Padova torna a celebrare il grande maestro Antonio Ievolella, beneventano classe 1952. Una carriera artistica coronata da grandi successi. Dopo gli studi al liceo artistico delle sua città frequenta l’Accademia di Belle Arti a Napoli. Nella città partenopea segue da vicino gli appuntamenti della galleria di Lucio Amelio dove ha modo di conoscere i protagonisti delle principali tendenze artistiche internazionali. Nel 1976 si reca a Milano per insegnare al liceo artistico di Brera. È un periodo ricco di esperienze e di grandi amicizie, prima fra tutte quella col conterraneo Mimmo Paladino. Due anni dopo si trasferisce al liceo artistico di Padova, città nella quale stabilisce residenza e studio.
A volo d’uccello: del 1997 è l’antologica Il Grande Carro a Padova, articolata in sette sculture di grandi dimensioni installate lungo i principali snodi della città. Il suggestivo complesso I guardiani della dormiente, grandiosa anticamera al regno dei morti, è inaugurato nel 2004; il progetto nasce nel decennio precedente, grazie al dialogo instaurato con Franco Biscossa, responsabile del rinnovamento architettonico del cimitero di Rio Ponte San Nicolò, sempre a Padova. Del 2014 è la presentazione, nella chiesadell’Incoronata di Napoli, dell’imponente opera Ghirbe, riproposta nello stesso anno a Padova in occasione dell’antologica dedicata all’artista dalla città del Santo. Il 2023 ha visto l’opera di Ievolella sbarcare in Cina.
L’omaggio a Antonio Ievolella
Giovedì 21 dicembre alle 18 negli spazi espositivi di Maco Arte in via Ognissanti 33 a Padova Antonio Ievolella propone al pubblico la sua personale “Verso Terra” a cura di Nicola Galvan e Mattia Munari.
Per l’occasione saranno esposti alcuni lavori dello scultore beneventano accumunati da un denominatore tematico: l’acqua. La mostra si compone infatti di un grande impianto installativo dove troneggia Fons vitae, opera già esposta ai Giardini dell’Arena, nei pressi dei Musei Civici Eremitani di Padova, che per l’occasione Ievolella ha ripensato e rimodulato in funzione degli spazi espositivi di Maco Arte. Quest’opera, con installazione site specific, dove l’acqua scorre lungo una canaletta con pendenza, è in dialogo con vasi di terracotta inediti, realizzati ex novo dall’autore.
Il parere dei curatori
Spiega Mattia Munari: “Questa installazione calza a pennello con un antico detto beneventano: l’acqua vò ‘a pennenza, l’ammore vò ‘a speranza, ovvero: come l’acqua vuole la pendenza, così l’amore vuole la speranza. Le opere di Ievolella vengono da mondi antichi e ci trasmettono tutta la potenza della tradizione del gesto, la conoscenza del fare, la nobiltà delle radici, il rispetto e l’amore per la terra, e ovviamente per l’acqua, bene prezioso”.
“L’acqua – continua Nicola Galvan – è elemento di cui Ievolella, con la sua azione plastica, porta in risalto la ricchezza simbolica. Da sempre, la scultura dell’artista appare come una macchina evocativa che, dopo aver richiamato a sé memorie di oggetti come di luoghi, di ritualità sacre e domestiche, offre di esse una rielaborazione ‘magica’ e metamorfica, che ne amplia la possibilità di significare”. Pur ispirandosi alle impressioni che, durante la giovinezza, la cultura popolare e il paesaggio del Sannio hanno trasmesso al suo immaginario, Ievolella non si prefigge di riportare in vita il passato, ma di estrarvi quanto avverte di originario; alla ricerca, forse, di una corrispondenza armoniosa, ancestrale tra l’essere umano e l’ambiente in cui questi si muove, lavora, sogna.
“Ciò si traduce in una scultura che effonde un’energia scabra e a volte prorompente -continua Galvan- in cui è riscontrabile un’inclinazione monumentale destinata a riscriverelo spazio più che a inscriversi in esso. Oltre a prendere in considerazione le cose che si ergono sopra la terra, Ievolella si volge con il suo fare alla terra stessa, nonché a ciò che questa contiene e copre”.
L’opera di Antonio Ievolella
Tra le materie poetiche affrontate rientrano così gli elementi primari della natura, come la mostra personale accolta ora da Maco Arte dichiara. In Fons vitae, qui presentata in una nuova veste cromatica, l’acqua è protagonista nella sua realtà tangibile, fuoriuscendo da grandi otri sospesi e scorrendo lungo l’intero lavoro.
Mentre nella serie dei vasi zoomorfi e antropomorfi in terracotta, plasmati per questo evento espositivo, l’acqua è invece richiamata dalla funzione originaria dell’oggetto, nonché implicata dalla materia stessa.
In entrambi i casi, Ievolella sembra voler celebrare l’acqua quale principio di generazione – e rigenerazione – di ogni cosa, dalla vita biologica alla forma artistica.
Antonio Ievolella. Verso terraè un progetto di Maco Arte di cui è parte la realizzazione di un catalogo fotografico delle opere esposte, che verrà presentato in coincidenza con la chiusura della mostra e che conterrà un’introduzione critica di Nicola Galvan.