Intervistare Claudia Conte è un’esperienza che va oltre i confini del cinema anche se professionalmente inizia la sua carriera come attrice: fiction, film per il grande schermo, tournée teatrali. Il suo volto è legato a molteplici attività: conduttrice, opinionista, ideatrice di format Culturali e Sociali. Impegnata per i diritti umani e a sostegno delle donne. Attivista antimafia.
Ci siamo incontrate all’Hotel Excelsior del Lido di Venezia durante la Mostra del Cinema per la VII Edizione di Women in Cinema Award, premio nato da un’idea di Angela Prudenzi, Claudia Conte e Cristina Scognamillo.
Claudia Conte, riservate particolare attenzione anche alle personalità impegnate in attività legate al sociale e a coloro che hanno a cuore i diritti e il benessere delle persone. In questo percorso si inserisce la personalità di una premiata d’eccellenza come la ricercatrice di fama mondiale Ilaria Capua; davvero un premio carico di novità quest’anno.
“Tante sono le novità e le sorprese di questa edizione. Abbiamo scelto di consegnare Wica a Ilaria Capua, ricercatrice e virologa di fama mondiale, per il suo spessore scientifico e per i livelli di eccellenza raggiunti nel campo della ricerca. La sua vicenda ha ispirato un film ed alcuni documentari, che sono diventati uno strumento di conoscenza di una storia di scienza al femminile tutta italiana. A consegnarle il premio un’altra eccellenza italiana, Patrizia Angelotti, una imprenditrice illuminata che nel 2010 ha fondato Accurate srl, oggi azienda italiana leader nella simulazione in medicina, socialmente importante per gli obiettivi che ha raggiunto: riduzione del rischio clinico e dei casi di malpractice. Spero personalmente che sempre più donne intraprendano studi STEM, magari incoraggiate da donne come loro”.
Dopo aver dato voce alle donne turche e iraniane, quest’anno Women in Cinema Award è dedicato a tutte le donne vittime di violenza. Un doveroso messaggio di estrema attualità.
“Un premio che parte dalle donne (ricordo che è nato da un’idea condivisa con Angela Prudenzi e Cristina Scognamillo, supportate da un’Academy di prestigiose penne al femminile del giornalismo italiano) ed è destinato alle donne, non può non considerare l’emergenza che stiamo vivendo. Ogni tre giorni una donna viene uccisa per mano di un uomo e il 31.5% delle donne nel corso della propria vita ha subito qualche forma di violenza. Sono dati che non si possono più ignorare. Quindi una dedica che dimostra assunzione di responsabilità anche da parte del mondo della cultura e del cinema”.
Claudia Conte, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica non finisce di stupire neppure dopo novant’anni: la regista Liliana Cavani premiata con il Leone d’Oro alla carriera, ha infiammato la platea durante l’apertura di Venezia ’80 dicendo: “sono la prima donna a ricevere questo premio, trovo che non sia del tutto giusto. Ci sono tante donne nel cinema molto brave e mi auguro che questo inizio abbia un seguito nel tempo”. Cosa ne pensa?
“Ho avuto la gioia e il privilegio di conoscere Liliana Cavani nel 2020 proprio in occasione del Premio Wica alla Festa del cinema di Roma. È una donna libera, che non ha mai accettato compromessi. Il suo cinema è indagatore dei misteri dell’universo e dell’essere umano, non ha mai tradito la sua visione dirompente. Quest’anno presenta il suo nuovo film: “L’ordine del tempo”, ispirato al saggio di fisica teorica di Carlo Rovelli.
A 90 anni finalmente un meritatissimo Leone d’oro alla carriera “qualificandosi” come la prima regista donna a riceverlo. Il tema è complesso ma io credo che il merito sia la bussola per orientare le scelte. Se una donna è di valore ha tutto il diritto di ricoprire posizioni apicali, è insostenibile una differenza di trattamento legata esclusivamente a pregiudizi di genere! Servono misure adeguate a restituire effettività al diritto sancito tra l’altro dall’articolo 3 della nostra Costituzione, e un’equa distribuzione delle opportunità”.
Claudia Conte e l’annuncio del film sulla Magnani
Il 5 settembre l’Italian Pavilion dell’Excelsior era davvero gremito, grande pubblico, stampa, televisioni, ad applaudire sei figure femminili straordinarie: Ilaria Capua, il premio Oscar Jane Campion, la regista Kaouther Ben Hania impegnata da sempre a raccontare la difficile condizione della donna in Tunisia, Chiara Sbarigia prima donna a presiedere istituzioni centrali per l’industria dell’audiovisivo come Cinecittà e APA, l’incantevole Noemi e l’affascinante Monica Guerritore.
L’attrice ha annunciato che a marzo inizieranno le riprese del film sulla grande Anna Magnani: “Anna – Una voce umana” che la vede impegnata come interprete e per la prima volta come regista. Il film si apre con una data importante, 21 marzo 1956, vigilia dell’assegnazione dell’Oscar alla Magnani per “La rosa tatuata”. Alla revisione della sceneggiatura ha collaborato anche Andrea Purgatori il giornalista recentemente scomparso. Si tratta del primo film al mondo su questa icona del cinema italiano e internazionale scomparsa esattamente cinquant’anni fa. All’Excelsior c’è una bella mostra fotografica, visitabile fino al 20 ottobre: “Anna & Gina” dedicata alla Magnani e alla Lollobrigida.
Claudia Conte, come valuta l’edizione della Mostra 2023 anche alla luce dello sciopero del sindacato degli sceneggiatori che ha bloccato Hollywood condizionando in parte le presenze al Lido. L’intelligenza artificiale diventerà un problema sempre più grande?
“La Mostra del cinema di Venezia, che quest’anno compie ottant’anni, si attesta tra i maggiori festival al mondo. Quest’anno ci sono ben sei film italiani in concorso! È aumentata la qualità e gli investimenti sui film e questo ci dà la possibilità di puntare al mercato internazionale. L’assenza delle star di Hollywood sicuramente si fa sentire, ma è anche un’opportunità per valorizzare maggiormente il nostro cinema, gli attori e le maestranze italiane! Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, dobbiamo gestirla noi, non farci dominare, quindi è necessario regolamentarne l’uso. Non deve portare alla riduzione drastica di tante figure professionali ma aprire nuove possibilità nel futuro”.
Da sempre sostenitrice della cultura, ha fondato Far from Shallow, società benefit che opera nel settore della sostenibilità.
“La mia impresa culturale si occupa di ideazione e produzione di progetti cinematografici, letterari, mostre d’arte, format che affrontano le tematiche di Sviluppo Sostenibile e Responsabilità Sociale (Agenda ONU 2030) in collaborazione con le più autorevoli istituzioni. Collaboro da anni con Enti del Terzo Settore come UNICEF, Fondazione Museo della Shoah, Comunità di Sant’Egidio per sostenere i diritti umani e delle donne. Per me non si tratta di un lavoro, ma di una vera e propria missione di vita”.
In una intervista racconta di amare le sue origini ma si sente anche cittadina del mondo viaggiando moltissimo come ambasciatrice del dialogo interculturale.
“Confermo. Le origini sono fondamentali. Avere consapevolezza di se’ è il senso di tutto, è il fulcro di ogni nostra azione e definisce tutto ciò che ci sta a cuore”.
E’ anche autrice di romanzi con temi dal grande impatto emotivo, dall’amore, all’illegalità imposta dalla mafia. La contaminazione tra letteratura e cinema è spesso un valore aggiunto, c’è un film tratto da un’opera letteraria che ti è piaciuto particolarmente?
“Le Ali della Libertà, ispirata al racconto di Stephen King, storia di amicizia e libertà che racconta gli orrori di quella che è stata la vita carceraria per tanto tempo: la condizione di isolamento, la corruzione, lo stupro. Ma il film che porto nel cuore è Il diritto di contare, film che racconta la storia di tre matematiche afroamericane nell’America degli anni 60 che lottano insieme per poter ottenere i loro legittimi diritti e dimostrare quanto valgano”.
Donne e cinema, temi a me cari: ti sono grata per averli coniugati nel tuo interessantissimo articolo.
Al titolo del film “Il diritto di contare”, che ho visto ben tre volte, aggiungo “Una giusta causa”, su un tema simile. Il film tratta infatti dalla discriminazione nei confronti della donna in materia di diritto allo studio e alla professione.
“Una giusta causa” è basato sulla storia vera di Ruth Bader Ginsburg, giurista, magistrato e accademica statunitense, seconda donna nella storia a diventare giudice nella Corte Suprema degli Stati Uniti d’America e nel 1956 una delle nove donne ammesse ad Harvard.
Sono grata al cinema che racconta storie vere con piacevolezza. Al termine del film ne esco soddisfatta per la visione e per aver appreso.
Grazie anche a te, Elisabetta, che svolgi divinamente la stessa funzione: intrattieni e divulghi.
Dott.ssa Elisabetta grazie per averci fatto conoscere questo premio Women in Cinema Award posta accanto alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Tutto quello che si fa a vantaggio delle donne è accettato ben volentieri, dall’invio dell’esercito a Caivano, alla Polizia a Palermo per evitare che stupri di bambine, non ancora donne, queste cose non devono più ripetersi. Stesso discorso si può fare per i femminicidi. E’ necessario un nuovo umanesimo che difenda le donne, in ogni luogo, ad ogni età, insieme ad un diritto diverso. Poi dopo aver migliorato queste situazioni è giusto premiare le eccellenze femminili, come è stato per la regista Liliana Cavani, o per la Dott.ssa Ilaria Capua. Nell’intervista viene citato il film il Diritto di contare. Ho visto diverse volte questo bellissimo film, Katherine Johnson e le sue amiche sono un simbolo di emancipazione ottenuta più per meriti scientifici o di calcolo che per una maturazione della società americana. Veramente si rimane stupiti nel vedere quella storia. Quindi questo premio, che mi sembra comunque molto raffinato e forse elitario, dovrebbe rivolgersi a tutte le donne, di ogni ceto, di ogni colore, di ogni cultura, anche a quelle che non potranno mai venire a Venezia, tanto meno in abito rosso e lungo; insieme a loro è giusto premiare quelle poche donne che hanno raggiunto ruoli apicali per meriti e non per processi di promozione privi di contenuti.