Secondo l’ultimo rapporto di Antigone al 30 aprile 2023 in Italia vi erano 56,674 detenuti a fronte di una capienza di 51,249 posti; gli stranieri detenuti sono 17.723 pari al 31,3%. Il tasso di affollamento medio del 110,6%, con picchi fino ad oltre il 150%, ma in alcuni istituti di pena si arriva anche oltre al 180%. E c’è il problema de suicidi in carcere. Nelle ultime ore soltanto a Torino due detenute si sono tolte la vita. Il Ministro della Giustizia Nordio ha ordinato un’inchesta e si è recato nel penitenziario. Di questi temi ne abbiamo parlato in un forum con l’avvocato Annamaria Marin, presidente d’onore della Camera Penale Veneziana (CPVe), Ilenia Rosteghin e Massimiliano Cristofoli Prat, del Consiglio Direttivo CPVe, che fanno parte della Commissione Carcere CPVe.
L’estate rende particolarmente dura la vita dei detenuti, perché?
“Il caldo in cella d’estate è veramente insopportabile: a Santa Maria Maggiore può essere acquistato un ventilatore a spese del detenuto a 25 euro, ma rimane il problema della scelta tra ventilatore e televisore, essendoci un’unica presa elettrica. Nel corridoio sono stati installati dei ventilatori a soffitto, purtroppo con scarsi benefici. Il sovraffollamento delle singole celle rende ancor più insopportabili l’afa del periodo estivo”.
D’estate la solitudine si fa sentire di più? Come si esprime la sofferenza psicologica dei detenuti?
“La solitudine è una costante per i detenuti, malamente attenuata da qualche telefonata e, per qualcuno, da qualche video chiamata con i familiari. Durante l’estate, i detenuti soffrono il rallentamento anche dell’attività giudiziaria e dei contatti con operatori, difensori e volontariato. L’inerzia forzata rappresenta una costante nelle giornate sempre uguali e i contatti con il mondo esterno sono quindi ridotti al minimo”.
Dai dati risulta che ci sono ancora gravi condizioni di sovraffollamento, perché?
“Le condizioni di sovraffollamento sono una costante nella quasi totalità degli istituti penitenziari italiani. Quanto a Venezia, il sovraffollamento non riguarda la Casa di Reclusione femminile della Giudecca, ma al contrario sussiste pienamente per la Casa Circondariale maschile di Santa Maria Maggiore”.
A luglio avete promosso un convegno dal titolo “Morire di carcere”, quali erano e sono gli obiettivi?
“La visita al carcere di Santa Maria Maggiore è stata promossa il 21 luglio scorso d’intesa con la Camera Penale Veneziana e l’Associazione “Nessuno Tocchi Caino”. Da anni si tratta di un’occasione per conoscere meglio la realtà della detenzione, sollecitando il dialogo con gli operatori istituzionali, con l’obiettivo di accendere i riflettori sulle condizioni dei detenuti e sulla necessità di individuare proposte di superamento di una situazione, quella carceraria, che sempre più appare fuori controllo, fuori legge, fuori dal tempo e fuori dal mondo.
Nel 2022 ci sono stati 85 suicidi in carcere. Quali sono le responsabilità delle istituzioni? E quali le responsabilità della violenza all’interno delle carceri tra detenuti?
“Nel 2022 in Italia vi è stato il record di suicidi in carcere con 85 detenuti. Nel 2023 siamo già a 39 suicidi, gli ultimi 3 in carcere a Venezia dal 6 giugno al 3 luglio 2023, fatto inedito per Venezia, ma anche per l’intero Paese. Dietro i suicidi tra i detenuti vi sono problematiche di vario tipo (questioni familiari, lutti, malattie), preoccupazione per la propria sorte giudiziaria e più in generale una sofferenza per chi si vede privato della libertà, e si sente soprattutto senza prospettive per il futuro, dato l’alto numero di detenuti che risultano privi dei diritti fondamentali senza occupazione e senza riferimenti esterni.
Al di là della responsabilità penale, oggetto delle inchieste ancora in corso da parte della magistratura, è l’intera società ad essere interrogata sul rispetto dei diritti dei detenuti e sul senso stesso del carcere e della pena. Non ultimo, vi è un fortissimo disagio verso la Polizia Penitenziaria e tutti gli operatori del carcere che talvolta addirittura sfocia anche nel suicidio”.
Com’è tutelata la salute in carcere, in particolare la salute mentale?
“Sulla carta, il trasferimento della tutela sanitaria dei detenuti dall’Amministrazione Penitenziaria alla Sistema sanitario regionale avrebbe dovuto migliorare le condizioni di assistenza. Nei fatti, i livelli essenziali di assistenza oggi previsti sono del tutto insufficienti a garantire quotidianamente una presenza adeguata di operatori sanitari in carcere ed a fornire l’assistenza specialistica necessaria (dalle cure dentistiche a quelle psichiatriche).
In carcere, la quasi totalità dei detenuti assume trattamento farmacologico per fronteggiare l’ansia e lo stress collegato alla detenzione. Attualmente a Venezia nel solo carcere di Santa Maria Maggiore vi sono ben 18 casi con diagnosi accertate, a fronte di una assistenza specialistica limitata a 8 ore complessive la settimana, ripartite tra carcere maschile e femminile”.
Le donne detenute in carcere in quali condizioni si trovano?
“La questione è complessa e risente comunque di un impianto normativo ed economico carente. In Italia al 30 aprile 2023 vi erano 2480 detenute, pari al 4,4%. Il problema dei figli è vissuto dalle madri detenute con particolare disagio e insufficiente sostegno. La realtà della Casa di Reclusione femminile della Giudecca negli ultimi 30 anni ha visto un importante presenza di cooperative di lavoro: è questa una fondamentale direzione su cui bisognerebbe insistere, con il sostegno delle amministrazioni e dell’imprenditoria locali”.
Possiamo descrivere la situazione nelle carceri veneziane con dati su presenze e qualità dei servizi?
“Secondo i dati ufficiali dell’associazione Antigone al 30 giugno 2023, a Santa Maria Maggiore vi erano 204 detenuti a fronte di una capienza di 159 posti, tra questi 113 stranieri, pari al 60%. In occasione della visita che la Camera Penale Veneziana ha effettuato con l’associazione “Nessuno Tocchi Caino”, il 21 luglio scorso, ci sono stati forniti degli altri dati: 196 detenuti, di cui 88 italiani e 108 stranieri, 8 celle sono in fase di ridipintura, quindi la capienza attuale è di 151 posti. Si badi bene, però, nel periodo ante-Covid si erano raggiunti picchi di 280 detenuti, quasi il doppio della capienza, e a febbraio di quest’anno vi erano 229 detenuti. In una intera sezione vi sono tutte le celle con un letto a castello a tre piani, situazione che “Nessuno Tocchi Caino ha riscontrato in pochissimi altri Istituti di pena italiani.
I servizi sono ridotti al minimo e l’attività lavorativa interna, nei laboratori di serigrafia (produzione di magliette e borse, anche con riciclo di materiali) attualmente non è in grado con consentire un lavoro a più di 6/8 persone. Alla casa di Reclusione della Giudecca al 30 giugno 2023 per l’associazione Antigone vi erano 80 detenute a fronte di una capienza di 112, di cui 25 straniere”.
Perché avete proposto una visita alle carceri? A chi era rivolta e chi ha partecipato?
“La visita era finalizzata a monitorare le condizioni dei detenuti ed ha visto il coinvolgimento, oltre ai promotori, al garante comunale ed al volontariato, della Presidente e del Magistrato di sorveglianza competente per l’Istituto, di un G.I.P. ed un Giudice del Tribunale Penale”.
La vostra commissione, che fa parte della Camera Penale Veneziana, quali compiti ha e quali obiettivi si prefigge?
“La Commissione Carcere della Camera Penale Veneziana, composta da ben 14 avvocati, ormai da molti anni opera con uno specifico focus sulla vita in carcere, misure alternative alla detenzione e applicazione di misure cautelari. Un impegno particolare è dedicato alla formazione con convegni e corso sull’esecuzione della pena, che quest’anno è stato svolto a livello distrettuale”.
Qual è il ruolo del volontariato in carcere, in particolare a Venezia?
“Il Volontariato rappresenta una presenza fondamentale ed imprescindibile nella vita di un carcere. La presenza del volontariato a Venezia è consolidata in una tradizione di quotidiana presenza in entrambi gli Istituti di pena, rivestendo quindi un ruolo indispensabile: dall’ascolto dei detenuti alla promozione di corsi e di momenti di confronto su temi culturali, iniziative mirate a stimolare l’approccio critico negli stessi detenuti.
Il nostro impegno è volto a favorire l’applicazione della custodia cautelare in carcere, in attesa di processo, soltanto come extrema ratio, proponendo per contro la massima applicazione delle misure alternative ai detenuti in esecuzione di pena, in particolare per pene detentive brevi, garantendo a tal scopo un domicilio ai senza dimora”.