Li chiameremo “pensieri grossi”, perché il loro peso psicologico e morale è diverso dai consueti: sono pezzi da meditazione, direbbe una gentile amica: è stata lei a usare l’espressione per presentare il messaggio che riproduco.
Dice l’amica: ”Non so lei, ma io sono disturbata da un atteggiamento della Chiesa, che ha origini remote nella storia e anche nella religiosità popolare. Mi riferisco alla frase con cui i nostri preti accompagnano la morte di un giovane – e Dio sa quanti ce ne sono qui e nei campi della guerra mietitrice… Dicono che ‘Dio l’ha voluto con sé’, che ‘Il Signore lo ha preso in paradiso…! Lo ha voluto il Signore…’” Le anziane dei nostri paesi dicevano, e forse dicono ancora, ‘Il Signore dà e il Signore prende’, senza accorgersi che citavano una sentenza dal libro di Giobbe.
Dice, alla fine della lettera, l’amica dell’Anonimo: “Ho un pensiero ingombrante: ma perché Dio dovrebbe volere la morte delle sue stesse creature? Dio non uccide, oserei dire che non può. Non siamo teologi, non è il nostro campo, ma sentiamo che questo Creatore disinvolto e crudele che “ruba” tante vite viene dalla superstizione più che dalla religione. Non c’è la mano di Dio negli eccidi che tingono di sangue la Terra, o nelle vittime del sabato sera o alle spalle di uomini che assassinano donne.”
Geografia o geopolitica?
Dico io: quando si parla di geografia, ormai, si dovrebbe usare l’espressione “geopolitica”: il puro fatto ambientale-territoriale non ci basta perché la parola è come un caleidoscopio, piena di stratificazioni che si intersecano e creano sempre nuove figure, un affollamento di colori e di eventi epocali che hanno fatto parlare di “movimenti tettonici della geopolitica” (Severgnini). Se diciamo America, suggerisce un amico, sempre attratto dai grandi orizzonti intercontinentali, subito ci prendono le immagini e le parole di un personaggio come D. Trump ogni giorno più violento e minaccioso, mina vagante” che – non dimentichiamolo – è quello che ha “spinto” l’assalto di suoi seguaci facinorosi verso l’incredibile: cioè l’insurrezione nel cuore della grande democrazia con l’occupazione selvaggia del Campidoglio a Washington.
Il mio pensiero grosso si esprime in due domande: “L’America corre il rischio di diventare fascista? Si sta forse preparando il terreno per la discesa in campo di un duce americano?”
Dov’è il centro
Nel lessico nostrano c’è una parola che può suonare nuova a molti orecchi, un verbo che direi intimistico, letto di recente per la prima volta su un settimanale e adatto a tutti, nessuno escluso: ricentrarsi. Fra le tante parole che formano il tessuto fittissimo del nostro andare quotidiano, questo “ri-centrarsi” fa colpo.
Anche perché non è il vezzo di uno scrittore o giornalista ma di una scienziata, e cioè la virologa padovana Antonella Viola che. recentemente, ha confessato di sentire “il bisogno di ricentrarsi”, di rallentare il ritmo degli impegni e stare in compagnia di sé stessa.
In altre parole, la frase indica il bisogno di “trattenere” più tempo liberato per inquadrare meglio la propria giornata – che è la vita – e questo ci coinvolge più o meno profondamente.
Domanda: quanti di noi cercano, e trovano, il tempo per ricentrarsi? La risposta non può che essere personale.
In fondo, per capire l’impegno ad una vera e propria ginnastica dell’anima, si può procedere per contrasto: fuori di noi c’è il tumulto della vita sociale? Ebbene, noi ci stringiamo in una volontaria clausura. Fuori ci sono i rumori del mondo? Noi ci caliamo nel nostro silenzio. Il centro come simbolo di equilibrio: è questo che va cercato. E poi, direbbe Yoda, il mio fantastico saggio di riferimento, anche il cuore è lì, in posizione centrale nell’organismo, e batte il suo tempo regolamentare…
Dedica
(poesia)
Vorrei scriverti una canzone
per dare musica alle parole
di questo vecchio cuore
innamorato.
Ma forse, amore,
la nostra musica esiste già,
scritta in tempi lontani:
delle nostre parole intessute
noi siamo gli strumenti
ben accordati su note segrete.
Vorrei essere come un libro
aperto fra le tue mani
e sentire la brezza del tuo
sguardo che mi legge
nell’anima.
E vorrei, ancora,
se gli dèi lo consentono,
continuare a lungo, insieme
nel cantico a due voci
che altri chiamano la vita.
Buon anno.
Anonimo ‘24
È vero ! Dio non può volere queste stragi di giovani vite ! E , allora , mi torna in mente la domanda che mi ponevo , sin da quando, al liceo , passavo ore a parlare con il professore di religione, il caro e paziente Don Enzio , per confidargli che trovavo inconciliabili i concetti di libertà e di libero arbitrio… Egli , paziente e saggio ,mi rispondeva che , dove non arriva la ragione, interviene la FEDE . Ora che ho quasi novant’anni, riconosco che aveva ragione ! Ora dobbiamo aver fede negli uomini, affinché preparino i giovani a diventare uomini preparati alla vita ! Dobbiamo aver fede nella scuola , affinché arrivino insegnanti capaci , eruditi , colti e autorevoli . Dobbiamo far capire ai genitori che non possono essere amici e compagni dei figli . Dobbiamo far capire ai ragazzi che c’è il premio e c’è il castigo . E dobbiamo aver FEDE in DIO affinché abbia pietà di noi . Ma , se noi adulti cominciamo ad essere responsabili e ripetere con Samuele ” Signore ,mi hai chiamato. Eccomi …. Forse un passettino avanti ci sarebbe…. Concludo e resto ferma nel mio convincimento : se ciascuno di noi dà il meglio di sé, si può fare un passetto avanti , senza scomodare il buon Dio
La poesia dell’anonimo è meravigliosa. Grazie
Ho pianto a leggere la poesia dell’anonimo , dov’ Egli parla del Suo vecchio cuore innamorato e della preghiera agli dei , affinché possa continuare a lungo il cantico a due voci che gli altri chiamano vita
Il mio canto si è interrotto e Dio solo sa quanto dolorosa sia la vita senza il mio controcanto. Però ringrazio Dio per aver risparmiato a Lui tutto questo dolore e per l’ aiuto che mi dà .
Il canto d’amore dell’anonimo, dal cuore ancora traboccante di energia vitale, è di una tale delicatezza e profondità, da trasmettere vibrazioni positive… tanto da riuscire farci guardare con occhi e sentimenti diversi chi ci sta vicino. Non sempre si riesce ad esprimere con tanta e tale efficacia i nostri sentimenti, trattenuti, forse, dal timore di apparire romantici o vulnerabili. OGNI DONNA VORREBBE SENTIRSI DIRE LE PAROLE CHE L’ANONIMO HA DEDICATO ALLA MOGLIE.