteggio peggiore, così come i lavoratori senza risparmi di emergenza, che hanno evidenziato punteggio significativamente più bassi (41) rispetto al gruppo complessivo (61).
Secondo Paula Allen, vicepresidente senior della ricerca presso Telus Health, la sicurezza finanziaria è uno degli elementi che aiuta a spiegare l’alto punteggio complessivo dei Paesi Bassi, che pur conoscono valori elevati di malessere specifico. L’Olanda è infatti la realtà nella quale, a parità di funzione lavorativa, risulta maggiore la retribuzione, sia in termini assoluti che di potere d’acquisto.
La salute mentale può comportare problemi alla produttività
L’analisi prende in considerazione anche gli effetti che i fattori di stress lavorativo comportano per la produttività economica, verificando come i lavoratori per i quali la principale fonte di stress lavorativo è la mancanza di supporto psicologico (il sentirsi soli), perdono 66 giorni lavorativi all’anno.
Si evidenzia, con questo solo dato, quanto stretta e reciproca sia la relazione tra salubrità dell’ambiente di lavoro e redditività della produzione; quanto cioè sia, non solo necessario ma anche utile lavorare in ambienti e condizioni serene e friendly.
L’ aumento dei rischi psicosociali sul posto di lavoro negli ultimi vent’anni assume vari aspetti
Tra il 2000 e il 2016, i decessi per malattie cardiache e ictus associati all’esposizione a lunghi orari di lavoro sono aumentati rispettivamente del 41% e del 19% in tutto il mondo.
Secondo le stime più recenti tra il 17% e il 35% delle depressioni totali, possono essere attribuite al lavoro o, per meglio dire, alle sue condizioni e retribuzioni.
L’Unione Europea svolge un grande e rilevante ruolo nel campo della salute e sicurezza sul lavoro, ad iniziare dalle stesse normative nazionali che sono applicative di direttive comunitarie, senza le quali è facile prevedere che le condizioni sarebbero ben peggiori.
La salute mentale dei lavoratori spesso è sottovalutata
Non si è ancora arrivati però ad inserire esplicitamente i rischi psicosociali tra quelli da contrastare direttamente, pur prevedendo lo stress da lavoro correlato quale disturbo psicologico derivato dalle condizioni di lavoro; da tempo però il tema è in agenda e viene discusso a Bruxelles.
La Confederazione Europea dei Sindacati ha appena presentato un rapporto intitolato Lavoro precario e salute mentale, attraverso il quale ha richiamato la necessità di adottare una legislazione vincolante a livello UE e di estendere e aggiornare la direttiva quadro sulla salute e sicurezza sul lavoro (89/391/CEE).
Analogamente due rapporti del Parlamento europeo pubblicati nel 2022 hanno invitato esplicitamente la Commissione europea a proporre una direttiva sulla prevenzione dei rischi psicosociali, rifacendosi a quanto realizzato nell’ambito della campagna end stress, lanciata nel 2019 dalla federazione sindacale Eurocadres con il sostegno della Confederazione europea dei sindacati, con lo scopo di combattere e prevenire l’epidemia di stress che colpisce l’Europa.
Un’ultima analisi sulla salute mentale del lavoratore
Per ultimo il rapporto Europa getta il sasso nello stagno dell’impermeabilità ai disagi psichici da lavoro.
La nuova Commissione Europea che uscirà dal prossimo Parlamento Europeo, dovrà affrontare il tema con decisione e coerenza, anche legandolo al sistema della salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, compiendo i necessari passi in avanti che consentano – in particolare alle nuove generazioni – di lavorare con professionalità e serenità, dando ruolo ed importanza alla persona del lavoratore, con i necessari contemperamenti delle necessità produttive.
Da solo un buon motivo per esprimere il proprio voto alle prossime elezioni europee, pur nella totale assenza del tema dal dibattito elettorale.