Siamo ormai quasi 8 su 10 noi italiani, per un totale di 39 milioni e mezzo di persone, che dichiariamo interesse per il tema della sostenibilità. È uno dei dati che emergono da una recente ricerca di settore, nella quale si sottolinea come dalla finanza, all’energia, ai trasporti, purtroppo, vi sia comunque un rilevante differenziale tra buoni propositi e realtà quotidiana: il vecchio adagio “tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare” è ancora attualissimo!
Tanto per cominciare, le persone pagano il prezzo più alto degli sconvolgimenti del clima: stati insulari del Pacifico che rischiano di scomparire, le nostre città e campagne “assetate” dalla siccità o devastate dai nubifragi. E anche l’economia ne è coinvolta, perché le aziende devono dimostrare che immettono prodotti e servizi sul mercato in modo responsabile nei confronti soprattutto della comunità composta dai clienti / consumatori.
La sostenibilità per gli italiani
Un questionario sottoposto a un campione di 1.100 persone rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne, comprensivo della cosiddetta “Generazione Z”, cioè ragazzi e ragazze tra i 18 e i 24 anni.
I dati emersi dall’indagine sono il punto di partenza per una riflessione che coinvolge esperti del mondo delle imprese, della cultura e della ricerca, oltre a dipingere il quadro della presa di coscienza degli italiani. Ma quanto conta la sostenibilità per gli italiani?
Che la sostenibilità sia una cosa seria, ne siamo ormai (e fortunatamente) quasi tutti convinti. Nel non lontanissimo 2015, il 40% dei nostri connazionali la riduceva a una moda passeggera e un altro 12% non si esprimeva in merito: quindi, oltre metà della popolazione. Oggi, quel 52% totale si è ridotto al 32% fatto di scettici e indecisi; per il 68% degli italiani, la sostenibilità è un tema da non sottovalutare e che va affrontato.
La crisi del clima coinvolge tutti
Parlare di “crisi climatica”, piuttosto che di “riscaldamento globale”, ha permesso di trasformare gli “appassionati del tema” in “preoccupati” (85%), e in “attivisti”, i quali chiedono con veemenza di sostenere la battaglia contro i cambiamenti climatici (86%).
Probabilmente, a questo risultato si è giunti grazie anche alle immagini drammatiche che qualsiasi italiano può citare, avendo assistito in prima persona, e spesso avendone subito le drammatiche conseguenze, all’interminabile siccità dell’estate 2022, agli incendi che hanno ridotto in cenere grandi aree del nostro Paese, o alle spaventose alluvioni in Emilia-Romagna.
Per noi Italiani, e non solo per noi, interessarsi al clima è una necessità, perché il clima determinerà sempre di più la scelta la scelta del luogo dove vivere, come proteggere la propria casa, cosa mangiare e molto altro.
Riflettori sull’energia pulita e sostenibilità
Il dibattito sui temi energetici non è più appannaggio esclusivo degli specialisti e influisce sull’agenda pubblica anche di quest’anno.
Gli Italiani, per il 90% degli intervistati, sostengono quasi all’unanimità il passaggio all’energia sostenibile; purtroppo, però, lo scorso anno è diminuita dell’8% la produzione di energia da fonti rinnovabili, rispetto a due anni fa. Vero che il calo è stato determinato in buona misura dalla siccità che ha limitato la produzione idroelettrica, ma anche dal mancato incremento degli incentivi statali a supporto delle fonti rinnovabili meno competitive.
Ma, dato che i vecchi dicevano (e dicono) che “il primo guadagno lo fa il risparmio”, per contenere le spese si devono limitare i consumi. Significativo è l’incremento del numero di persone che spingono per il ripristino delle vecchie centrali nucleari e la realizzazione di nuovi impianti di quel genere. Il nucleare, così, torna prepotentemente alla ribalta, perché presentato da molti come una soluzione sostenibile ed economicamente vantaggiosa.
Emissioni zero entro il 2035
A partire dal 2035, tutte le nuove auto destinate al mercato europeo dovranno avere emissioni zero, in conformità alla direttiva che punta alla completa sostenibilità del settore dei trasporti entro il 2050. Se da una parte il 71% degli Italiani pensa sia giusto che un paese incentivi l’acquisto di autoveicoli elettrici, nella pratica sono ancora poche le persone che possono permettersi l’acquisto: solo il 9%.
I dati sull’uso di auto elettriche sono pressoché gli stessi degli anni passati, ma registrano un crescente pessimismo legato alla paura dell’aumento dei costi di acquisto. Anche se l’UE tende a favorire innovazione e concorrenza per permettere prezzi di acquisto sempre più bassi, le auto elettriche costano ancora di più rispetto a motore termico. Ma se si considerano i costi di esercizio e uso, un’auto elettrica è già più economica, molto banalmente perché la corrente costa meno dei carburanti e un motore elettrico necessita di molta meno manutenzione.
E non corrisponde a verità nemmeno il fatto che vi sia carenza di infrastrutture: il rapporto tra auto elettriche e colonnine (244.000 le prime e 25.000 le seconde). Dimostra che un Italiano ha a disposizione più servizi rispetto a un francese o a uno svedese.
L’inflazione “morde”, ma la coscienza reagisce con la sostenibilità
Anche in tempi di incertezza economica, il 62% dei consumatori non rinuncia alla sostenibilità. In generale, il 26% degli intervistati è disposto a pagare di più per l’acquisto di beni ”eco-friendly”, quali cibo biologico, giocattoli e prodotti in materiali riciclati, cosmesi naturale, arredamento e abbigliamento sostenibile. E cominciamo dalla tavola; un italiano su quattro si sforza di limitare il consumo di carne e tre su dieci sono disposti a spendere di più per il cibo biologico. Scelte etiche, ma anche di benessere: tre italiani su dieci si dichiarano d’accordo, in linea generale, con queste scelte, perché le ritengono più salutari.
Aumenta anche la consapevolezza legata all’abbigliamento. Nell’anno in corso, il significato di “moda sostenibile” è noto al 48% degli Italiani, 7% in più di un anno fa e, parallelamente, aumentano quelli che acquistano e/o vendono vestiti e oggetti usati: ovviamente, per la Generazione Z, si arriva al 63%.
Imprese responsabili nella sostenibilità?
Rispetto al 2022, sempre più persone hanno sentito parlare di società benefit, ovvero aziende che non cercano solo il profitto, ma anche perseguono finalità di beneficio comune.
Se in passato i consumatori si fermavano a considerare la qualità e il prezzo di un prodotto o di un servizio, ora acquistano sempre più da aziende che offrono prodotti e servizi sostenibili (61%) o dotate di certificazioni (54%). Valutano la trasparenza e l’onestà delle imprese, tanto da considerarle fattori cruciali nelle decisioni di acquisto. Apprezzano la chiarezza sull’origine dei prodotti, sull’utilizzo responsabile delle risorse, sul ricorso a energie rinnovabili, ma anche sul rispetto dei diritti dei lavoratori e sull’impegno nelle tematiche di diversità e inclusione.
Ma c’è ancora diffidenza rispetto a quanto dichiarano le aziende in merito ai loro sforzi per la sostenibilità: il 49% degli italiani teme siano solo manovre di marketing o, peggio, di greenwashing, cioè: “si predica bene e si razzola male!”. E proprio a valle di questa considerazione, oggi molte aziende tendono a non fare notizia con le proprie strategie per la transizione sostenibile.