All’epoca, li accusarono di essere diseducativi, violenti, pericolosi per la psiche dei più giovani, ma oggi sono diventati dei classici, capaci di appassionare ancora chi è cresciuto con quel tipo di immaginario rimasto nel cuore, ma anche di essere interessanti e innovativi. Per molti vecchie glorie. Ma come tutti i “mostri sacri” pronti a risorgere in difesa dell’umanità.
Le vecchie glorie dei ’70/’80
I cartoni animati giapponesi hanno aperto la strada ad un mondo di storie provenienti da una cultura altra, lontana ma non ostile verso l’Occidente: in particolare i robot di Go Nagai, esseri mistici che combattono contro le forze del male di imperi alieni o di antiche civiltà riemerse dal passato hanno saputo rileggere archetipi occidentali e orientali, a cominciare dalla lotta tra il bene e il male.
Molto si è detto dei super robot di Go Nagai, tornati oggi all’attenzione di un’audience intergenerazionale in una massiccia operazione di revival che dall’editoria alle sale cinematografiche, riporta in auge capolavori che hanno fatto la storia dell’animazione made in Japan.
Eppure, alcuni aneddoti sulla loro nascita o sulle innovazioni che hanno portato al settore possono però non essere ancora noti al grande pubblico, ed è quindi un piacere distribuire alcune pillole , unendomi alla celebrazione di queste creature senza tempo oggetto ormai di collezionisti sempre più a caccia di reliquie.
Inutile. La nostalgia affiora per le vecchie glorie
Chiunque sia nato o cresciuto durante la decade delle meraviglie (note ai più come anni ’80) non può non adorarli. Che poi del resto, nell’arco di una decina d’anni o poco più, ne venimmo letteralmente sommersi. Una vera e propria invasione di robot giganti difensori della Terra.
Con l’ovvio companatico di mostri malvagi dalle più improbabili origini. Che andavano dall’antico popolo Yamatai fino ai Mikenes risvegliati dal dottor Inferno. Senza poi dimenticare, la regola contrattuale che vede ogni mostro passare prima dal Giappone per conquistare il mondo; inviando un mostro cattivo per volta, naturalmente. Che bei tempi, signori. Che bei tempi…
A ogni modo, in virtù dei tanti pomeriggi trascorsi insieme agli eroi che urlavano il nome di ogni singolo attacco che lanciavano, ci facciamo un tuffo nella piscina dell’amarcord molesto, con cui voglio ricordare quei vecchi robot anni ’70 e ’80.
Atlas per svista, UFO Robot Goldrake per professione. Fu il primo robot gigante ad approdare sui nostri schermi, facendo da apripista al resto dell’esercito di suoi simili che da lì a poco ci avrebbe invaso. Come indicato sopra, il vero nome è Grendizer, ma qui venne (inizialmente) chiamato Atlas e che ha appena compiuto 45 anni.
La svista dei francesi
Questo nome, Atlas, venne fuori a causa di una madornale svista di chi all’epoca si occupò dell’adattamento italiano. In pratica, la serie venne acquistata dai francesi. In Francia, la guida tv si chiama appunto Atlas e, morale della favola, venne letto per intero Atlas: Ufo Robot. Credendo che quello fosse il nome del programma. UFO Robot Goldrake è l’ultimo capitolo di una trilogia. Anche se in ordine temporale fu il primo a essere trasmesso qui, cronologicamente è la terza parte di una, diciamo saga, nata con Mazinga Z e il Grande Mazinga.
1 – Ideazione di MAZINGER . Primo tra le vecchie glorie?
Go Nagai ideò Mazinger Z imbottigliato nel traffico di Tokyo: chiuso nella sua auto nell’ennesimo ingorgo metropolitano, il mangaka pensò ad un gigante meccanico pilotato da lui stesso in grado di scavalcare gli altri automobilisti e giungere rapidamente alla meta.
2 – Il veicolo sulla testa di MAZINGER Z
Inizialmente il veicolo che doveva posarsi sulla testa di Mazinger Z non era una navetta, ma una motocicletta. La due ruote poteva scivolare su una rampa posizionata sulla schiena del robot per poi agganciarsi sulla sommità del capo.
Sostituita dall’Hover Pileder, l’idea poi riutilizzata per Dianan A, che compare nella seconda metà della serie animata.
3 – L’allegoria di BROKEN
La versione italiana di Mazinger Z ha privato uno dei personaggi principali di un divertente gioco linguistico relativo al proprio nome.
Con la sua testa staccata sottobraccio, il malvagio conte vestito da nazista è Broken, ovvero rotto, in inglese, mentre è diventato Bloken per la tv nazionale.
4 – DOCTOR HELL SATAN CLAUS P10
Il robot del Doctor Hell Satan Claus P10 è un Babbo Natale malvagio con tanto di berretto rosso e pon pon, che a bordo della sua slitta a razzo riesce a carpire la preziosa Super lega Z dalla base di Mazinger Z.
5 – Il mancato omaggio a GALACTUS
Hogas D5, uno degli sterminati robot nemici di Mazinger Z, doveva omaggiare Galactus il divoratore di mondi, noto personaggio cosmico creato da Stan Lee e Jack Kirby sulle pagine di Fantastic Four della Marvel. Ma l’idea venne scartata optando per un design più neutro.
6 – Il primato di GETTER ROBOT tra le vecchie glorie
Getter Robot è il primo super robot della storia a compiere una trasformazione “gattai”, parola giapponese che indica l’unione tra più elementi. Infatti il suo corpo viene formato unendo tre navette, che generano robot diversi a seconda della loro sequenza di posizionamento nell’aggancio.
7 – La particolarità di TEXAS MAC
Texas Mac, ospite in un episodio di Getter Robot è il primo esempio di super robot costruito al di fuori del Giappone e più precisamente negli Stati Uniti.
Detiene anche la caratteristica di essere il primo a maneggiare due pistole, perfettamente calato nel suo ruolo di cow boy meccanico.
8 – La spada di GREAT MAZINGER. E qui tra le vecchie glorie si apre il dibattito
Great Mazinger detiene il primato di super robot armato di spada. Contrariamente a quanto potrebbe sembrare logico, però la sua mano non brandisce una katana, ma bensì una spada di tradizione occidentale. Non di meno gli stessi Mazinger ed il loro predecessore Tetsujin 28 Go non possiedono un look da samurai ma assomigliano maggiormente a dei cavalieri medioevali, soprattutto per il dettaglio a grata posizionato all’altezza della bocca, simile alla “baviera” delle armature del periodo gotico.
9 – Il destino di YAMI NO TEIO
Nell’anime di Great Mazinger non viene fatto nessun riferimento alla fine di Yami No Teio, il fiammeggiante Signore delle Tenebre, che pare assolutamente dimenticato da tutti nell’epilogo trionfante della serie.
Per sapere del suo destino bisogna riferirsi al manga di Ufo Robot Grendizer dove si scopre che il vero aspetto della minacciosa creatura è decisamente più fragile ed innocuo di quanto si potesse immaginare.
10 – Curiosità sul nome GOLDRAKE
Mentre in Francia Grendizer veniva ribattezzato Goldorak, in Italia si pensò di chiamarlo Goldrake, guarda caso un nome già utilizzato per un personaggio di un fumetto spionistico/erotico creato nel 1966 da Renzo Barbieri e Sandro Angiolini. Dove si narrano le avventure di un agente segreto ispirato al britannico James Bond e con le fattezze di Jean Paul Belmondo.
Tra le vecchie glorie non può mancare Devilman
Per concludere questo primo articolo vi proponiamo cinque curiosità su Devilman, l’uomo diavolo ultimo nato dalla matita del leggendario Go Nagai. Il supereroe giapponese ha avuto un grandissimo successo in madrepatria e in Italia nel corso degli anni e lo zoccolo duro dei fan ancora si fa sentire prepotentemente. Stiamo del resto parlando di un baluardo del fumetto giapponese e internazionale, che anche i profani conoscono per fama.
Vecchie glorie riprese da Netlfix
Oltre al manga originale, la storia di Akira Fudo ha goduto di numerose trasposizioni, sia in versione cartacea che animata. Più di recente, Netflix ha proposto una serie TV di 10 episodi, molto più fedele alla creatura originale ideata dal maestro Nagai, rispetto alla serie degli anni ’70 sicuramente paurosa, ma molto più edulcorata e adatta anche ad un pubblico di minori. Non perdendo altro tempo, andiamo ora a stilare le cinque curiosità che (forse) non sapevate su Devilman.
DEVILMAN: le origini dell’Uomo Diavolo
Le origini di Devilman sono da ricercare in un’opera precedente di Go Nagai, Mao Dante. Il fumetto, che non ha mai goduto di una conclusione a causa della chiusura della rivista su cui veniva pubblicato, narrava la storia di un giovane studente di nome Ryo. Il ragazzo incontrerà sul suo cammino l’inquietante figura del demone Dante, che riuscirà a possedere il suo corpo, ma non la sua mente.
DEVILMAN: cos’ha in comune con EVANGELION che non appare tra le vecchie glorie?
Hideaki Anno si espresse tempo fa sul finale del film da lui diretto, The End of Evangelion. Esso ricorda non poco quello di del manga di Devilman. La similitudine non fu tuttavia volontaria, bensì inconscia, facilmente spiegabile con il forte impatto che il fumetto di Nagai ebbe sulla generazione di Anno. Certo, le due icone dell’animazione nipponica hanno però una grossa differenza: se in Devilman si parla principalmente di demoni, in Evangelion il tema predominante sono gli angeli!
DEVILMAN: il nome del protagonista
Il nome di Akira Fudo, protagonista della serie Devilman, significa ‘brillante’, mentre il cognome deriva da Fudo Myoo, il nome giapponese della manifestazione del Buddha. Da notare quindi come sia il nome che il cognome, siano in netto contrasto con la natura demoniaca del giovane. Fortunatamente, Devilman è un eroe che combatte le forze dell’inferno in nome della pace e della giustizia. Nonostante tutto, nella serie Netflix abbiamo visto come Akira non fosse l’unico ‘uomo diavolo’ esistente.
DEVILMAN: in commercio un whisky dedicato al personaggio
In madrepatria messo in commercio il whisky Invergordon 1972, con etichetta ‘Devilman’. L’esperto Hideo Yamaoka ha selezionato la bevanda a grano singolo come omaggio al supereroe giapponese. Da notare come la pubblicazione originale del manga iniziò proprio nel 1972 sulla rivista Shonen Magazine di Kodansha. Il whisky in questione invecchiato per ben 44 anni presso una distilleria di Invergordon, una città portuale nelle Highlands, in Scozia.
DEVILMAN: differenze tra fumetto e serie Tv
Le differenze tra il manga originale e la serie animata anni ’70 sono numerose ed eclatanti. Se il nemico numero 1 nel manga è Lucifero (incarnato nella persona di Ryo Asuka), nell’anime è invece il demone Zenon; quest’ultimo nel manga appare, ma esercita un ruolo secondario tra le schiere demoniache.
Se il fumetto originale terminava con la fine del mondo, per mano dei demoni distruggono il genere umano, la serie TV termina con Miki che scopre la vera identità di Devilman, ossia Akira. Alla fine, la ragazza accetterà la natura demoniaca del su amato, che continuerà a combattere i demoni per assicurare la pace sulla Terra.
Alla prossima puntata
Il parere del Vecchio Nerd
Poteva mancare il contributo del nostro consigliere Thomas Scalera, alias Vecchio Nerd? Mai!!! Ecco a voi allora il suo contributo sui veri poteri di Duke Fleed, o come lo conosciamo noi, Actarus. A voi il giudizio!!