Quando vediamo un gregge che bruca tranquillo in un prato o lo incontriamo mentre sfila ordinato lungo una strada, non pensiamo mai, oltre alla fatica di chi lo conduce, a che cosa voglia dire, nella sua complessità, essere un pastore.
Cosa vuol dire essere pastore
Ediciclo editore ha da poco dato alle stampe un libro molto interessante, A passo di pecora. Il viaggio di una pastora transumante, nel quale l’autrice, Caterina de Boni, racconta la sua esperienza spiegando, per prima cosa, cosa vuol dire essere un pastore. E lo fa mostrandoci il suo mondo per quello che è, con le le sue luci e le sue ombre, parlando di vita e anche di morte.
“Il pastore non è una statuetta del presepe che tiene l’agnellino sulle spalle, ma un allevatore che cresce , nutre e rivende i suoi animali. Una figura professionale dalle diverse competenze. In campo zootecnico ma anche commerciale, meccanico, agronomico, forestale, veterinario, botanico.”
Una vita di imprevisti
Procedendo nella lettura di queste dense 187 pagine, si comprende bene come la vita di questi lavoratori sia costellata di eventi, imprevisti, problemi che impongono spesso rapide decisioni e interventi che spaziano negli ambiti più diversi. Può capitare di dover riparare un macchinario guasto mentre si è in mezzo al nulla senza poter chiedere aiuto. È vitale saper riconoscere le piante velenose da quelle edibili per non esporre il proprio gregge al rischio di avvelenamento. E’ necessario sapersi destreggiare nei complessi meccanismi della burocrazia. È fondamentale intrecciare buone relazioni con i proprietari dei campo dove si dovrà passare durante la transumanza per evitare contenziosi infiniti e rimborsi per eventuali danneggiamenti. E poi avere gambe forti e vista buona, intuito e adattabilità agli imprevisti. Sentirsi un tutt’uno con i propri animali.
Pastore e pastora
Scrive infatti Caterina De Boni: «Per anni non mi sono considerata veramente una pastora, forse per umiltà, forse perché oltre a pascolare le pecore ho sempre avuto anche altro da fare, sia per necessità che per diletto. Più che una pastora, mi sento una pecora. Sarà per quello che finché le mie pecore non hanno mangiato a sufficienza è il mio stomaco che si sente vuoto. Sarà per quello che quando una pecora partorisce capisco guardandola negli occhi se è il caso di intervenire per aiutarla. Riconosco una madre che ha perso il cucciolo in mezzo a migliaia di mamme che belano tanto per fare quattro chiacchiere tra loro. Sento se un agnello ha mal di pancia. Lo sento nella mia pancia, il dolore. Ma forse queste cose le capisco anche perché sono una donna, e una mamma.»
In questo libro il lettore segue l’autrice nel lungo viaggio alla ricerca di pascoli per le sue pecore, incontrando i molti personaggi che affollano il suo andare. Tra gli altri: “Zia Silvana”, la casara di Malga Costa; Diego della malga S. Anna in Alpago; Pele, il vecchio pastore della Valsugana. E lo scultore di Làzedèl; il ristoratore Tussi; il pastore Serafino, padre della sua bambina. E Nani Taccia, un omone armato di fucile a canna.
Il pastore e l’amore per il territorio
Molte sono le osservazioni sul territorio e i cambiamenti che ha subito nel corso degli ultimi anni: le località franose dove l’uomo ha costruito in mondo insensato, per esempio.
Ma tra le pagine c’è anche spazio e attenzione per gli aspetti piacevoli di questa vita, oltre agli incontri e alle amicizie: il buon cibo e il buon vino, la musica condivisa durante serate in compagnia, la preparazione dei salami che poi verranno cotti con l’aceto, alla friulana.
L’autrice
Caterina De Boni è nata nel 1984 a Belluno. Suona diversi strumenti e per hobby è anche compositrice. Ha collaborato con diversi gruppi musicali folk dalla Val Badia a Trieste. Dalla nonna ha ereditato la passione per le erbe, che l’ha portata a ottenere una laurea in Tecniche Erboristiche e dalla mamma la passione per la lavorazione della lana di pecora. Collabora con istituzioni nell’ambito della promozione e tutela della flora del Friuli anche attraverso il pascolo con le pecore. Assieme ad Adriano Bruna e all’erborista Fabio Ambrosi ha dato vita al Giardino Botanico Alpino delle Dolomiti Friulane (Erto-Cava Buscada, Val Zemola). È tra le protagoniste del docu-film sulle donne pastore In questo mondo (2018), di Anna Kauber, vincitore della 36a edizione del Torino Film Festival come miglior docu-film italiano.
Caterina De Boni, A passo di pecora. Il viaggio di una pastora transumante, Portogruaro, Ediciclo editore, 2023.
Grazie per l’ interessante recensione dove avete colto i diversi punti di vista dai quali si può leggere questo libro. Questo mi gratifica del lungo e minuzioso lavoro di stesura e revisione del testo che è durato molti anni prima di raggiungere la sua versione definitiva. L’ autrice.
Come siamo sempre concentrati a sbrogliare le matasse del nostro microcosmo. Basta alzare lo sguardo ogni tanto e guardarci intorno e si scopre quanto il mondo e variegato e curioso. Diverso da noi. Ma sempre pieno di quella “umanità” di cui, volenti o nolenti, siamo pervasi tutti.