Di Deborah Onisto, consigliere comunale di Venezia di Forza Italia
Il continuo stillicidio di notizie sulla morte di donne che hanno rotto relazioni “d’amore” con quello che poi si è rivelato il proprio omicida, è un’onda che deve fermarsi è evidente che ogni azione di sensibilizzazione, le leggi, i corsi, la scuola non riescono a dare quelle risposte volte ad un vero cambiamento, c’è una evidente incapacità di affrontare il tema e soprattutto di vedere, quei segnali quei comportamenti che dovrebbero essere il campanello d’allarme, oppure si son visti senza capirne la pericolosità. Un omicidio sottintende una patologia molto importante. Sono convinta che le soluzioni demandate allo Stato, alla politica, alla magistratura, alla scuola, alle forze dell’ordine, se manca una consapevolezza di sè, e senza un vero cambiamento della persona, risultino inefficaci, e ogni giorno ne abbiamo la riprova.
La scuola può avere un ruolo fondamentale
Le famiglie adottano un’educazione altamente difensiva nei confronti dei figli: nulla deve succedere, non deve succedere un rimprovero dagli insegnanti, non deve succedere che una ragazza dica di no. La famiglia è diventata il luogo “del benessere, mentre la tecnologia, la rete, i nuovi media si sono impossessati del potere di dire al ragazzo chi è, e chi sarà l’uomo che deve diventare”. La risposta per le nuove generazioni è stata appaltata e affidata a internet, tutto ciò è deturpante l’umano. Una protezione di questo tipo nasconde quanto in realtà lievita prepotentemente dentro il cuore e la mente di un ragazzo. Fino a diventare patologia.
Credo sia necessario, da una parte, sostenere, difendere e tutelare le donne dai comportamenti ossessivi che possono sfociare in atti violenti arrecanti la morte, dall’altra è improrogabile dare supporto alle famiglie, primo nucleo fondante della formazione e dell’ educazione dei nostri bambini. Ogni intervento fatto a scuola, o nell’adolescenza, resterà un intervento puramente intellettuale se non si è fatta esperienza e quotidiano esempio in famiglia. Il rispetto si capisce se si esercita ogni giorno, il cambiamento non può che essere dato dall’esperienza di un altro accanto a noi.
La scuola e la famiglia da sole non bastano
Bisogna assolutamente intervenire sui molti giovani che vivono “un malessere” relazionale, difficoltà a confrontarsi, a condividere, a rapportarsi con l’altro, sottile malessere che spesso non viene individuato, dettato anche dalla predominanza dell’accesso al mondo virtuale in quanto intangibile ed effimero, lontano dalla realtà, che consuma rapporti senza contraddittori, di poca fatica mentale e sentimentale. Ma anche di luoghi in cui non si riesce ad affrontare dinamiche di un certo tipo, per mancanza di capacità di intercettare o di mettere i giovani nelle condizioni di fare scelte difficili e saper portarle avanti. Oppure giovani che vivono una apparente normalità, ma che nascondono insidie pericolose, dei quali segnali restano incompresi, che non necessariamente possono sfociare in atti contro le donne ma che una società dovrebbe comunque farsi carico garantendo una azione di prevenzione.
Dopo la famiglia la scuola, lo sport, che rappresentano i luoghi privilegiati dove affrontare tali dinamiche, le Istituzioni devono procedere nel mettere in campo sempre più azioni a sostegno, contenimento e sensibilizzazione, ponendoci la domanda come arginare il fenomeno, ricercandone le cause.
I servizi devono essere di facile accessibilità volti a supportare le famiglie e i ragazzi che si trovano a dover affrontare situazioni come quelle appena descritte;
Ci vuole un organismo apposito
Parimenti si deve evitare la moltiplicazione di provvedimenti normativi dati dal momento emozionale ma istituendo un organismo composto da psicologi, sociologi, insegnanti e istituzioni affinché studi, analizzi e crei delle linee guida su come affrontare le ricadute negative di quanto generato in primis dal mondo virtuale e di indirizzare in modo coordinato e sinergico le azioni, con la capacità di un approdare ad un nuovo metodo di approccio e studio, dettato proprio dagli incresciosi fatti delittuosi che segnano una linea di delimitazione tra quanto fatto e le necessarie nuove e più idonee azioni .
Il dolore collettivo di questi giorni auspico possa dare una svolta ad una sensibilità pubblica che deve farsi carico in modo importante delle soluzioni.