È stato scritto: “La pace è come il pane lievitato”. E questo è tempo necessario alla pace, fra noi e fra i popoli fagocitati dalle più mostruose guerre che abbiano insanguinato la Terra.
Se la pace è paragonabile a quel panetto secco che la nonna sbriciolava e scioglieva in una scodella e poi la versava nella farina di grano e impastava il pane, allora possiamo dire – lo dobbiamo? – che noi tutti abbiamo fame di quel pane. Il pensiero di poter continuare nel “digiuno” ci opprime: “Povero il popolo che non finisce una guerra!”
La similitudine fra pace e pane mi porta a dire che “il pane della pace” non è un risultato di qualche prodigio: è fatto di fatica e di speranza, forse anche di diplomazia – suggeriscono i più realisti fra noi – ma, da uomo della strada quale sono, credo che i grandi eventi non siano come le nuvole vaganti e mutevoli, essendo invece i frutti concreti di una rete sconfinata di azioni personali, di gruppetti, di partiti, di chiese ecc. Il mio credo è che ognuno di noi dà un contributo alle decisioni fondamentali, come appunto se fare una guerra o mantenere una pace sia pure in equilibrio precario.
Sintesi meditabonda. Si parte da una sfornata di pane nella campagna veneta negli anni Cinquanta – quando all’alba si portavano le bianche pagnotte crude al forno – e si arriva alle porte dei Palazzi della capitale.
L’innocenza del panettone per i bambini. Il pane per la pace nel mondo
I panettoni sono innocenti, mentre non lo sono gli imbonitori della televisione che si agitano così tanto, da far sospettare che siano loro stessi il prodotto da reclamizzare. Ma per fortuna c’è di meglio, diciamo pure di onesto, nel dare vita ai riti delle Feste natalizie.
Questa considerazione mi è suggerita dalla seguente notizia: un’azienda di Marghera, la Computer Solutions SpA, nota per l’informatica applicata allo smaltimento dei rifiuti, ha regalato ai suoi dipendenti un panettone speciale, anzi unico, e il suo nome è “Sogni”. Un marchio nuovo, mai visto prima sugli scaffali del supermercato. Ma dietro quel nome, quelle due sillabe così “leggere”, c’è un mondo parallelo che non è sogno ma impresa concreta: una associazione non profit che, fondata vent’anni fa da Rudi Zanatta, si prodiga proprio per realizzare un tipo di sogni che in realtà sono i desideri estremi di bambini, ragazzi e giovani adulti affetti da patologia oncologica e terminale (www.sogni.tv). Uno dei bambini ha potuto incontrare il suo idolo Lionel Messi…
Dal pane al panettone
Il ricavato di quei panettoni natalizi è un sostegno al manipolo di medici e di altre persone motivate nella loro azione che affianca la medicina e “cura l’anima”.
Realizzare i sogni più curiosi, e più intimi, di persone prigioniere della sofferenza, significa creare uno spazio di libertà nella gabbia medicale il cui peso grava come una condanna su giovani esistenze innocenti; significa sganciarsi – anche per un solo giorno – dal dolore e volare oltre le sbarre di una malattia senza scampo: via dall’isolamento dell’ospedale e ripristino in modo fantastico della relazione con il mondo.
Così il malato diventa protagonista del proprio sogno, così la lotta quotidiana contro il male non è l’unica realtà possibile: con Sogni Onlus arriva una ulteriore “dose di tempo” su cui il malato ha fantasticato: c’è tanta vita, c’è gioia e forza in un sogno realizzato.
Presepi & Alberi
Ci sono, in queste settimane di fine e inizio d’anno, diversi rituali che “fanno rumore” e uno, il più pacifico per sua natura, è l’allestimento del presepe. Le fazioni in polemica diretta, qui da noi almeno, sono due: innovatori e tradizionalisti, con in mezzo l’Albero, che non ha colpe né meriti.
Lo sfondo di questa disputa ricorrente è religioso, ma dai tempi di san Francesco a Greccio c’è stata una forte evoluzione nei costumi e il Bambino ormai è accolto in un ambiente addirittura cosmopolita. I personaggi in scena sono fissi e inamovibili ma il contesto dipende da tanti fattori ambientali e culturali. Rispetto alle preghiere, giaculatorie fatte di parole ripetute ritualmente “come sta scritto”, la rappresentazione della Natività di Gesù, cioè l’uso delle immagini nella narrazione, segue l’ispirazione personale: il presepe è una “scena” personalizzata.
Del resto, di cosa parliamo? Il Natale è la celebrazione di una vita che sboccia e diventa simbolo di ogni altra nascita, anche la nostra: quando siamo stati accolti nel grande mistero cosmico, nudi e sotto choc, ma pronti a respirare nella luce e cullati dall’amore.
Natalità 2024
(poesia)
Una culla vuota, una foto
è, forse, la sola immagine
che ci ricorderà il giorno
di una favolosa nascita
chiamata l’Incarnazione?
La spinta demografica è
quasi a zero. C’era una volta
il dono spontaneo di vita
degli umani alla Vita
del cosmo: un magico replay.
Oggi i vagiti dei nascenti
li ascolti come voci remote
registrate su qualche vinile.
Così la Finitudine avanza
e la chiameranno destino.
Anonimo
Riflessioni profonde e fuori dai luoghi comuni. Grazie.
Le riflessioni di Ivo non sono MAI luoghi comuni, ma sempre profonde ed arricchenti (si può dire?!).Per oggi solo una mini reazione da parte mia: sono felice e fortunata x essere nata tanti anni fa! Erano tempi di lenta crescita, passo per passo; ci si accontentava del necessario, e ogni passetto avanti dava soddisfazione e gioia. Per i giovani di oggi è dura dover fare retromarcia …