Parlando sempre di più transizione ecologica e di trasformazione digitale, anche gli investimenti che, da un po’ di tempo a questa parte, effettua l’industria agroalimentare vanno in quella direzione, almeno stando a un’indagine presentata in occasione della manifestazione ‘Agrifood Future’ tenutasi recentemente a Salerno. Circa il 54% delle imprese del settore ha in programma investimenti in sostenibilità, mentre un ulteriore 32% adotterà tecnologie 4.0 entro il 2024.
I dati sull’agroalimentare
Secondo la ricerca, tra il 2022 e il 2024, il 54% delle aziende agroalimentari ha sostenuto, e continuerà a sostenere, investimenti ecosostenibili. I soggetti che adotteranno le. tecnologie 4.0 entro il prossimo anno, sono il 32% di quelli attivi nel settore. Ma, come sempre, le difficoltà non mancano. Le principali barriere sono, nell’ordine: i costi delle materie prime “green” (23%), la non conoscenza delle agevolazioni pubbliche (22%), le insufficienti risorse finanziare (21%), le difficoltà nell’ottenere gli incentivi previsti dal sistema statale (19%).
Nel report citato, emerge come stia crescendo progressivamente la fiducia nelle attività di nuova attivazione, le startup appunto, tra esplorazione di realtà virtuose e investimenti in nuove imprese innovative, senza dimenticare il fatto che le imprese sono molto attente a focalizzate il rafforzamento della cultura dell’innovazione e sui suoi tre pilastri fondamentali: sostenibilità, tracciabilità e canali di vendita.
È ora di puntare sulla revisione dei processi aziendali nell’agroalimentare!
Non solo incertezze per l’agroalimentare italiano ma anche molte buone opportunità. Le produzioni ispirate all’ecosostenibilità imposte dall’UE a coltivatori, allevatori e produttori hanno fatto lievitare i costi, senza che vi sia un reale maggior interesse da parte del mercato ad acquistare prodotti a prezzi più alti. Inoltre, le marginalità produttive si assottigliano anche a causa dell’inflazione, se non bastasse il maggior costo della produzione bio-sostenibile per materie prime e servizi. E, come se non bastasse, l’attuale stretta creditizia dovuta (a mio modestissimo parere!) a una politica monetaria della BCE che porta e porterà solo risultati nefasti, non agevola di certo né le attività né la pianificazione di nuovi investimenti.
Ma dobbiamo evitare di “buttare il bambino con l’acqua sporca”!
Mentre gran parte degli operatori “mass market” con prodotti a basso valore aggiunto e meno premianti fanno immensi sforzi per mantenere livelli di redditività accettabili, c’è un soddisfacente numero di operatori in grado di valorizzare le proprie produzioni di eccellenza e che può competere sui mercati, mantenendo un buon livello di guadagno.
Il Fondo Nazionale per l’Innovazione – CDP Venture Capital – annuncia la nascita di Farming Future, il Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico interamente dedicato al finanziamento e al potenziamento imprenditoriale dei risultati delle attività di Ricerca scientifica e industriale nell’ambito dell’Agrifood Tech.
Resmini e lo sviluppo dell’agroalimentare
“L’innovazione digitale e la tecnologia sono elementi cruciali per lo sviluppo di tutta la filiera agroalimentare, eccellenza del nostro Paese che esprime primati importanti sia rispetto alle attività del mondo agricolo che dell’industria della trasformazione dei prodotti alimentari” commenta Enrico Resmini, Amministratore delegato e Direttore generale di CDP Venture Capital. Farming Future prevede investimenti in oltre 20 progetti e 18 startup nei prossimi anni e include un programma di incubazione tecnica per aumentare la probabilità di successo del trasferimento delle tecnologie sul mercato.
Il focus di investimento di Farming Future sarà su progetti e startup con tecnologie innovative applicabili all’intera filiera agro-alimentare, dall’ambito della produzione (biotecnologie verdi, bioenergia e biomateriali, robotica, nuovi metodi di agricoltura) a quello della distribuzione (food safety and traceability, che sta per “sicurezza e tracciabilità degli alimenti”, supply chain and logistics, che sta per “catena di fornitura e logistica”, tecnologie di processing e packaging, che sta per “lavorazione e confezionamento”, veicoli a guida autonoma per le consegne alimentari).
Trasformare la ricerca scientifica in una startup
Farming Future è il Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico dell’AgriFood Tech nato su iniziativa di CDP Venture Capital in collaborazione con To Seed e realizzato insieme all’Università Federico II di Napoli e agli altri Promotori Scientifici Università della Tuscia, Università degli Studi di Siena, Università di Padova, Università di Bari Aldo Moro, Università Alma Mater Studiorum di Bologna, Università di Torino e Università degli Studi di Milano.
Farming Future unisce le maggiori Università e i Centri di Ricerca del nostro Paese nel settore dell’AgriFood Tech per trasformare le innovazioni più rivoluzionarie sviluppate dagli scienziati italiani in leader di mercato globali, facendo selezione ma, soprattutto, investendo nella crescita dei migliori progetti di Ricerca nelle tecnologie applicabili all’intera filiera agro-alimentare, sia nella produzione – come le biotecnologie verdi, bioenergia e biomateriali, robotica, nuovi metodi di agricoltura- e in quello della distribuzione – che come ha dichiarato poco più sopra Enrico Resmini.
La ricerca di delle startup nel campo dell’agroalimentare
Farming future sostiene il promotore di un’iniziativa scientifica nel campo dell’agroalimentare che abbia le caratteristiche per essere definita innovativa, lungo tutto il percorso di sviluppo, dallo studio di fattibilità tecnologica e commerciale alla fondazione di un’azienda – startup – e alla sua crescita.
Tutt’oggi, Farming Future è alla ricerca di dottorandi, ricercatori, professori o inventori che operano presso le Università partner di Farming Future e il cui lavoro sia focalizzato su tecnologie migliorative per il settore agroalimentare, con l’obiettivo di guidare l’evoluzione verso una filiera sostenibile, sicura ed efficiente.
Ma non solo scienziati e ricercatori! Tutte le startup che collaborano con Università o centri di ricerca italiani o che comunque abbiano una componente tecnologica protetta o proteggibile sono invitate a proporre il proprio progetto.
I programmi di incubazione tecnologica e creazione di business sono realizzati su misura in base alle esigenze specifiche dei proponenti il progetto e possono avere una durata che va da pochi giorni fino a 24 mesi, in caso vi sia da intervenire anche sulla formazione per i manager della startup assistita.
Una mano importante
In sostanza, Farming Future seleziona i migliori progetti e li accompagna nell’incubazione tecnica e nella creazione dell’azienda, con percorsi formativi studiati “ad hoc” per migliorare il business plan, la strategia di approccio al mercato, la gestione della proprietà intellettuale, del team e delle fasi di test e validazione.
Ultimo, ma non per ultimo, c’è anche l’accompagnamento alla commercializzazione del prodotto o del servizio a livello nazionale e internazionale.
Che dire: se avete qualche idea, fatevi avanti!