ArcheoAlpago: giornata in ricordo di Eugenio Padovan. E’ questo il titolo dell’incontro che si è tenuto ad ottobre presso la sala Fabris a Pieve d’Alpago, all’interno della rassegna del Mese del Libro. A moderare la serata c’era il giornalista e curatore della rassegna Ezio Franceschini che ha coordinato gli interventi dei tanti appassionati ed esperti intervenuti e che hanno avuto la fortuna di conoscere e collaborare con Padovan. Dal sindaco di Alpago, Alberto Peterle, a Luca Zaghetto, archeologo specializzato in culture protostoriche dell’alto Adriatico. Da Gianclaudio Da Re e gli Amici del museo Alpago, all’archeologo Alessandro Vanzetti dell’Università la Sapienza di Roma, al Gruppo Archeologico Cadorino. Nell’occasione è stato presentato anche il progetto della Casa museo dell’Alpago da parte dell’architetto Annalisa Bonomi e i primi risultati dello studio sulle potenzialità museali dell’Alpago da parte dell’archeologa paesaggista ed esperta nella gestione museale Monica De Cet.
Il lavoro di Eugenio Padovan
A distanza di un anno dalla scomparsa di Eugenio Padovan per un malore improvviso, il suo lavoro continua attraverso la passione e l’entusiasmo che ha saputo trasmettere attraverso le numerose battaglie portate avanti negli anni. Non si parla solo di conservazione e valorizzazione dei beni archeologici. La sua sensibilità e attenzione erano rivolte a spesso ai tanti elementi di pregio culturali e ambientali di tutto il Bellunese.
Un aspetto sottolineato anche da Franceschini: “Eugenio Padovan ha lasciato un segno molto importante, anzi è un segno che continua a produrre i suoi frutti, come abbiamo visto oggi nei progetti museali che sono in atto e che procedono ancora sotto la sua spinta e l’impegno che ha profuso attraverso un quarto di secolo in tutta la provincia. Valorizzando i siti archeologici un po’ dappertutto, dialogando con la soprintendenza, mettendo in relazioni studiosi di tutta Europa, organizzando convegni senza mai stancarsi fino all’ultimo momento”.
Il ricordo del sindaco
Per il sindaco Peterle, Eugenio Padovan era un alpagoto in senso vero: “ha dato tanto per la nostra terra e per il territorio. Abbiamo perso sicuramente un amico, ma anche un grande appassionato della sua terra”. Peterle ricorda come vent’anni fa il giornalista e studioso Padovan parlasse di cose che allora potevano sembravano quasi ridicole, ma che hanno assunto sempre più significato con il passare del tempo: “lo definisco un archeologo visionario. Il suo sguardo era rivolto alla sua passione, il passato, ma sapeva vedere bene anche il futuro. Mi ricorderò sempre quando diceva che l’importante era avere un rapporto e una dimensione giusta con il proprio territorio, con il proprio ambiente e che bisognava rispettarlo. Erano concetti un po’ strani venti anni fa, ma estremamente attuali oggi e direi che ci aveva visto giusto”.
Sulle orme di Eugenio Padovan
Nel solco del lavoro di Padovan, nella serata è stato presentato il progetto di valorizzazione del municipio di Pieve d’Alpago: Casa dell’Alpago. A spiegarne il preliminare è intervenuta l’architetto Bonomi, progettista incaricata per realizzazione della casa-museo. Nell’idea dell’amministrazione c’è la volontà di far tornare “a casa” i reperti rinvenuti a partire dal 2002 nella necropoli in località Staol di Curago e di Pian de la Gnela, ai piedi del Monte Dolada a circa 900 metri di quota.
Datati tra il VII e il V secolo a.C., il pezzo più significativo è sicuramente la situla in bronzo istoriata su tre registri. Per il sindaco hanno un valore importante anche per la comunità e di promozione del territorio: “dobbiamo essere consapevoli di quello che abbiamo. E’ il primo passo se vogliamo proporre il nostro territorio, renderlo attrattivo e attraente anche per tutte quelle persone che vogliono venire a visitare e godere delle bellezze che possiamo offrire”.
Lo studio
Uno studio sul valore che possono avere i musei per le comunità, condotto per tutta la Conca dell’Alpago, è stato realizzato dall’archeologa ed esperta museale Monica De Cet. L’indagine ha riguardato la casa-museo dell’Alchimista a Valdenogher di Tambre, il museo di storia natura di Chies d’Alpago e l’ipotesi di un terzo museo a Pieve d’Alpago. “Quello che è emerso dai primi risultati della mia ricerca, proprio nell’area dell’Unione Montana Alpago, è il ruolo della comunità. Musei per la comunità e della comunità, musei come agenti di trasformazione sociale. Quindi da questa essenza, che emerge proprio dai dati stessi, si percepisce l’esigenza di un vero e proprio coordinamento territoriale che può portare a delle forme anche di sistema museale territoriale”.