Anche sulla passerella della Mostra Cinematografica di Venezia si è parlato del tema sempre più attuale della violenza sulle donne, si è svolto un inatteso flash mob contro la violenza di genere ed i femminicidi. Protagoniste trentadue parlamentari, sia deputate che senatrici, che fanno parte della Commissione Bicamerale d’inchiesta su tale tema. L’evento è stato guidato dalla Presidente della Commissione, l’onorevole Martina Semenzato e dalla Senatrice Daniela Sbrollini.
Hanno affiancato le parlamentari alcune esponenti dell’organizzazione “D.i.Re“, che hanno risposto favorevolmente all’invito della Commissione. Le manifestanti hanno attraversato il red carpet indossando abiti e calzature rosse e magliette bianche. Gli abiti sono stati realizzati dalla stilista Antonia Sautter. Le t-shirt delle parlamentari portavano la scritta “un passo in avanti per la libertà delle donne”, mentre le attiviste dell’organizzazione “Dire” avevano cartelli che insieme formavano il messaggio “gli uomini violenti sono una realtà, noi lottiamo per la libertà di ogni donna”.
Daniela Sbrollini, senatrice di Italia Viva, molto attiva sotto profilo racconta del suo impegno e la sua appartenenza alla Commissione Bicamerale di inchiesta sulla commissione contro la violenza sule donne.
Senatrice Sbrollini, un’estate segnata da moltissimi fatti orribili riguardanti la violenza di genere, molte donne uccise: avete pensato ad un flash mob per sottolineare ancora una volta il dramma?
“Insieme alla colleghe parlamentari e senatrici capeggiate dalla Presidente della commissione Martina Semenzato abbiamo calcato la passerella del red carpet della 80° Mostra del Cinema di Venezia, insieme alla Associazione “D.i.Re”, I Centri Antiviolenza sono luoghi in cui vengono accolte le donne che hanno subito violenza. Grazie all’accoglienza telefonica, ai colloqui personali, all’ospitalità in case rifugio e ai numerosi altri servizi offerti, le donne sono coadiuvate nel loro percorso L’associazione D.i.Re riunisce in un unico progetto più di 82 organizzazioni di donne che affrontano il tema della violenza maschile sulle donne secondo l’ottica della differenza di genere e di uscita dalla violenza. I Centri antiviolenza svolgono attività di consulenza psicologica, consulenza legale, gruppi di sostegno, formazione, promozione, sensibilizzazione e prevenzione, raccolta ed elaborazione dati, orientamento ed accompagnamento al lavoro, raccolta materiale bibliografico e documentario sui temi della violenza. Le Case rifugio, spesso ad indirizzo segreto, ospitano le donne ed i loro figli minorenni per un periodo di emergenza. Ecco perché vanno sostenuti e rafforzati dalla presenza della politica.
E SUPPORTO OFFRE UN CENTRO ANTIVIOLENZA
Senatrice Sbrollini, in più occasioni lei ha ribadito che questa è una vera e propria emergenza…
“Non c’è tempo da perdere. Le notizie estive ci consegnano un quadro inquietante delle relazioni tra uomini e donne. La violenza è ovunque e ci accompagna su giornali, sui Tg e sui social. Elencare quanto accaduto in questa estate, ci fa capire quanto e come nella nostra società esista, irrisolto, un problema culturale. Le violenze di gruppo avvenute a Caivano, in particolare, hanno superato ogni limite. Coinvolgono ragazzine e ragazzini troppo giovani. Abbiamo finito le parole, ora serve un intervento forte da parte della politica. Questa estate che abbiamo iniziato climaticamente terribile si è trasformata in umanamente orribile”.
La cronaca parla di una violenza che non appartiene più ad un particolare livello sociale, culturale, ma che invece si sta sviluppando sempre più ad ogni livello…
“I fatti di cronaca hanno riportato quotidianamente alla luce una violenza che si sviluppa a tutti i livelli della società. Violenza di genere, femminicidi, violenza sessuale, violenza di gruppo, violenza tra i giovanissimi. Sfaccettature diverse che trovano cause differenti, ma si riconducono tutte ad una educazione assente. L’educazione sessuale che i ragazzini si organizzano spontaneamente in rete su canali di pornografia spinta, la noia che attanaglia troppi cittadini, la debolezza sentimentale che colpisce troppi adulti maschi. Di cause ce ne sono tante, di giustificazione nessuna. Si tratta di mettere un punto”.
Non stiamo assistendo ad una violenza astratta all’interno di un videogioco
“È reale. Anche le immagini di mercificazione del corpo femminile – la donna ricoperta di cioccolato in un buffet di dolci – non costituiscono certo una novità. L’assenza di sensibilità e l’indecenza di certe proposte pubblicitarie è sotto gli occhi di tutti. La società sta vivendo un momento molto difficile. Mancano quadri di riferimento condivisi, i valori tradizionali sono entrati in crisi, ma non sono stati sostituiti da valori nuovi. L’orizzonte è occupato dall’idea del successo facile, da desideri non mediati dall’attenzione per l’altro e per l’altra”.
Senatrice, lei rappresenta le Istituzioni, come pensa e cosa pensa debbano fare?
“Le Istituzioni non si possono voltare dall’altra parte. Non c’è una unica ricetta per risolvere il problema delle violenze sulle donne. Ci vorrà anche molto impegno e tanto tempo e lo dico come Senatrice Daniela Sbrollini. Importante diffondere la Cultura del Rispetto, del Sentimento, Ci vorrà il contributo di tanti soggetti sociali. Ma proprio perché ci vuole il contributo di tutti, la Politica dia un segnale forte ed inequivocabile. Non solo discussioni, parole e propositi. Ma scelte forti e iniziative concrete. Secondo i dati di Donne in rete, solo il 27% delle donne vittime di violenza arriva a denunciare. E questo anche a causa di una certa sfiducia nelle istituzioni, su cui dobbiamo assolutamente intervenire, dando segnali di vicinanza. Molte donne evidentemente non si fidano degli apparati di protezione e per questo decidono di non denunciare.
Senatrice Sbrollini, molte donne non denunciano non solo per sfiducia delle Istituzioni, ma anche perché non sono indipendenti a livello economico e da madri anche per i figli…
“Si, purtroppo è così, molte donne, proprio perché non sono indipendenti a livello economico, subiscono anche una forma di disistima che le inducono a sentire forte la figura maschile, perché ha il potere economico della famiglia, continuare a vivere in una situazione di questo tipo, seppur subendo violenza psicologia e fisica, è purtroppo molto frequente soprattutto se ci sono dei figli, questo aspetto frena molto la donna, dedita alla protezione della prole.
La commissione di cui io Daniela Sbrollini faccio parte con orgoglio, sta lavorando, ma già introdotto dalla precedente legislatura, al “Reddito di Libertà”, che nel 2023, ne è stato approvato l’Avviso Pubblico, un contributo da destinare alle donne che sono vittime di violenza e ai loro figli al fine di favorire l’affrancamento della situazione ed incentivare l’indipendenza economica.
Il contributo ha la finalità di sostenere l’autonomia abitativa, la possibilità di un’autonomia personale, contribuire al percorso scolastico e formativo dei figli. Per avere informazioni si possono fare riferimento anche ai propri Comuni o all’INPS che offrono tutte le informazioni possibili. Bisogna lavorare per fare di più. Avere equipe qualificate e dedicate. Le leggi ci sono, manca però la formazione, rivolta alle operatrici dei centri, alle Forze dell’Ordine e anche alla Magistratura. Il nostro deve essere un lavoro corale, che parte dalle Istituzioni e che si dirami in tutte le figure e le strutture, tale da mettere in atto una ricerca di miglioramento della situazione che sta degenerando sempre più sotto i nostri occhi”.
Cosa si intende per violenza di genere?
“Con l’espressione violenza di genere si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso. La normativa contro la violenza di genere persegue tre obiettivi principali: prevenire i reati, punire i colpevoli, proteggere le vittime. Con l’introduzione nel 2009 del reato di atti persecutori-stalking, che si configurano in ogni atteggiamento violento e persecutorio e che costringono la vittima a cambiare la propria condotta di vita, fino alla legge sulle ‘Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, risultano infatti rafforzati la tutela giudiziaria e il sostegno alle vittime, una serie di aggravanti e la possibilità di permessi di soggiorno per motivi umanitari per le vittime straniere di violenza. La normativa, aggiornata con la legge n.69/2019 in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, rientra interamente nel quadro delineato dalla Convenzione di Istanbul (2011), primo strumento internazionale giuridicamente vincolante ‘sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica’. L’elemento principale di novità della Convenzione è il riconoscimento della violenza sulle donne come forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione. Essa prevede anche la protezione dei bambini testimoni di violenza domestica e richiede, tra le altre cose, la penalizzazione delle mutilazioni genitali femminili.
Senatrice Sbrollini, come raccogliete i dati?
“Della raccolta e monitoraggio dei dati si occupa l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), organismo interforze Polizia-Carabinieri. Per le segnalazioni è attivo il 1522, il numero verde di pubblica utilità della Rete nazionale antiviolenza. Sui territori le prefetture promuovono, dove emergono i bisogni e le esigenze, iniziative di informazione e sensibilizzazione per combattere sul nascere la violenza di genere: formazione nelle scuole, corsi di formazione per gli operatori delle strutture sociosanitarie, per migliorare la prima accoglienza, forme di collaborazione con gli enti locali e le associazioni per potenziare l’accoglienza e il sostegno alle vittime, task force e gruppi di lavoro per pianificare le iniziative e divulgare le best practice.”
Violenza di genere
E’ “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l’art 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne