A Padova c’è un piccolo gioiello incastonato nello storico Caffè Pedrocchi. Tra una colonna e l’altra del porticato si affaccia una piccola vetrina: “Giorgio Chinea Art Cabinet” spazio bellissimo, specchio magico di un mondo fatto di artisti e tanta cultura.
“La mia mostra più smagliante senza smagliature”, Giorgio Chinea Canale, curatore e gallerista, partiamo da questa citazione che sembra l’incipit migliore per presentare la mostra: “The Demo Waro Show” inaugurata il 17 novembre. L’essenza del Neo-pop italiano con due protagonisti di spicco a livello internazionale, Francesco De Molfetta in arte Demo, e l’allievo enfant prodige, Waro. Come se due rockstar della pop-art salissero sul palco imbracciando chitarre elettriche che fanno ricadere una pioggia di watt vivificante, afferma il gallerista, una metafora molto suggestiva.
La metafora calza a pennello se pensiamo a Demo e Waro. Loro sono due rockstar e rappresentano perfettamente la mia ricerca e la mia poetica. Una ricerca sviluppata sin dall’inizio della mia carriera di gallerista qui a Padova, alla Giorgio Chinea Art Cabinet. Fanno parte di quel filone di artisti che la critica definisce come “figli della generazione Mtv”. Artisti che conoscono molto bene i media moderni, come la televisione e il fumetto ad esempio e che si inseriscono in quel filone della storia dell’arte che amo molto: il neo-pop.
Hai definito magniloquente l’arte di Demo, per la potenza espressiva e l’agilità intellettuale e Waro una fresca novità, il pop nella sua chiave più urban, mistica e profetica.
Giorgio Chinea, qual è l’essenza della corrente artistica post warholiana?
Ciò che da sempre mi colpisce a primo impatto e in tutto nella vita è senza dubbio la bellezza. L’estetica è fondamentale per me e nel neo-pop è spesso impattante e molto colorata. Tutto ciò personalmente mi distrae e successivamente mi porta alla riflessione, sempre. Ecco quindi l’essenza principale del neo-pop, quella che da sempre mi attira, che mi stuzzica il pensiero, che mi porta spesso al sorriso! Il neo-pop ama il “doppio registro” ama mixare l’alto con il basso, mi spiego: spesso in queste opere assistiamo a un continuo rimescolamento dell’icona, un continuo dialogo tra tematiche opposte, il sacro e il profano, l’antico e il contemporaneo e così via. Potremmo definirli come dei “giochi colti” e a me fanno impazzire.
Fare il gallerista oggi è un’impresa epica, è davvero così difficile e quanta passione ci vuole, come è nata?
Fare il gallerista oggi è un atto eroico. È un mestiere antico, a tratti antiquato, lo definirei come un mestiere “d’armi e d’amore”, io difatti mi sento un Paladino. È più una carineria, una gentilezza per la comunità e per la propria città. Ma che fatica Padova… Purtroppo i tempi bui che stiamo vivendo non sono dalla mia parte. La mia città è molto in sofferenza e ci vuole leggerezza per un giusto e sano approccio, ma purtroppo a Padova da qualche tempo nessuno cammina più con il naso all’insù. Faccio fatica anch’io, ma il triplo. La mia carriera è stata una naturale evoluzione. Dopo una laurea al DAMS di Padova e qualche tempo a studiare a Milano le pratiche curatoriali (ho appena ripreso anche la magistrale di Venezia qualche esame e divento Storico dell’Arte) ho iniziato a 25 anni come curatore indipendente, e poi nel 2017 ho aperto la galleria.
La città del Santo è protagonista di questa bipersonale davvero ardita, in Galleria Cappellato Pedrocchi nello spazio Giorgio Chinea Art Cabinet. Sembra un mondo meraviglioso grazie al ritorno di un divo assoluto e di un astro nascente.
La Giorgio Chinea Art Cabinet, sicuramente tra le gallerie più piccole del mondo, è uno spazio bellissimo, il mio fiore all’occhiello. Incastonata nello storico Caffè Pedrocchi (lato ovest) tra una colonna e l’altra del porticato, si affaccia la mia piccola vetrina, un gioiellino che dal 2017 mi dà la possibilità di presentare il lavoro di tanti artisti, e soprattutto la possibilità di fare cultura, che per me è la cosa più importante!
Giorgio Chinea Canale performer, la tua “Penultima Performance” durante il vernissage. Controcurato dai due artisti, vuoi raccontarci l’happening.
Mi hanno letteralmente lasciato in mutande. Un atto irriverente, senza dubbio ironico e sicuramente in linea con il “Demo Waro Show”, ma Il gallerista in mutande è anche una riflessione che voglio portare in luce sul mio ruolo qui a Padova di piccolo gallerista di provincia italiano. Povero me! Un gesto apotropaico, sicuramente scaramantico e rivoluzionario, ma e qui parla Giorgio Chinea Canale l’artista, io stesso un artista concettuale, un nuovo omaggio all’opera di Piero Manzoni, dopo i miei panini d’artista, un omaggio alle sue “opere vive” difatti Demo e Waro mi hanno firmato le gambe.
Curiosando tra le opere di Francesco De Molfetta lo spettatore rimane suggestionato dalla scelta del materiale prediletto dall’artista: la porcellana, con richiami alle opere conservate a Capodimonte e Mondovì le sue celebri “pop-cellane” che trasmettono energia, colore, leggerezza.
Eccola lì, una delle mie caratteristiche predilette: Il dandismo. Si nasce dandy e la vita dandy è un’arte a sé completamente in controtendenza ma sicuramente intramontabile. Demo è un grande artista sì, ma è anche un dandy pazzesco, e la sua scelta che spesso ritorna di lavorare su vecchi stampi di antiche composizioni di porcellana non è altro che una delle tante prove del suo estro “dandyssimo”. È il Demo neo barocco, lezioso e sovversivo, irriverente e un po’ sfacciato, come il dandy originario, come me, che ama sbalordire il borghese: “épater la bourgeoisie!”
“Waro ha creato un nuovo mondo, un mondo che mi piace tanto e che mi porta altrove. E io impazzisco per l’altrove”. Bella questa definizione dell’artista, quali sono le sue caratteristiche?
Waro ha creato un mondo sì, e come ogni grande artista anche uno stile riconoscibilissimo. “L’altrove” che mi stuzzica si rifà al futuro che ci aspetta. Waro sta studiando l’umanità, quello che sarà di noi tra 18 milioni di anni, i nostri usi e costumi, la nostra estetica, la nostra vita, tutto. E lui non fa altro che presentarcela. È come un giovane antropologo. Ma la sua archeologia è tutta rivolta verso un futuro che deve ancora arrivare, che piano piano lui ci svela.
Giorgio Chinea, da giovane gallerista, 35 anni, quale approccio hai con il tuo lavoro; ho letto che a Padova hai scelto una linea curatoriale basata sulla ricerca di veri talenti e attenta alle dinamiche dei mercati. Un faro acceso sulle nuove tendenze.
Io sono un gallerista, che è diverso dal mercante d’arte, il mio compito principale è proprio quello di fare, attraverso delle scelte personali, principalmente cultura. Ecco perché amo il mio lavoro. Perché ho a che fare con la cultura. Bisogna sempre stare attenti alle dinamiche dei mercati perché poi certamente devi fidelizzare il tuo pubblico, ma soprattutto i tuoi collezionisti. Oltre alle nuove tendenze ho anche lavorato con giovani artisti di talento battezzando anche le loro carriere e questo mi inorgoglisce.
Giorgio Chinea, in arrivo altre grandi sorprese a Cortina d’Ampezzo. Qualche anticipazione?
Non vedo l’ora di tornare al Museo Rimoldi come curatore, poi sto costruendo “Performeroica” quella che sarà la biennale della Performance Art di Cortina. Cortina: “la mia fortuna altrove”, appunto.
“The Demo Waro Show”
Francesco De Molfetta | Waro
Bipersonale a cura di Giorgio Chinea Canale
17 novembre 2023 – 22 febbraio 2024
Giorgio Chinea Art Cabinet
Padova – Galleria Cappellato Pedrocchi 2
Dott.ssa Elisabetta, grazie per questo viaggio culturale nel futuro non ancora consolidato. Intanto la Galleria Cappellato Pedrocchi – spazio Giorgio Chinea Art Cabine sarà pure piccola, ma si trova in un luogo strategico di Padova e credo che abbia un’alta visibilità. Il Dott. Giorgio Chinea certamente fa il suo mestiere proponendo i nuovi sussulti di un’arte che rischia di essere paradossale unendo l’antico e classico con oggetti, simboli, marchi del presente. Sicuramente una visita alla Galleria sarà una bella esperienza e, almeno per me, l’acquisto di una di queste opere, che credo siano in serie, si giustifica solo con un prezzo molto commerciale. Insomma a Natale invece di regalare la solita tazza con qualche logo celebre, si potrebbe regalare una mezza porcellana di Capodimonte corretta con oggetti del consumismo attuale. Forse qualche amico gradirà il paradosso, letteralmente oltre l’opinione.
Tesoro che sfiga! Il 31 dicembre vado per i 37, che sfiga, nessun figlio in arrivo questa volta! Sarò mamma presto? Spero di sì, che diamine 🤰👶👩🏼🍼intanto tanti auguri a tutte le spose, alla mia amica di Londra che si è appena sposata (la più bella con la sua scollatura appena abbozzata) e alla Ludovica (la più bella poco scollata con uno stile parigino adorabile). Auguri a tutti! Lorenza, la sorella di Alberto era però la più bella, uguale alla mamma quando si mangiava le rane fritte perché troppo innamorata del babbo. Auguri a tutti!