Quante donne affascinanti a Ca’ Pesaro, sembra vogliano uscire da sontuose cornici per raccontare la loro storia. Tra loro c’è chi poggia sul capo una camelia bianca simbolo di raffinatezza, perfezione e attaccamento amoroso, è Matilde Speck Pirovano Visconti. Dipinta in modo sublime da Francesco Hayez, è l’icona della mostra da poco inaugurata nella città lagunare: “Il ritratto veneziano dell’Ottocento”, a cura di Elisabetta Barisoni e Roberto De Feo. Evento di punta della Galleria Internazionale d’Arte Moderna. L’originalità di questa esposizione è caratterizzata dall’arco temporale che la identifica: è nuova ma ha già computo cento anni. Una bella addormentata che si risveglia gettando nuova luce su di un secolo scomodo e incompreso. “È la mostra di una mostra”.
Riscoprire l’Ottocento con il ritratto
Nasce infatti con l’intento di proporre al visitatore e agli studiosi, la grande esposizione che Nino Barbantini, primo Direttore della Galleria di Ca’ Pesaro, organizzò e allestì esattamente cento anni fa nel 1923. Stesso tema e medesimo titolo. L’idea di Barbantini partiva da una motivazione essenziale, per dirla con le sue parole: “portare un poco di luce su un periodo della storia artistica della nostra città ingiustamente oscuro”.
Progetto estremamente innovativo per quel tempo realizzato con criteri museografici attualissimi e prestiti eccezionali provenienti da tutto il Triveneto, registrò grande successo di pubblico e critica.
Ca’ Pesaro illuminata dai volti
A distanza di cento anni, le sale di Ca’ Pesaro tornano magicamente ad animarsi grazie ai volti più rappresentativi della società del XIX secolo descritta e interpretata in modo esemplare da celebri maestri come: Hayez, Molmenti, Grigoletti, Schiavoni, Lipparini, Favretto. Artisti che a Venezia avevano vissuto lasciando testimonianze preziose dell’epoca e dei suoi protagonisti: famiglie, intellettuali, artisti, patrioti. Un percorso che si dipana da Venezia, luogo privilegiato, verso Padova, Vicenza, Bassano del Grappa, Pordenone, Trieste, Belluno.
L’Ottocento che fa emergere la figura femminile
Epoca di grandi stravolgimenti dove la figura femminile emerge, non solo esteticamente, con grande espressività. Ottocento ingiustamente oscuro a differenza del blasonato secolo dei lumi, il Settecento, da sempre emblema dell’espressione artistica veneziana.
Che l’Ottocento sia stato un secolo scomodo è del tutto evidente. Teatro di profonde trasformazioni sociali, politiche, economiche. Uno scenario popolato da liberali e patrioti, rivoluzionari e reazionari, nobili e borghesi, intellettuali romantici e neoclassici. Un vulcano in ebollizione che porterà alle Avanguardie del Novecento. L’esposizione intende raccontare il primo secolo dell’età contemporanea che a Venezia apre, idealmente, con la caduta della Serenissima e prosegue in tutto il Paese con la Restaurazione, passando per i moti del ‘48, il Risorgimento, l’Unità d’Italia.
Le opere in mostra
Questa immersione nel passato con gli occhi del futuro è frutto di una lunga e preziosa ricerca per ricostruire l’allestimento originario di Barbantini e della sua storica esposizione. Enorme sforzo critico che in due anni di lavoro certosino ha consentito di rintracciare ben 166 opere di 52 artisti ora conservate in Musei e collezioni italiane. Accanto a questi pezzi sensazionali, i capolavori rimasti a Venezia provenienti dalle collezioni di Ca’ Pesaro, del Museo Correr e dalle Gallerie dell’Accademia.
La mostra è articolata in quattro sezioni – La nascita di un secolo – dal Congresso di Vienna del 1815 sino all’unificazione del Paese; gli approfondimenti monografici con – I grandi protagonisti, Vita e società dell’Ottocento – tra nobili e borghesi, tra città e campagna; infine il – Ritratto verso la modernità – in cui la materia pittorica si sgrana e si illumina, arrivando alle soglie del ‘900.
L’autore della riscoperta del ritratto femminile dell’Ottocento
Nino (Eugenio) Barbantini (1884-1952), era ferrarese. Laureato in giurisprudenza a Ferrara, si trasferisce a Venezia nel 1907. Studia e approfondisce la cultura della città. Non essendo veneto riesce a mantenere un approccio distaccato e libero da pregiudizi. Destabilizza i dettami di una visione miope e a volte scorretta che l’Ottocento aveva trasmesso, quasi fosse una stagione oscura e non desiderata. Il suo è un approccio coraggioso e moderno in un mondo che ha vissuto le atrocità e lacerazioni della Prima Guerra Mondiale.
“Questa esposizione mostra la Venezia dell’Ottocento, una città addolorata perché terra di conquista e quindi di fronte all’epilogo della sua storia millenaria” ha sottolineato il prof Stefano Zecchi nel corso della presentazione alla stampa.
Il ritratto veneziano dell’Ottocento è, quasi cinematograficamente, anche una mostra di fantasmi
Lo possiamo intuire dalle analisi di un grande esperto come Roberto De Feo. Tra le dinamiche della ritrattistica veneta ottocentesca c’è una costante: immortalare l’assenza. Molte persone raffigurate non sono più in vita. L’artista ricavava i tratti del soggetto da maschere funebri o da precedenti ritratti che invecchiava. A volte utilizzava anche materiale fotografico e dagherrotipi.
La complessità dello scenario storico costituisce un forte elemento di attrazione per il pubblico, ma non solo, la mostra è pura suggestione, magnificamente allestita nei luminosi saloni di Ca’ Pesaro, inebriante carrellata di capolavori sostenuta da un certosino lavoro investigativo: identificazione delle opere, proprietari, autori sconosciuti, nuove attribuzioni.
Il ritratto dell’Ottocento che mi porterei a casa
Nel mio peregrinare quale visitatrice seriale dei musei, mi chiedo sempre quale opera vorrei portarmi a casa. Domanda retorica ma che conforta il mio costante desiderio di bellezza. Ho sempre avuto una passione per Francesco Hayez (c’è la sua casa natale non molto lontano da Ca’ Pesaro, i turisti ci passano accanto senza guardarla così impegnati a cercare la strada per la stazione sul cellulare) e per Giacomo Favretto.
In mostra c’è un sensazionale autoritratto di Favretto, un piccolo gioiello, olio su tela in cornice dorata e dipinta. L’ho fotografato per condividerlo con voi lettori. Tutte le altre immagini, decisamente stupende, portano la firma del fotografo Matteo De Fina.
Altra annotazione personale: quando vado a Ca’ Pesaro, oltre a Klimt e Zecchin, cerco il bagliore di una Basilica di San Marco realizzata da Pietro Fragiacomo. Autentico capolavoro impregnato da sfumature d’oro, sembra l’effetto della pioggia quando all’improvviso esce il sole. Il dipinto purtroppo da qualche anno non appare più nelle sale del Museo. Spero torni al più presto, ovunque esso sia.
IL RITRATTO VENEZIANO DELL’OTTOCENTO
Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna
21 ottobre 2023 – 1° aprile 2024
A cura di Elisabetta Barisoni e Roberto De Feo
Con il Patrocinio della Regione Veneto
In collaborazione con Gallerie dell’Accademia
Venezia – Santa Croce 2076
Tel. +39 041 721127
Dott.ssa Elisabetta, grazie alle belle fotografie possiamo ammirare questa bella ritrattistica dell’Ottocento e dare oggettività alla sua scrittura. Coincidente con altri miei interessi storici, credo che l’arte dell’Ottocento, in tutte le sue forme e in tutti i suoi periodi, sia la mia preferita. Sia i pittori, sia gli incisori, sia gli scultori, ci hanno trasmesso immagini belle e chiare. Ora non conosco bene in quale periodo dell’Ottocento abbiano operato gli artisti elencati e in mostra a Ca’ Pesaro, però credo che ci sia un po’ di neoclassicismo, per passare al romanticismo del più noto Francesco Hayez, Questi ritratti, così domestici, ma allo stesso tempo universali, ci aiutano a conoscere le grandi famiglie veneziane del tempo. Se dovessi scrivere un testo storico sulla Venezia dell’Ottocento, oltre a raccontare le vicende risorgimentali, accompagnerei il racconto con questi ritratti, personaggi realmente vissuti e in qualche modo attori dell’Ottocento veneziano. Bellissime le immagini a corredo dell’articolo.
Straordinari ponti tra realtà e immagine, tra metamorfosi tra ritratti di morti e volti di persone. Importante aver sottolineato in questo interessante articolo, il back
sconosciuto. Quasi creazioni di un oceano gelatinoso di Solaris. Emergono pittori ma soprattutto splendide donne del tempo.
Grazie
Ringrazio Pasquettin per l’esauriente informazione.Spero di poterci andare,dipende dalla mia salute ahimè’..