E’ morto a Treviso a 81 anni il giornalista e scrittore Adriano Madaro. Era l’italiano che conosceva e sapeva della Cina più di chiunque altro in Italia. La conosceva, l’amava, la capiva, la precedeva. C’era stato 200 volte, per lui a Pechino e altrove si aprivano porte chiuse ad altri. Madaro era stato redattore del Gazzettino e per anni anche apprezzato capo della redazione di Treviso del quotidiano. Poi la sua passione e la sua curiosità lo hanno portato oltre la cronaca. Per https://www.enordest.it abbiamo chiesto di ricordarlo a un suo amico, il noto scrittore e intellettuale trevigiano Gian Domenico Mazzocato. Ecco il suo articolo che si chiude con una lirica inedita.
Il mio ricordo di Adriano Madaro
Ci siamo parlati molto Adriano e io, in questi ultimi anni. Con affetto, con stima, perfino con tenerezza. Siamo andati scoprendo una comunanza radicale di emozioni, scelte di vita, ideali. Perché no? Anche una preziosa affinità ideologica e, più in generale, una uguale visione del mondo. Il fatto è che, a presentare il suo grande libro “Capire la Cina” (un volume addirittura epocale, con cui fare i conti nei prossimi anni) avevamo formato una sorta di coppia fissa. Nel nostro ormai consueto ritrovarci attorno alle pagine del libro, fluivano confidenze, aneddoti, relazioni. Poi, in pubblico, lo intervistavo, ovviamente mai dicendogli prima le domande. Il fiume in piena delle sue conoscenze che spaziavano dalla filosofia all’arte, dalla musica alla storia poteva straripare e fluire e coinvolgere il pubblico. Il difficile era fermarlo e “portarlo da un’altra parte”. Nel privato io ho compreso la formazione lontana dell’uomo, la sua curiosità (una sorta di metodo, la curiosità, che lo ha spinto a non privarsi di nessuna esperienza), la sua intelligenza, la sua sensibilità.
E la raffinata eleganza della sua anima. Era deciso, tagliente, tranchant ma mai con astio, mai con desiderio di contrapporsi o competere.
L’ho ammirato ed è stato una sorta di fratello e maestro
Posso raccontare come ha “sposato” la Cina fin da adolescente? Curioso, dicevo. Famiglia modesta e i soldi per i libri non bastavano mai. Lui voleva sapere, conoscere, ampliare gli orizzonti. E così (erano gli anni primissimi dell’università) lui racimola i soldi e si compera un biglietto per Roma. Dove comincia a fare il giro delle ambasciate. Si presenta e chiede se hanno pubblicazioni omaggio. E ne fa incetta. “Non so ancora oggi, mi diceva, come ho fatto a trasportare quel peso via via crescente per le strade di Roma e soprattutto come sono riuscito a prendere il treno del ritorno”. Adriano ha (aveva, non mi pare possibile che non ci sia più) un modo straordinario di sorridere. Aristocratico direi, ma anche significativo di una intelligenza di segno alto. Sorrideva e capivi che già stava pensando ad altro. Alle cose da dire dopo. Parola facile, fluente, mai banale, sempre ricco di informazioni e annotazioni inedite.
Adriano Madaro e il suo amore per la Cina
Tornato a casa con quella piccola montagna di carta, la sua attenzione fu coinvolta soprattutto da quanto attinto all’ambasciata di Cina. Un amore bruciante, istantaneo ma definitivo. Senza appello o remissione. Acquistò dei quaderni e cominciò a costruire con i ritagli dei giornali un dossier che divenne presto molto corposo. Andava nascendo un archivio unico che sarà necessario valorizzare.
A quegli ingenui quadernoni andarono negli anni aggiungendosi i suoi diari di viaggio, le sue annotazioni. Soprattutto migliaia e migliaia di foto, ovviamente documenti irripetibili. Sul suo profilo facebook Adriano ne ha pubblicato qualche piccolo, pur se corposo, assaggio. Tanto da far pensare che il suo sia un vero e proprio tesoro iconografico. E poi, dopo quei ritagli e i sogni, la febbre, la voglia di partire, di andare a vedere di persona.
In Cina Adriano è andato più di duecento volte
Ne conosceva ogni angolo, ogni segreto. Viaggiava con ogni mezzo. Col tempo si è acquisito una credibilità che gli apriva ogni porta. Gli consentiva di ottenere permessi e visti normalmente preclusi a qualsiasi occidentale . Ha stretto amicizie più forti del tempo e dei travolgenti eventi storici. Leggendo “Capire la Cina” si conosce l’amico poeta letteralmente abbattuto dalla rivoluzione culturale. La relazione con lui è stata umanissima, commovente, coinvolgente. Mi pare di sentirlo, Adriano, mentre la racconta con la voce rotta dalla commozione. Quei duecento e passa viaggi, li ricordava ad uno ad uno. Di due parlava con affetto. Quello fatto (immaginarsi con che difficoltà) con la moglie Fiorenza e le figlie Arianna e Francesca. E quello in cui ha fatto da guida a Enzo Biagi.
Adriano Madaro, un vero intellettuale
Intellettuale a tutto tondo. Scrittore, giornalista, insegnante, organizzatore di mostre (straordinarie quelle nella trevisana casa dei Carraresi). Ha fondato e diretto giornali, ha gestito uffici stampa, ha intessuto una fittissima rete di relazioni. Gli riusciva tutto, anche se difficoltà e ostacoli non mancavano. Aveva questa capacità di valutare, di far tesoro di ogni cosa, di ripartire. Un maestro. Gli ho voluto bene. Gliene vorrò sempre. Di recente ho scritto una lirica, che qui riporto, per la mia prossima silloge (titolo provvisorio “Strade”, le strade della vita di mia moglie Egle e mie) in cui parlo della Via Sacra, la strada che conduce, vicino a Pekino alla tomba dei Ming. Pare dritta e invece, quando la si percorre, si scopre di compiere una grande curva. Di proposito, nel pensiero e nei progetti degli architetti. Così gli spiriti maligni, che non sanno sterzare o curvare, vanno a sbattere. E gliel’ho dedicata. Questo avveniva pochissimi giorni fa. Lui mi ha riposto con la sua inimitabile eleganza e con la sua leggerezza.
La poesia dedicata a lui
VIA SACRA
(ad Adriano Màdaro)
Il vecchio ha rughe sottili alle gote,
fessura immobile la bocca.
Nel chiosco, alla fine della Via Sacra,
vende piccoli fogli scarlatti,
qualche centesimo appena.
Pianeta dell’oblio,
verde valle sopra Pechino.
Qui gli imperatori venuti dal Nord
riconobbero la strada che porta al cielo
e luminoso regno notturno
si scavarono per l’eternità.
Bianche statue e possenti
indicano il cammino
(hanno passi di pietra i cammelli,
arde stupore negli occhi dell’unicorno,
è vasto come l’impero il dorso dell’elefante).
Silenziosa scorta,
respirano piano, dalla notte del tempo.
La via curva dolcemente
perché gli spiriti del male vi si perdano,
in silenzio gira
verso l’eterna dimora dei Ming.
Sorride Wang, la guida.
Sfiora i brandelli di carta rossa.
“Augurano tanto bene, è il colore
di fuoco e amore”, dice.
Vento li rapisce, il soffio degli dei.
Ne fu onorato
E La sua risposta. “Ciao Gian Domenico, che onore! La poesia è splendida, profuma di Cina, tra gelsomino e osmanto. Non so come ringraziarti per avere pensato a me e avere omnicompreso il “sapore” intimo del Paese Celeste. Non ho parole adeguate per ringraziarti di questo dono speciale. Xie-xie ! Ho letto e riletto la stupenda lirica che mi hai generosamente dedicato. Coglie perfettamente le suggestioni della Via Sacra, racchiudendo con parole attente e perfette il misticismo di quel luogo pensato per l’eternità. Ancora grazie Gian Domenico!”.
Ricordare Adriano Madaro con un sorriso
Questo è per me un momento di grande dolore. Voglio chiudere allora con un sorriso. Xi’an, l’incredibile, ineguagliabile spettacolo dei guerrieri di terracotta del primo imperatore cinese Qin Shi Huang. Compero il catalogo in italiano. Vedo passare negli occhi della guida un lampo di gioia. La nostra interprete / guida Yang Li Guo è una signora bellissima, ma molto molto riservata. Io le rispondo con uno sguardo interrogativo e lei mi dice, con orgoglio, di essere la traduttrice di quel catalogo dall’originale in cinese. Così si sbottona un po’ e io le confesso di essermi innamorato della Cina ben prima di quel viaggio, grazie all’amicizia “di una grande sinologo italiano, Adriano Madaro”. “Tu conosci Adriano?” mi chiede stupita. Da quel giorno mi ha guardato con occhi diversi.
Di Gian Domenico Mazzocato
Splendido questo articolo! Prezioso il testo e molto belle le immagini.