Poteva diventare sindaco se solo lo avesse voluto e sicuramente, per almeno un trentennio, è stato una delle punte di diamante della cultura lagunare, conosciuto in tutto il mondo. Paleontologo prestigioso, imprenditore di successo, appassionato presidente della Rejer , la più blasonata squadra di pallacanestro di Venezia, parlamentare europeo, Giancarlo Ligabue era un uomo speciale. Ci parlavi due minuti e ti rendevi conto d’averlo sempre conosciuto e di poterti fidare. Da parte sua, dotato di un’empatia istintiva, si metteva subito sulla tua lunghezza d’onda e azzeccava sempre le risposte che cercavi. Con doti così, non poteva che diventare il beniamino di tutti, a cominciare dai giornalisti che pendevano dalle sue labbra, perché lo spunto per un articolo importante riusciva a darlo sempre.
La mia amicizia con Giancarlo Ligabue
Per quanto mi riguarda sono stato onorato dalla sua amicizia nata negli anni ’70 dopo un invito nella sua splendida casa-museo in Canal Grande e consolidata ad ogni incontro. Non ci vedevamo spesso perché lui era uomo dai mille impegni, ma non ce n’era bisogno perché ci sentivamo ogni volta che serviva ed il suo telefono non squillava mai a vuoto. In ogni caso era uomo da sorprenderti sempre. Ricordo l’incontro di una sera all’aeroporto di Dakar negli anni ’80. Stavo andando a Buenos Aires per una serie di servizi che mi avrebbero impegnato per diverse settimane. Durante lo scalo tecnico, prima di affrontare l’Atlantico, era prevista una sosta di due ore in un affollato bar dove si intrecciavano le lingue di mezzo mondo.
Il fascino dell’esploratore
Ero appena riuscito a conquistare una lattina di coca-cola quando m’ero sentito battere su una spalla. M’ero girato sorpreso ed era lui, con una borsa gonfia nell’altra mano che sorrideva. “Dove stai andando?” In Argentina gli avevo risposto. “Io vado a Melbourne per lavoro, ma dopo una settimana mi sposto in Perù. Perché non vieni con me? Ci sarà da sgambettare su quelle montagne, ma ne vale la pena, abbiamo scoperto una tribù che vive ancora come mille anni fa. Non è entusiasmante?” Certo che lo è, ma mi stanno aspettando ho decine di appuntamenti fissati da mesi. “Li disdici. A tutto il resto, a cominciare dal biglietto per Melbourne penso io.”
Giancarlo Ligabue, l’esperto
Naturalmente non se ne fece niente, ma Giancarlo era fatto così: generoso, imprevedibile. A lui, veneziano puro, ma cittadino del mondo, non saltava nemmeno per la testa che era complicato, per una persona normale, spostarsi con tanta facilità da un Continente all’altro. Certo si annoiava con molta facilità, ma bastava mettergli sotto gli occhi magari un reperto della Magna Grecia arrivato a Venezia chissà come, per ridestarne immediatamente l’interesse. E dopo qualche secondo sorridendo dare il suo giudizio: “E’ un falso, imitato molto bene, ma un falso. Ce n’è tanti in giro.” E vista la sua esperienza in materia si poteva star tranquilli, che si trattava del solito imbroglio per dilettanti.
Perché lui, imprenditore di grande successo, in campo scientifico era apprezzato dalle università più prestigiose e quello che sorprendeva era la sua poliedricità: passare con noncuranza dalla archeologia alla paleontologia e all’antropologia. Al punto da fondare una rivista scientifica plurilingue edita da 41 anni, il “Ligabue magazine”, con le firme dei più bei nomi della scienza moderna. Lui, comunque, già da solo era un grande affabulatore, capace di tener desto da solo l’interesse di centinaia di persone e se necessario, di prestarsi anche ad un bis imprevisto. Non mi era mai capitato, ma ho assistito anche a questo.
Giancarlo Ligabue e le scoperte
E’ accaduto negli anni ’80, durante una manifestazione organizzata all’Ateneo Veneto dall’Associazione veneziana dei giornalisti. Lui era appena rientrato dall’Amazzonia dove aveva scoperto una tribù ancora allo stato primitivo e con l’operatore cinematografico Manzoni ne aveva ripreso usi e costumi. Si trattava di un documentario di grande valore, che veniva presentato in esclusiva assoluta. Solo che all’ora convenuta, aperto il portone, la grande sala dell’Ateneo s’era riempita in un battibaleno e fuori la calca premeva lungo tutta la calle. C’era voluto del bello e del buono per convincerli che non c’era più posto. Poi, lui aveva avuto un’intuizione. “Avverti che se vogliono faremo il bis, così si calmano.” Detto, fatto, ma almeno per quanto mi riguardava senza crederci troppo. Chi aspetta due ore per strada, oltretutto d’inverno? Mi sbagliavo. Puntualmente, alle 18, appena sfollati i presenti, i sedili s’erano tutti riempiti di nuovo di gente entusiasta. E Giancarlo, come pretendeva di essere semplicemente chiamato, tranquillissimo e per niente stanco, aveva ricominciato a parlare.
Il divulgatore
Non c’erano comunque soltanto le sale delle accademie ad attirarlo. Divulgatore eccezionale, era di una generosità senza confini e sapeva spendersi come pochi quando si trattava di bambini. Una volta, davanti alla timida richiesta dei 54 ragazzi di Villa San Francesco, una Comunità di Pedavena persa sulle pendici di fronte al Grappa, era stato capace di partire da Venezia per raccontare le sue avventure. Lo avevano ascoltato con gli occhi sgranati. Poi, siccome s’era sparsa la voce e altri ragazzi erano arrivati dalle contrade vicine e da Feltre, era rimasto tutto il giorno. Naturalmente, all’ora di pranzo era stato l’ospite d’onore. L’avevano servito i bambini, muovendosi in punta di piedi per l’emozione. E alla fine lui aveva gli occhi lucidi, ma si sentiva contento come a casa. Prima di partire verso sera, al più grande dei ragazzi che l’avevano accompagnato fino alla macchina, aveva affidato una busta per il direttore. Cosa c’era dentro è rimasto un mistero, ma quell’inverno nei saloni della villa il freddo s’era sentito di meno. Merito della caldaia a gasolio che borbottava, pensa un po’, dalla mattina alla sera senza sosta.
Una Fondazione a suo nome in onore del suo lavoro
Ecco, senza scendere troppo in profondità, Giancarlo Ligabue, che ci ha lasciati nel 2015, lo abbiamo conosciuto così e siamo stati fortunati. Indi, il figlio tanto amato, sta proseguendo adesso sulla sua stessa strada ed è quasi inutile dirlo con la stessa passione. Ha preso in mano la guida della Fondazione, creata 50 anni fa dal padre, ricordandone l’opera con eventi che richiamano a Venezia intellettuali e scienziati di livello internazionale. E’ giusto così e Venezia, una volta tanto, non è stata da meno: in segno di ringraziamento ha voluto intitolare alla sua memoria il Museo di storia naturale. Così, da alcuni anni migliaia di ragazzi, studenti, studiosi che arrivano in laguna per ammirare i resti del suo celebre dinosauro ( un Duranosaurus nigeriensis, scoperto durante una delle sue tante campagne di scavi e donato alla città), appena varcato l’ingresso dello splendido Fontego dei Turchi possono leggerne il nome : Giancarlo Ligabue. Imprenditore illuminato, grande sportivo, antropologo, paleontologo, archeologo, esploratore, deputato europeo e tante altre cose ancora. Ma soprattutto – per quanto ci riguarda – uomo dal cuore antico, capace di grandi sogni.