San Donà di Piave, nel veneziano, sarà cornice di una mostra d’arte contemporanea che strizza l’occhio alla grande pittura del passato. Protagoniste le opere di Ruggero D’Autilia docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale di Venezia in una particolare antologia.
La riflessione alla base dell’antologia
In seguito ad un’attenta riflessione sul fare pittura, si dedica all’approfondimento di temi, tecniche e poetiche dei Maestri del ‘500, del ‘600 e del ‘700. Le opere recenti dell’artista appartengono, in prevalenza, ad un ciclo pittorico che sottrae, alla storia dell’arte, temi, generi e soggetti dalla grande tradizione della pittura.
Questo lavoro di appropriazione, l’autore appartiene all’Appropriation Art, mette in essere un dialogo di reinterpretazione e rigenerazione dell’immagine stessa.
L’Antologia dei giorni uguali
Inaugurata ieri alle 18.00 la sua personale “Antologia dei giorni uguali” a cura di Barbara Codogno e che si terrà fino all’8 ottobre 2023 negli spazi della Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di San Donà di Piave, Venezia.
In esposizione una serie di opere realizzate dall’autore per lo più al tempo del lockdown avvenuto durante la scorsa pandemia. Spiega infatti D’Autilia: “Il mio nuovo progetto espositivo nasce nel periodo pandemico e si muove all’interno del fenomeno artistico definito, in campo internazionale, Appropriation Art, una delle più tipiche espressioni della cultura postmoderna.
Dal covid alla tradizione artistica
In questa visione dei fatti, l’artista, ritenendo superato il mito dell’Avanguardia e abbandonata la convinzione di un lineare progresso storico, si misura con l’intero patrimonio della tradizione artistica, senza più distinzioni diacroniche o gerarchiche. È questo il caso della maggior parte delle opere comprese nell’attuale progetto, una serie realizzata guardando ai maestri del ‘700 in ambito europeo, in particolare Pietro Antonio Rotari, Fragonard e Watteau, cosiddetti pittori della leggerezza e dell’effimero. Le immagini apparentemente frivole, invitano a una lettura più attenta e in una chiave diversa: vi si vede affiorare, infatti, un’inquietudine, un sentimento di festa finita o ancora una diffusa minaccia, è l’inatteso che irrompe. Un mondo di grazia, di intimità, di seduzione e malizia è insidiato dall’incombente, per ricordarci che la bellezza e la felicità non sono durevoli”.
Barbara Codogno e l’antologia di D’Autilia
Nel suo testo critico, a compendio del catalogo, Barbara Codogno sottolinea: “Le opere qui proposte da D’Autilia sono state realizzate durante il lockdown dovuto alla diffusione del Covid; successivamente, su alcune di queste, l’autore è intervenuto inserendo lacrime ed espressioni dolorose: una riflessione sulla guerra russo-ucraina in corso. In molti di questi lavori si rintraccia insomma quel fil noir che traspone sulla tela le paure messe in circolo dal contagio violento.
La mostra apre infatti con una rielaborazione pittorica da Bernardino Mei, Ghismunda con il cuore di Guiscardo, episodio a sua volta tratto da una novella del Decameron di Boccaccio, scritto al tempo della peste nera, della quale possiamo rintracciare un’origine evocativo-narrativa in Convivio – dove alcuni topi banchettano tra noci e gioielli abbandonati. Il topo è l’inizio: è la bestia che fa circolare il male. La violenza del contagio non è mai esplicita in D’Autilia, anzi, agisce sempre sottotraccia, insinuandosi come elemento straniante. L’autore, grazie all’impianto scenico e al talento espressivo e stilistico, esercita una continua frizione semantica che allaccia la vanitas al grottesco, lasciandoci un amaro retrogusto: il presentimento di una catastrofe imminente”.
A completare
Completano la mostra 69 miniature cabochon, una per ogni giorno di lockdown realizzate ad olio su metalli diversi con misure variabili che vanno da un diametro di 20 mm ad un massimo di 40×30 mm, con soggetti tra i più vari, rifacimenti di particolari o invenzioni personali.
Scrive a tal proposito Codogno: “Queste miniature si riallacciano idealmente agli ex voto: sono insomma un perfetto esorcismo post pandemico. Si tratta di ex voto suscepto, che significa: secondo la promessa fatta. La promessa è il ritorno all’ordine”.