“Nel 2022 in Italia ci sono stati poco meno di 50.000 diagnosi di neoplasia del colon; la sopravvivenza a 5 anni per questo tumore raggiunge ormai il 65 %, un risultato eccellente. Tutto questo grazie al programma di screening con la ricerca del sangue occulto fecale: nella nostra regione, il Veneto, in soli 15 anni ha portato ad una diminuzione di mortalità del 20%: è di gran lunga la campagna di screening più efficace ed appropriata, e potrebbe esserlo ancora di più se l’adesione da parte dei cittadini fosse maggior. Ad oggi in Veneto si aggira intorno al 50% degli interessati”. Abbiamo intervistato per https://www.enordest.it il dottor Francesco Bortoluzzi, gastroenterologo dell’Aulss 3 Serenissima di Venezia-Mestre.
Dottor Bortoluzzi, perché la colonscopia è un esame strategico nella lotta al cancro del colon?
“La colonscopia ora è meno pesante di un tempo, grazie alla sedazione che viene praticata per rilassare il paziente e all’utilizzo di endoscopi sempre più evoluti, nonché alla maggiore esperienza dei gastroenterologi (proprio grazie allo screening, che ci ha portato a migliorare in poco tempo). Si tratta di un esame fondamentale, che consente di trovare e asportare il polipo, prima che diventi un cancro o comunque in uno stadio molto iniziale della malattia, “uccidendo il tumore da piccolo” si potrebbe dire”.
La sopravvivenza, a cinque anni dalla diagnosi di cancro al colon, arriva oggi al 65%, un importante traguardo. Ma quali sono i campanelli d’allarme che non vanno mai sottovalutati?
“Nel mio lavoro è importante ascoltare quello che ti raccontano le persone, cercando di cogliere, tra tanti sintomi “banali” (e però magari importanti per chi li sperimenta), quelli che invece possono essere spia di malattie severe. In altre parole, deve “suonarmi un campanello d’allarme” nella testa. Spesso sono la durata o la persistenza dei sintomi, se non il loro peggioramento; un calo di peso significativo senza apparenti ragioni; difficoltà a deglutire il cibo o vomito ripetuto; improvvisi cambiamenti di abitudini dell’alvo, da diarrea a stitichezza, o viceversa. Per non dire di ripetuta presenza di sangue nelle feci, o vomito ematico: ma di solito queste situazioni portano dritte al pronto soccorso. Il tutto peraltro considerando età e malattie eventualmente note. Lo stesso sintomo ha un peso diverso in un giovane di vent’anni o in suo nonno di ottanta, come diverse sono le malattie più frequenti nelle varie fasce di età”.
Dottor Bortoluzzi, l’intestino viene definito “secondo cervello”, perché? Qual è il rapporto dell’intestino con il sistema nervoso?
“La definizione dell’intestino come “secondo cervello” può prestarsi ad una doppia interpretazione. La prima, più popolare, mette in rilievo la rilevanza di stress, ansia, depressione come fattori scatenanti dei sintomi intestinali (il nostro cervello vero funzionerebbe come un parafulmine, scaricando gli stimoli sgraditi sulla nostra pancia). La seconda chiave di lettura invece riconosce la relazione stretta tra sistema nervoso e tubo digerente: esistono società scientifiche di “neurogastroenterologia” con lo specifico obiettivo di indagare sul ruolo di impulsi nervosi sulla motilità del tubo digerente e, quindi, su alcune patologie funzionali di grandissima diffusione, come l’intestino irritabile o la malattia da reflusso gastroesofageo”.
Intestino e sistema immunitario, qual è il legame?
“Il nostro sistema immunitario serve a controllare le interazioni tra il nostro corpo e gli agenti esterni, quali che essi siano: tutto quello che entra dalla nostra bocca viene gestito dal nostro tratto digestivo, che quindi funziona sia come barriera fisica (le cellule, variamente specializzate, che rivestono i differenti segmenti del tubo digerente), sia come “riserva” di microrganismi in grado di interagire con quello che abbiamo ingerito (il famoso microbiota). Il rapporto tra microbiota e cellule intestinali è in grado di riconoscere, modificare e preparare, per un corretto assorbimento, il contenuto intestinale, reagendo invece per eliminare eventuali agenti patogeni. Quando questo equilibrio salta, il sistema immunitario “difensivo” non è in grado di agire efficacemente e possiamo ammalarci, anche di malattie severe, neurologiche (come la sclerosi multipla), ma non solo”.
Dottor Bortoluzzi, quali malattie non tumorali possono essere connesse a una grave alterazione della mucosa intestinale?
“Il nostro intestino è un organo lungo e complesso e quindi molte sono le malattie che possono verificarsi. Tra le più complesse ci sono le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), la malattia di Crohn e la Colite Ulcerosa. Sono infiammazioni croniche del tubo digerente, che possono essere anche molto severe: il problema è che non conosciamo la vera causa del loro sviluppo e quindi ad oggi non possiamo guarirle, ma solo curarle; anche bene, tutto sommato, per una buona parte di persone. Altro problema, soprattutto per la malattia di Crohn, è che i sintomi di esordio possono essere vaghi e non sempre specifici, per cui è possibile che la diagnosi sia ritardata.
Una diffusa maggiore conoscenza della malattia però porta a considerarla precocemente tra le cause possibili di certi disturbi. Per queste malattie inoltre sono ormai disponibili trattamenti con farmaco cosiddetti “biotecnologici” in grado di contrastare le varie manifestazioni di infiammazione del colon: non sempre e non su tutti il risultato è quello sperato ma, laddove lo sia, consentono completo benessere e vita normale alle persone, senza dover ricorrere alla chirurgia, una volta ed ancora oggi necessaria in certe situazioni cliniche”.
Quali sono i pilastri della buona salute dell’intestino e del sistema digerente in generale?
“Il nostro benessere deve essere condiviso con il benessere dell’ambiente che ci circonda. Basta pensare alle gravi conseguenze che stanno provocando i cambiamenti climatici in corso. Preferiamo quindi cibi stagionali, possibilmente a km 0 e provenienti da filiera rispettosa dell’ambiente, ne va del nostro futuro e direi che siamo già abbastanza in ritardo. Abbiamo la fortuna di vivere in un paese che adotta la ormai famosissima ‘dieta mediterranea’, con alimenti vari e in gran parte di origine vegetale: senza tanti fronzoli continuiamo su questa strada! Inoltre, importantissimo vincere la sedentarietà, spesso ripeto ai miei pazienti di alzare il sedere dalla sedia: una attività fisica, aerobica, frequente ed adeguata ad età e condizioni di ognuno, è in grado comunque di mantenere il più possibile le nostre buone condizioni di salute”.
Dottor Bortoluzzi, negli ultimi anni la scoperta dell’Helicobacter Pylori come ha cambiato diagnosi e terapia dell’ulcera duodenale?
“L’ Helicobacter Pylori ha cambiato la storia di una malattia: all’inizio del mio ormai lungo percorso professionale, trovavamo un sacco di ulcere alla gastroscopia, che poi si ripresentavano periodicamente. Una volta scoperto ‘l’Helicobacter’, grazie ad un gastroenterologo australiano, in modo quasi casuale come spesso accade in medicina, con un paio di settimane di antibiotico passa la paura e la malattia. Ora di ulcere ne troviamo davvero poche e, considerando che l’Helicobacter è pure accusato di essere un fattore di rischio per il tumore allo stomaco, anche la prevenzione oncologica ne ha tratto un discreto giovamento”.
Dottor Bortoluzzi, quali consigli dietetici per chi soffre di disturbi all’apparato digerente?
“I consigli dietetici per chi soffre di disturbi all’apparato digerente sono gli stessi, a cui accennavo prima per la popolazione generale: pasti frazionati – mangiare poco e spesso, mai troppo pieno e mai troppo vuoto – dieta variata tipo mediterraneo ed attività fisica. Girano in rete molte diete per diverse condizioni anche diffuse, ma non vi sono quasi mai dati scientifici a supporto: la cosiddetta ‘dieta per i diverticoli’ ad esempio, è destituita di ogni fondamento scientifico, e con essa molte altre che vanno per la maggiore. Diverso invece è il discorso per poche malattie specifiche: chi soffre di celiachia, per dire, il glutine se lo deve proprio scordare: almeno per ora; la ricerca lavora a trovare un rimedio e magari tra qualche anno potremo dire diversamente”.
Dottor Bortoluzzi, le medicine tradizionali orientali mettono al centro della salute anche la pulizia dell’intestino. Si tratta di un buon consiglio?
“Con buona pace degli amici orientali, non vi è nessuna evidenza che la cosiddetta “pulizia dell’intestino” serva a qualcosa. Mi sento di sconsigliarla assolutamente. Mia moglie ricorda ancora la purga che i suoi genitori la costringevamo a fare prima di una vacanza, ma era una vita fa”.