Siamo come le sentinelle di notte, avvolte dal buio e da infinite presenze senza nome, tutte possibili espressioni di una minaccia incombente e misteriosa, di un Nemico ignoto. E noi siamo come piccole, isolate Fortezze Bastiani ai limiti di un poetico Deserto dei Tartari, schierati sotto il cielo stellato e indifferente: la notte è lunga, e forse l’abbiamo più dentro di noi che “là fuori”, qualunque luogo sia: così, in quella immensità buia transitiamo, e quasi a sorpresa ci coglie l’abbagliante luce del giorno, cuori pulsanti in un oceano d’aria nella quale si sciolgono gli ultimi stracci dei sogni e si scioglie il loro peso .
Ah, basta con questa letteratura, dirà qualcuno, impigliato personalmente nei problemi del giorno e assillato da scadenze strettamente domestiche. Beh, sarà anche la suggestione del racconto di Buzzati, non lo nego, ma è un’esperienza diffusa che nella nostra mente si annidano pensieri cupi, oscure paure, mostri che rendono le nostre esistenze difficili e fragili.
L’ansia
La paura e l’ansia ci schiacciano, sono sentimenti dominanti di questo nostro tempo, come è stato scritto autorevolmente, e dobbiamo convincervi che questi due mali non risparmiano nessuno o quasi: certo qualcuno fra noi sfugge al loro contagio, ma non vengano a dire che le tempeste che ci piovono addosso li porta il vento della Storia, come un’angelica creatura che sparge semi di sventura sul nostro cammino. Direi, piuttosto, che un vento di follia sembra spazzare la terra e i mari di questa era tecnologica.
“La notte dei cuori”, dice un’amica pessimista, “ci avvolge e ci snerva, come qualcosa che respiriamo con l’aria, come una febbricola che non passa: ogni minima scelta ci porta affanno, come se fossimo in attesa di una sentenza. Ma che abbiamo fatto di male? Perfino pensare al Natale ci mette in agitazione come mai prima. Il tempo ristagna nell’intimo non ci sono molte speranze di rimetterlo in moto. Ci riuscirà il Bambino?”
Piccole cronache, lunghe distanze
Nelle pagine di “nera”, cioè quelle dove i giornali condensano i fatti e i misfatti delle disgrazie quotidiane, dai delitti agli infortuni, dalle grandi truffe ai piccoli scippi, si specchia il nostro mondo, si racconta il “giorno”. Giornalismo è testimonianza dell’ora che fugge, è lo specchio negativo del presente. Un diario di “fatti e fattacci”, che appaga la nostra curiosità sbandierando drammi e tragedie come in un film a tinte fosche: ce n’è per ogni palato.
Ma, fra tante situazioni, fra tanti personaggi, insomma nella varia umanità in perpetuo scontro con la fatalità, con le passioni ecc., incontriamo piccole schegge di costume, aspetti secondari di quelle cronache. Per esempio: leggiamo di una tragedia da poco consumatasi in un villetta di Spinea: un uomo di 78 anni precipitato dal terrazzino e morto sul colpo dopo un volo di otto metri: voleva cambiare una lampadina fulminata, gli è costata la vita.
Il particolare che mi ha colpito è una osservazione della figlia della vittima: “Noi non siamo originari di qui, ma viviamo a Spinea da cinquant’anni”. Il padre, ha spiegato, era nato a Favaro Veneto, oggi inglobato nella grande Mestre; la madre, invece, veniva da Oriago. Non erano migranti da terre lontane, ma dalla stessa terraferma veneziana. Ecco, pochi chilometri sperano i paesi natali e quello di residenza: ma segnano, ancora dopo mezzo secolo, la distanza psicologica, l’impronta arcaica: noi non siamo di qui…
Invocazione
(poesia)
I
Eva l’eterna invocano
le sue figlie offese e uccise
da un qualche adamo
imbestiato e brutale
che ha cancellato in sé
l’impronta del suo creatore.
Oggi l’Uomo ormonale
troneggia con il Serpente
e tale oscena coppia
genera fatali deliri di morte.
II
Se Eva disperata fuggisse
da questa terra sanguinante
e volesse tornare all’Eden,
là un angelo di fuoco
la ricaccerebbe nel presente.
III
O Madre, anima mundi,
ti preghiamo: ritorna a noi,
– gridano le supplicanti,-
donaci un uomo nuovo.
L’umano può ri-nascere
nel tuo ventre sacro:
lo invocano in coro
le tue figlie oltraggiate.
Autore ignoto 2023
Le ansie – i sogni, due semplici parole con un significato immenso, e difficilmente spiegabili. Quando subentra l’inconscio, ci accorgiamo presto che non ci sono ne soluzioni ne ragionamenti che tengano.
Con la mia amica del cuore, quando, prima dell’esame della maturità, dovevamo consegnare una tesina, avevamo scelto ” i sogni”. Ci siamo sforzate, ogni mattina appena quasi sveglie, di ricordare e annotare i nostri sogni. Interessante, coinvolgente – ma non ne venivamo più fuori: niente verità scoperte, niente conclusioni. E dopo un bel pò ci siamo viste costrette a cambiare argomento! Il
fascino però è rimasto, e le tante domande pure!
“Io non sono di qui”, vicina o lontana che sia la provenienza, argomento attualissimo e coinvolgente. Una conoscente diceva: io sono troppo svizzera x essere italiana, ma troppo italiana per essere ancora considerata svizzera. Infatti, io stessa, In Svizzera sono quella che è partita, ma in Italia sono quella che viene dal nord! E questo anche dopo 50 anni … Ci siamo sradicate, è vero, ma abbiamo anche imparato ad apprezzare i lati positivi dalle due parti! Il mondo è bello, ovunque !