Il presidente del Napoli Aurelio de Laurentiis sceglie i giornalisti di Sky: “Mi sono accordato con il direttore, Ferri, mi ha chiesto se mi va bene Di Marzio. Ugolini è laziale”. Interrompe l’intervista di Politano alla tv ufficiale, per l’Italia, della Champions league. Si permette di uscire allo scoperto, secondo una prassi molto italiana, di società, di presidenti, di dirigenti che impongono alle testate giornalistiche di vertice il loro giornalista preferito. La spinta che poi dà al cameraman è gravissima, va oltre le 4 giornate per la testata di D’Aversa, licenziato dal Lecce, al francese del Verona Henry. Meriterebbe la squalifica, come lo stesso D’Aversa, che però ha l’attenuante della provocazione.
Ci sono presidenti e presidenti
De Laurentiis aveva un Napoli quasi perfetto, che poteva duettare con l’Inter per alcune stagioni, come migliore squadra d’Italia, con Spalletti, l’ha distrutto. Dovrebbe levarsi dalla direzione della squadra, restare proprietario e basta, affidarsi di più a un dg. Sta facendo peggio di Massimo Cellino, è un peccato enorme.
L’Ordine dei giornalisti e l’Unione Stampa Sportiva dovrebbero intervenire e non solo in Campania, non solo contro De Laurentiis e il Napoli ma sanzionare i club che mettono alla berlina giornalisti, e anche le testate troppo collegate ai presidenti quasi da diventarne megafoni.
De Laurentiis non è l’unico tra i presidenti
Federico Ferri aveva già avallato la richiesta sicuramente di Andrea Agnelli di ricusare Daniele Adani da Sky perchè arcicritico con Massimiliano Allegri. E’ il sistema da ripensare, la cosa andrebbe persino affrontata a livello parlamentare, di governo. Perchè da troppi anni i direttori si schierano dalla parte delle società sportive, di chi pretende di scegliersi gli interlocutori. Editori, direttori, capiredattori dovrebbero impuntarsi per difendere il giornalista in questione. Solo la redazione, persino i collaboratori, l’assemblea di chi lavora giornalisticamente al prodotto – persino i tecnici – dovrebbero giudicare l’operato di un collega.
Di recente, Dela si era scagliato contro l’inviato di Sky durante una conferenza stampa di Walter Mazzarri, quando chiese il modulo per la difesa. “Che c…o te ne frega a te?”. E’ la teatralità, voluta, studiata, dell’uomo di cinema.
Un mio consiglio ai Presidenti
Ancora, suggerirei a tutte le redazioni di ruotare le firme, gli inviati. E’ vero che ci si specializza sulla stessa squadra, sullo stesso sport, però farebbe anche bene ruotare, appunto, a costo di qualche lapsus, di mancare notizie. L’alternanza, come in politica.
Aggiungo, la sicurezza che accompagna De Laurentiis dovrebbe fermare il presidente, scusarsi immediatamente, offrire soccorso, persino in senso fisico, cioè far rialzare, il professionista, magari di un service, che filma uno dei personaggi più influenti d’Italia mentre pubblicamente si comporta in maniera che va oltre l’immaginazione.
Ma comandano i presidenti o i direttori?
Ma il punto non sono la reazione e le parole, è l’idea in sè di entrare nelle scelte di un direttore; il punto è che lo stesso direttore, secondo la confidenza di Aurelio de Laurentiis, l’abbia accontentato.
Sapete quante volte è accaduto? A Il Secolo XIX di Genova il presidente di allora, Enrico Preziosi, fece spostare un giornalista dallo sport alla cronaca; un altro non concedeva interviste esclusive al quotidiano ligure. E non sono rari i casi di capi dello sport di alcuni quotidiani che sono finiti a ricoprire i ruoli di capi dell’ufficio comunicazione di società calcistiche si serie A e serie B.
Capita anche nelle categorie inferiori
Ma anche a livelli più bassi, dalla C in giù, non mancano i casi di società che chiedono la rimozione di giornalisti non graditi solo perché critici e non sempre disponibili a nascondere le varie responsabilità societarie. Ricordo vent’anni fa un caso del genere persino a Brescello con pressioni sul giornale locale e sul giornale sportivo nazionale. Era il tempo in cui presidenti della Lega Dilettanti si muovevano nel calcio italiano come fossero dirigenti della massima serie.
Una società sportiva può esprimere perplessità su un giornalista, le deve motivare, il direttore di un giornale o di una emittente ha l’obbligo morale di ascoltare ma poi di fare la valutazione più obiettiva possibile, senza il classico che non si dice: “Per mantenere i migliori rapporti possibili, sono in ballo interessi commerciali comunque elevatissimi, con una top società”.
De Laurentiis non è nuovo a queste cose
Tornando al Napoli, un decennio fa ottenemmo un’intervista per Libero, andiamo a memoria, con un tesserato del Napoli, grazie a Guido Baldari, il più alto fra gli uffici stampa d’Italia, in senso letterale. L’indomani ci chiese il pdf dell’articolo, provocando sorpresa nella redazione sportiva: esistono le rassegne stampa che arrivano quasi automaticamente ai club e poi i giornali si trovano in ogni edicola e online in ogni sito. Non fu difficile pensare che il Napoli preferiva riservare le interviste dei suoi interessati a testate che sostenevano le battaglie, magari geograficamente più vicine.
Quella volta che toccò a Gattuso
Rammentiamo un’altra uscita discutibile di De Laurentiis. Nel dicembre del 2019, presentò Ivan Gennaro Gattuso come sostituto di Carlo Ancelotti. Nessun giornalista avrebbe potuto rivolgere domande al presidente del Napoli, all’unica che gli arrivò De La rispose così. “Fammi fare la domanda da Bàrbano… Barbàno, come cazzo si chiama”. La stoccata era indirizzata al vicedirettore del Corriere dello Sport.
Antonio Giordano, cronista del Corriere dello Sport, a De Laurentiis chiese di formulare una domanda “alla luce di 15 anni di conoscenza”. Storica firma del giornalismo sportivo campano, Giordano segue da tempo il Napoli, dopo essere cresciuto con la Pro Cavese, in serie B.
De Laurentiis se la prese con il vicedirettore del Corriere dello Sport, poi diventato condirettore e ora passato a Il Riformista. Gattuso si sorprese. E lui stesso quando non venne confermato, un anno e mezzo più tardi, non potè raccontare la sua versione.
Barbano solleva il polverone
Allora il patron azzurro non digerì un passaggio in cui Barbano lo ha aveva paragonato a Claudio Lotito: “I due presidenti talvolta varcano il confine del buon gusto e sconfinano nel qualunquismo o, peggio, nel pregiudizio”.
Vietate le critiche, insomma, e vietato stigmatizzare l’arroganza. Nello sport avviene spesso, in Italia avviene ancora più spesso, non raramente accompagnato da mancati accrediti stampa, levare la parola, non darla con la scusa di una domanda articolata. Chi ne ha la competenza non sempre interviene.