Detto fra noi, ci sono parole che ci inseguono, parlate o scritte, e talvolta diventano ossessive come certi suoni ripetitivi. Ne faremmo volentieri a meno, a causa spesso delle realtà da cui provengono e delle dolorose emozioni che ci provocano. Ma loro sono tenaci e vischiose: non è necessario cercarle, ci trovano loro: provare per credere. In questo periodo, stretti fra due guerre, la parola ripetitiva che mi colpisce è sangue.
Comincia un frammento colto in piazza: “… del sangue!” e continua con una frase di Aldo Cazzullo: “Il sangue innocente versato [in Africa] da Badoglio e Graziani”, e poi in un anonimo frammento che dice “La chimica dei sentimenti trasforma la collera in odio, e l’odio in sangue”. E ancora Gianfranco Ravasi: “Un po’ tutti… abbiamo dovuto caricarci di audacia, affrontare pericoli, versare forse lacrime e qualche goccia di sangue”.
Infine, urtiamo contro lo spaventoso cinismo di un capo dei terroristi di Hamas a proposito del sacrificio che patisce la popolazione della Striscia palestinese: “Il sangue dev’essere sparso per rinvigorire la rivoluzione islamica!”
Eppure, il sangue è anche altro, per esempio nella musica di Puccini là dove l’inarrivabile Turandot pone al principe ignoto il secondo enigma:
“Guizza al pari di fiamma e non è fiamma. È talvolta delirio. È febbre d’impeto e ardore. L’inerzia lo tramuta in un ardore. Se ti perdi e trapassa, si raffredda. Se sogni la conquista, avvampa. Ha una voce che trepido tu ascolti e del tramonto il livido baglior”.
Che dire? In una favola, si può leggere in poetica filigrana la scia rossosangue della vita.
Piccole cose che pesano
Dice il saggio: “Anche le briciole sono pane.” E’ un esprimere in metafora ciò che tutti sperimentiamo, chi più chi meno, nella pratica quotidiana. Raccogliere le briciole che cadevano dalla tavola era una volta un atto rispettoso non solo del pane in sé, ma del valore che esso aveva in ogni sua forma e dimensione. Addirittura, se ne parla nel Nuovo Testamento. Ma, per restare al nostro modesto livello, non posso dimenticare quello che mia nonna Marieta raccontava per istruirmi al risparmio. Attingendo alle sue scarse letture, diceva: “Ricorda che un giorno, Gesù, che era il Signore, è smontato da cavallo per tor su ‘na fregola de pan!”
Cara nonna, ti dico un segreto: anche le parole possono essere briciole di un discorso rotondo, ben fatto come un paneto. Tuo nipote ne raccoglie in un bianco quaderno, ovvero il Notes delle frasi perdute. Eccone alcune.
“La Russia, che ha aggredito il popolo ucraino, siede in permanenza sullo scranno del Consiglio di sicurezza dell’Onu e dispone di un potere straordinario: il diritto di veto. Il che significa che quando si viene a parlare di esercito russo che calpesta la terra ucraina blocca le risoluzioni che non gradisce. La Russia, alle Nazioni Unite, occupa la posizione del lupo nella fiaba…”
“Qual è, ci si chiede, il peso politico delle comunità islamiche di migranti che a macchia di leopardo vivono in Europa? Non sono una possibile riserva di nemici’?”
“L’avversione ai vaccini è più il frutto di mentalità antiscientifica o di credo pseudo religioso proprio di certe sette? Ricorda che l’ignoranza è una malapianta che può essere coltivata anche nel giardino del vicino.”
Voglio….
(poesia)
Voglio un po’ d’innocenza
di bimbo che sogna geografie sui libri,
di sapienza senza scienza.
Mi rivoglio io bambino
naufragare tra le illustrazioni a colori
dell’enciclopedia per ragazzi,
oscillare dal Pleistocene
alla zoologia di carta e china,
voglio dipingere un acquerello
sulla carta porosa, una foglia di rosa
e macchiare di giallo
un libro bianco.
E la mia stanza-tuorlo,
il mio albume di erbari e conchiglie,
minerali strappati
ai ruvidi denti della terra.
L’antico liuto
il fiuto per ciò che è vero
la mia stanza veliero
la mia stanza-città
della vita che verrà.
11 aprile 2007 ore 23.50
Roberto Lamantea
Da Delle vocali l’azzurrità, Manni 2013
Il sangue – ne sentiamo parlare giornalmente e di continuo. La parola si impone, è ovunque, non lascia tregua. Ne leggiamo sui giornali, la vediamo in tv, tutto il mondo è insanguinato. Non c’è dolore ne pietà che non ne venga segnata. La parola si impone, non ne possiamo venire fuori …
Quelli di cui invece mi godo di parlare, sono le briciole! Quanti ricordi quando, da bambini, andavamo a buttare le briciole agli anatroccoli sui bordi del lago o di un ruscello; da più grandi si girava e si buttavano le briciole alle colombe, meglio se in volo, su piazzette sconosciute o addirittura a – Venezia!
Scene più casalinghe quelle quando, per
pulizie più grossolane, la mamma ci incoraggiava a togliere le briciole dal tappeto dopo pranzo ! Non ne eravamo entusiasti, quello no: era un pò come togliere le erbacce dai vialetti nell’orto, ma faceva parte del nostro contributo agli “impegni” familiari!
Poi ci sono le briciole nelle favole, indispensabili per ritrovare la strada di casa, ma nel frattempo mangiate dagli uccellini …
Le briciole che preferisco in assoluto sono quelle che produco io dal pane raffermo, ne butto via nemmeno – una briciola! Fanno miracoli, insieme a del formaggio grattugiato, “sbriciolate” sopra un gratin messo al forno; o sopra una torta di mele o pere insieme ad un pò di zucchero di canna. Si adattano a mille tipi di preparazioni in cucina. Preziosissime!
Grazie Ivo, sei inesauribile! Riesci a tirar fuori pensieri e ricordi su dettagli che sembrano senza importanza. Sei un poeta!
Parlate del pane ! Io sono nata a Lanciano, in Abruzzo ed ho vissuto in prima persona la carenza del cibo , a cominciare dal pane
Ero piccola, avevo sette anni ed avevo fame , come tutti . Mia madre aveva del denaro nascosto in una tasca segreta della panciera, ma non si trovava la farina. I contadini non lavoravano la terra che era stata minata dai tedeschi e quel po’ di farina che avevano la tenevano nascosta. Vivemmo in prima persona i drammi del periodo ottobre 1943 dicembre 1944
Eravamo al centro della linea GUSTAV. Gli alleati non riuscivano a sfondarla , i tedeschi non intendevano cedere . Le nostre città furono rase al suolo , le nostre campagne furono ridotte a rovine
La mia città , Lanciano , fu saccheggiata e distrutta
Ci furono atti di eroica resistenza a torture e morti ( per queste ragioni Lanciano fu insignita di Medaglia d’oro al valore militare)
Arrivarono , finalmente, gli alleati. Vedemmo indiani , irlandesi, polacchi , turchi , inglesi, americani , canadesi…e noi bambini correvamo dietro ai loro camion ! Tutti con la mano tesa a chiedere qualcosa da mangiare. E , come per incanto, imparammo tutti una parola in lingua inglese …bread bread bread.