Un codice di verità, fatto d’amore e consapevolezza: ecco la cifra fondamentale che connota la nuova silloge poetica di Valter Esposito. S’intitola L’essenza e l’assenza, per i tipi d Zacinto Edizioni ed è stato presentata in anteprima a Mestre, in corte Legrenzi 21, con la partecipazione della violinista Giulia Bragaggia.
Esposito analizza i comportamenti umani e le loro contraddizioni
La raccolta di Esposito evidenzia, rispetto alle prove precedenti, una più organica presa di coscienza dei comportamenti umani e delle loro contraddizioni: sempre in bilico tra sofferenza e meraviglia, tra disarmante tenerezza e angoscia. Il poeta si spoglia di ogni ipocrisia, nel tentativo di definire ciò che conta davvero; è quell’essenza che ci coinvolge tutti, chi c’è e chi è passato, seminando polvere e stelle. È un andare al cuore delle cose con onestà (che è poi uno dei tratti distintivi di Valter), ed è un moto di struggente nostalgia per tutto ciò che non può tornare.
La leggerezza dell’assenza e la profondità dell’essenza vista da Valter
Silloge dopo silloge, Esposito ha affinato la cantabilità dei suoi versi: ritmici, a tratti sincopati, solo in apparenza leggeri (ma è la leggerezza del Calvino maturo). Tutto ciò che è profondo, l’essenza appunto del mondo sta in superficie; si cela nei gesti minimi, nelle gioie più intime, nel contatto. È questo uno dei tesori che questa raccolta ci offre: una ricerca diversa, sicuramente conscia sull’essere umano e sul suo viaggio terreno.
Cadono le apparenze, i termini inutili; l’orrore è ricacciato in stanze buie, il risentimento si matura in oblio. Perché l’essenza, per Valter è un’espressione d’amore, assieme atto di fede e assunzione di responsabilità. Oltre ogni convenzione, oltre ogni protocollo di frequentazione sociale: La distanza apparente / è dettata da un alito di vento / leggero è il movimento delle onde / mosse quasi per scommessa. / I piedi nudi / lasciano tracce di un incontro / il tempo si accorcia / resta il profumo del silenzio.
L’assenza come vuoto incolmabile
L’assenza, invece, è tutt’altro: un vuoto ineludibile con cui ciascuno di noi si è confrontato. Abbandono, morte, dolore. Eppure il poeta riesce qui, più che nelle prove precedenti, a proporre dell’assenza una visione più costruttiva che distruttiva. Non a caso, Esposito sceglie per l’immagine di copertina un quadro emblematico del suocero Vittorio Ruglioni, una delle sue splendide sedie vuote in una stanza altrettanto vuota, ma risuonante d’echi. Quasi che la presenza di chi vi si è seduto permanga, come un’onda lunga di condivisione. Un mondo, quello delle liriche di Valter, dove tutto resta e conforta: L’assenza / è una sedia vuota, / l’essenza / è il ricordo di quella sedia. scrive il poeta.
La forza di questo libro forse sta nell’intervallo, in quello iato cosmico che attraversiamo leggendo; oppure nella circolarità che tutto tiene: il valore del tempo e la possibilità di deragliare, l’attesa ed il soddisfacimento di un desiderio. La necessità di bene.
Caro Walter, l’assenza è anche un cuscino vuoto accanto, un nodo alla gola che stringe, un dolore che il tempo cronicizza ma non cancella, un desiderare di uscire fuori dal tempo, con l’illusoria speranza di ricongiungerti a quella porzione di corpo che ti è stata strappata via.
Caro Walter, i tuoi versi vanno dritti all’anima. E quella sedia vuota, che non sa di ritorni, dice più di cento parole
Una delle rare espressività che descrivono ciò che commentano in maniera efficace çhiara esaustiva quando a volte suadenti e musicali.
Complimenti davvero a F. Brandes!
Hai un pochino copiato
Da chi? LACAN?
L’essenza è proprio l’assenza di questo oscuro tempo, frivolo bugiardo,inutile perché non si è vissuto ma consumato, lacerato dalla illusione, e troppo spesso rubato per paura, per viltà. Quale l’essenza senza voler scoprire, entrare nella conoscenza?ormai tutti si creano l’essenza per se stessi e credono sia propria quando in realtà essa è merce di poco prezzo,come una smorfia non una carezza o un riverente inchino al patimento che trae dalla sua profonda verità la vera essenza. Non si comanda esso tormento, anzi si fugge, ma poi da ciò che toglie dona la Sapienza.
Quando qualcuno viene strappato alla vita, ti resta il silenzio assoluto e maturi per quello che è la vita umana. Hai scritto parole profonde e meravigliose , complimenti bravo Walter
Profondo
Una delle metafore del lutto più efficaci in cui sono inciampato, lo descrive come salire al buio lungo una scala e inciampare in un ultimo gradino fantasma, qualcosa che eravamo sicuri fosse ancora lì.