La prima classifica di settembre è un viaggio straordinario con la macchina del tempo. Al primo posto del medagliere in genere caratterizzato dalle ultime novità editoriali, troviamo un titolo che ci porta direttamente al Premio Campiello 2010: “Accabadora”. Il romanzo di maggior successo di Michela Murgia scomparsa il 10 agosto scorso a 51 anni. I temi universali come eutanasia e testamento biologico si mescolano con una vicenda piena di suggestioni e intense sfumature letterarie.
Con Accabadora entriamo alla Lovat
Andiamo allora in libreria per scoprire tutte le tonalità di questo inizio settembrino come sempre molto cinematografico. Ecco i dieci titoli più venduti e amati dal grande pubblico elaborati dalla Libreria Lovat, il nostro meraviglioso luogo dell’anima sempre aperto agli incontri con gli autori grazie alle belle sedi di Villorba (Treviso) e Trieste.
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- Murgia – Accabadora – Einaudi
- Giannone – La portalettere – Nord
- D’Adamo – Come d’aria – Elliot
- Gotto – Profondo come il mare leggero come il cielo – Mondadori
- Verghese – Il patto dell’acqua – Neri Pozza
- Cole – Dammi mille baci – Always
- Gotto – Succede sempre qualcosa di meraviglioso – Mondadori
- Crepet – Prendetevi la luna – Mondadori
- Bussola – Un buon posto in cui fermarsi – Einaudi
- Tuti – madre d’ossa – Longanesi
Accabadora. Verità o racconto popolare?
La scomparsa di Michela Murgia ha emotivamente coinvolto il lettore verso il romanzo più celebre della scrittrice sarda, tradotto in tutto il mondo e vincitore del Campiello 2010: Accabadora (Einaudi).
“Acabar”, in spagnolo, significa finire. In sardo “accabadora” è colei che finisce. Agli occhi della comunità il suo non è il gesto di un’assassina, ma quello amorevole e pietoso di chi aiuta il destino a compiersi. Perché lei è l’ultima madre.
Il romanzo è ambientato in un paese della Sardegna negli anni Cinquanta. Al centro del racconto c’è l’accabadora, una donna che pratica una forma di eutanasia verso le persone agonizzanti, come richiesto da loro stesse o dalla famiglia. Cuore della vicenda, il rapporto tra la protagonista e la sua “fill’e anima” una specie di figlia adottiva che le viene ceduta dalla madre biologica, una vedova troppo povera per poterla mantenere. “Figli d’elezione” un tema molto amato da Michela Murgia, ha influenzato il suo percorso professionale ed emotivo come la “famiglia queer”, ampiamente usato nella comunità LGBTQ+. Il termine inglese queer ( eccentrico, insolito), oggi indica le persone che non si riconoscono nella definizione di maschio e femmina. Sembra collegato al tedesco “quer” (di traverso, diagonalmente).
Dietro Accabadora salda La portalettere
La prima settimana di settembre è anche quella della Mostra del Cinema e spesso la letteratura è protagonista del grande schermo, cerchiamo quindi qualche analogia con la decima musa. Paolo Virzì ha realizzato Tutta la vita davanti, proprio da un racconto autobiografico di Michela Murgia; a breve anche un altro libro in classifica si trasformerà in prodotto cinematografico: La portalettere (Nord) di Francesca Giannone. Un’avvincente storia che sembra già un copione da cinema. L’autrice pugliese scopre in un cassetto un biglietto da visita con il nome della sua bisnonna e la qualifica di portalettere. Un mestiere che negli anni Trenta nessuna donna avrebbe mai pensato di fare, ma Anna è molto determinata e sceglie di diventare la postina di Lizzanello, paese del Salento, vincendo una battaglia contro luoghi comuni e scetticismo. Il libro ha vinto il Premio Bancarella.
Libri e cinema
Durante la serata inaugurale al Lido di Venezia, Liliana Cavani premiata con il Leone d’Oro alla carriera, ha dichiarato di essere la prima donna regista ad averlo ottenuto: “questo non è giusto”, ha detto infiammando la platea. Nella nostra classifica letteraria spesso le donne prevalgono, la presenza femminile è ormai una costante nel panorama editoriale. Sempre sul podio in terza posizione il Premio Strega: “Come d’aria” (Elliot) di Ada d’Adamo, scrittrice e danzatrice, scomparsa a soli 55 anni lo scorso aprile dopo una lunga malattia. Passato e presente che si intrecciano nel racconto di una madre che combatte la sua malattia assieme alla figlia disabile con la quale condivide profonde emozioni.
C’è un uomo all’orizzonte con un libro affascinante, anzi due. Costantemente in classifica Gianluca Gotto scrittore torinese e nomade digitale continua a sorprendere con i suoi racconti autobiografici e saggezza millenaria buddista. Ecco i due titoli ormai da settimane in testa nel palmares: “Profondo come il mare, leggero come il cielo” (Mondadori), “Succede sempre qualcosa di meraviglioso” (Mondadori). La ricerca di una pace interiore, un viaggio che diventa una rinascita, il destino degli incontri inaspettati che possono cambiarti la vita. Sono molti gli stati d’animo sollecitati dalla scrittura di Gianluca Gotto impreziosita dalla condivisione di esperienze spirituali importanti.
Con Accabadora un altro big in classifica
Una citazione introduce il prossimo libro: “Il giorno più brutto nella vita di una ragazza è il giorno del matrimonio. Poi, se Dio vuole, le cose migliorano.” Torna in classifica un libro che recensisco con passione, non nascondo la simpatia per questo autore nato come me il 30 maggio. Si tratta di Abraham Verghese medico americano originario dell’Etiopia.
Vive a Stanford in California, ed è professore e vicepresidente del Dipartimento di Medicina presso la Stanford University School of Medicine. Il suo romanzo è stato definito grandioso e spettacolare: Il patto dell’acqua (Neri Pozza). La storia è ambientata in India nel distretto del Kerala, una vicenda epica sulla quale aleggia un mistero.
Il giorno prima delle nozze la protagonista cerca di addormentarsi tra le braccia della madre. Ha solo 12 anni, è stata promessa a un vedovo con un figlio piccolo. L’uomo è benestante, singolarmente accetta una moglie senza alcuna rupia di dote anche se si mormora che la sua stirpe sia soggetta ad una strana maledizione: in ogni generazione almeno una persona muore affogata.
Molto inquietante anche per chi non crede alle superstizioni; la zona del Kerala è praticamente acqua allo stato puro, formata da laghi e lagune a perdita d’occhio.
Anche Crepet non cede
La luna è ancora protagonista del cielo, non solo fenomeno di rara bellezza da ammirare nelle notti sconfinate, ma una suggestione per comportamenti virtuosi. “Prendetevi La luna” (Mondadori) di Paolo Crepet. “Penso che fare lo psichiatra, come lo scrittore, significhi intraprendere l’arte di rimuovere gli ostacoli alla felicità. Ho sempre amato cercare la gente, ascoltarla, scriverne” ha confidato Paolo Crepet. Il suo è sempre un insegnamento illuminante e carico di stimoli originali. “Prendetevi la luna non è un consiglio, ma una suggestione. Non vale solo per i momenti difficili, ma anche in quelli di gioia, o quando si tende più alla rassegnazione che all’esaltazione. La luna è lì apposta, scompare e ricompare proprio perché se ci fosse sempre sarebbe banale. Funziona come il desiderio, che implica il cercar le stelle proprio quando non ci sono o si teme siano nascoste da qualche parte dell’universo”.
Un bacio dura un attimo. Ma mille baci possono durare un’eternità. Sempre in classifica la storia della scrittrice inglese Tillie Cole: Dammi mille baci (Always Publishing). La protagonista decide sin da bambina di collezionare mille baci. Una raccolta così originale quali mutamenti porterà nella sua vita? Sarà l’incipit per legami forti e duraturi o misteriosi e difficili?
Dalla Sardegna di Accabadora al Nordest
Il vento soffia a nordest in settembre, non solo per il cinema. A chiudere la blasonata classifica due autori che conosciamo molto bene. Cominciamo con lo scrittore veronese Matteo Bussola che da molte settimane appassiona il pubblico con il suo romanzo Un buon posto in cui fermarsi (Einaudi). “la vita non è una montagna da scalare, un treno da non perdere, un obiettivo da centrare, ma è una piccola stanza da arredare con cura. Non è una cima da raggiungere a tutti i costi. È la scelta di un buon posto in cui fermarsi”.
Sempre a nordest con il talento di Ilaria Tuti: Madre d’ossa (Longanesi). La scrittrice di Gemona del Friuli mantiene posizioni di primo piano grazie al suo personaggio carico di sfumature aspre e coinvolgenti, il commissario Teresa Battaglia. Una vita sospesa tra indagini, delitti efferati e problemi di salute che minano ciò che ha di più importante, la lucidità della sua mente. La serie televisiva ispirata alle vicende del commissario, con Elena Sofia Ricci, ha ulteriormente conquistato il pubblico.
Salutiamoci con Pavese
Salutiamoci con una domanda: chi vinse il Premio Strega nel 1950? Cesare Pavese con il suo romanzo più celebre: La bella estate. Lo scrittore nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, un paesino delle Langhe. Non solo grande scrittore e poeta ma critico letterario e traduttore di molti celebri romanzi della letteratura americana. In preda a una grave crisi esistenziale mise fine ai suoi giorni proprio nello stesso anno in cui vinse l’ambito riconoscimento il 27 agosto 1950.
Ecco cosa scriveva all’amico Tullio Pinelli celebre sceneggiatore: “Ora io non so se sia l’influenza di Walt Whitman, ma darei 27 campagne per una città come Torino. La campagna sarà buona per un riposo momentaneo dello spirito, buona per il paesaggio, vederlo e scappar via rapido in un treno elettrico, ma la vita, la vita vera moderna, come la sogno e la temo io è una grande città, piena di frastuono, di fabbriche, di palazzi enormi, di folle e di belle donne (ma tanto non le so avvicinare)”.
Buona lettura!
Dott.ssa Elisabetta anche questa settimana Lei e la Libreria Lovat ci aggiornate e ci fate conoscere e apprezzare la letteratura del tempo. Mi sarebbe piaciuto sapere, anche solo una ragione statistica, quante copie stia vendendo su l’e commerce il libro del Generale Roberto Vannacci, che mi risulta non sia presente nelle librerie tradizionali. Il Generale Vannacci vende più o meno di uno dei libri in vendita e sopra indicati alla Lovat? Tornando alla classifica tradizionale mi complimento con la Dott.ssa Francesca Giannone perchè è ai primi posti da molti mesi con la sua storia di emancipazione femminile nella Puglia che rappresenta la metafora del Sud d’Italia. Questa azione di civiltà personale portata come da una missionaria dalla portalettere giunta dal Nord è una vicenda che appassiona, è un esempio concreto di emancipazione. L’altro libro cui ho prestato molta attenzione è la vicenda tragica di una, ma di tante bambine, che in India vengono vendute a dei vecchi per essere spose. Noi ogni tanto vediamo anche in Italia cosa significhi essere costrette a sposare chi non conosci o non ami, pensate al caso di Saman uccisa dai genitori Pakistani e forse da altri congiunti; ma se a questo aggiungiamo l’età delle spose per forza, nell’età dei giochi, della scuola, non possiamo che inorridire. Pertanto questo libro del Dott. Abraham Verghese, anche se scritto da uno straniero e che riguarda un’altra civiltà, merita di essere diffuso e fatto conoscere per stigmatizzare, anche nella letteratura, a livello internazionale, queste sevizie e poi schiavitù legalizzate. Se ricordo bene, cominciai a conoscere questa India terribile da ragazzo, anche leggendo Il giro del mondo in ottanta giorni e la giovane vedova, sposata bambina da un vecchio, che avrebbe dovuto morire durante il rito funebre del marito. Comunque quello che è successo in Italia con lo stupro di gruppo e le sevizie alle cuginette non sono vicende minori. La cultura, lo studio insieme alla legalità auspicata anche dal Generale Vannacci forse potranno aiutarci.
Gentile Marco, grazie per l’interesse dimostrato per questa rubrica che curo sempre con grande passione. Il libro di Vannacci in effetti non può essere in classifica perché si tratta di un testo autoprodotto con un altro canale di vendita e fisicamente non si trova nelle librerie.
Premetto che aspetto sempre di leggere con gioia gli articoli di Elisabetta Pasquettin, sperando anche di trovare i commenti di Marco Palmolella, che scrive e argomenta sempre con vasta cultura e intelligenza.
Questa volta però pur apprezzando tutto il contenuto del suo commento non posso essere d’accordo sul finale del suo post: “La cultura, lo studio insieme alla legalità auspicata anche dal generale Vannacci, forse potranno aiutarci”.
Come si può parlare di legalità e cultura a proposito del libro del generale Vannacci? Il testo che è stato autopubblicato (perciò non si trova in libreria ma su Amazon) esprime il pensiero non di un libero cittadino ma di un rappresentante dello Stato. E’ questo il problema.
Cito solo qualche concetto: Paola Egonu, cittadina italiana, non ha i tratti somatici dei nostri avi (cosa facciamo? Le togliamo la cittadinanza?) Gli omosessuali non sono normali. Gli immigrati non è chiaro se sono tutti laureati o tutti delinquenti. La città di Milano non è più la città dello smog e nello stesso tempo è altamente inquinata. Il generale ama l’Italia ma la descrive come un Paese invivibile. E così via.
Lo stesso ministro Crosetto ha puntualizzato che «le Forze Armate e di polizia, devono operare prive di pregiudizi di ogni tipo (razziali, religiosi, sessuali). Perché tutti devono sentirsi sicuri».
E questo libro è pieno di pregiudizi.
Cordiali saluti a tutti e alla prossima!
Gentile Paolo, grazie per gli apprezzamenti a questa rubrica, è molto bello scoprire lettori appassionati.
Paolo Mattei, facciamo un sorriso e pensiamo a Checco Zalone e hai suoi paradossi.
Anche questa settimana mi beo leggendo gli articoli della Dott.ssa Elisabetta Pasquettin. In modo coinvolgente ed armonioso mi guida nella scelta di nuove letture o mi ricorda che anche i vecchi classici non vanno dimenticati.
Se dovessi paragonare la sua scrittura a qualcosa, penserei ad una farfalla che con leggerezza e fascino si appoggia su fiori, rami, pietre. Così fa lei, accompagnadomi lungo un percorso di libri ed emozioni.
Mi chiedo quando leggeremo un suo libro.
Elisabetta S.
Cara Elisabetta (splendido il nostro nome!), devo ammettere che il tuo commento mi ispira e commuove perché sin da bambina ho sempre scritto molto, dalle favole ai racconti, probabilmente perché la lettura ha influenzato la mia fantasia. Grazie a un racconto inviato per un concorso conobbi Gian Antonio Cibotto. Il mio scritto non fu tra i premiati, troppo surreale, come me; ma ha segnato l’inizio di una bella amicizia con il grande scrittore. Grazie e continua a leggere le nostre classifiche.