Quando parliamo di “dao”, dobbiamo operare un doveroso distinguo; da una parte, c’è il termine della lingua cinese che significa la «via» e può, in senso metaforico, indicare ogni tipo di via o di sentiero: la via del pensiero, dell’agire umano, del governare, ecc.; ma qui parliamo di filosofia orientale. Dall’altra parte, invece, se intendiamo riferirci all’acronimo DAO, intendiamo il Decentralized Autonomous Organization. Da un po’ di tempo a questa parte, si sente parlare sempre più spesso di “città DAO”: ma cosa sono? Vediamo di chiarire il concetto.
Cosa sono le città DAO
Le cosiddette città DAO sono una forma di organizzazione decentralizzata autonoma (Decentralized Autonomous Organization, appunto) che ha lo scopo di progettare, coordinare e, infine, gestire tutte le attività all’interno di una comunità o di una città in modo indipendente, basandosi su tecnologie blockchain e smart contract. La Blockchain (letteralmente: “catena di blocchi”) sfrutta le caratteristiche di una rete informatica di nodi e consente di gestire e aggiornare, in modo univoco e sicuro, un registro contenente dati e informazioni in maniera aperta, condivisa e distribuita, senza la necessità di un’entità centrale di controllo e verifica.
La Blockchain può essere introdotta per disintermediare interazioni di varia natura, consentendo potenzialmente, di fare a meno di banche, notai, istituzioni finanziarie e così via. Con la dizione smart contract (in italiano: contratto intelligente), invece, si intendono quei protocolli informatici che facilitano, verificano, o fanno rispettare, la negoziazione o l’esecuzione di un contratto, permettendo, talvolta, la parziale o totale esclusione di una o più clausole contrattuali.
Ci sono persone che vivono in città e ce ne sono altre (poche, in verità) che cercano di creare le proprie città
La rivoluzione industriale ha fatto popolare molte delle più importanti città del nostro mondo. L’industrializzazione creò tanti nuovi lavori e molte persone si spostarono dalle campagne e zone rurali alle città per entrare in queste aziende. Fino a quel momento si lavorava la terra e si viveva dei propri prodotti, ottenuti dalla natura e dagli animali. La qualità della vita, inizialmente, era molto più elevata rispetto a quella delle campagne ma questo fu uno status delle cose che non durò molto. Oggi, sempre più spesso, ci ritroviamo a lavorare in uffici dove trascorriamo almeno un terzo della nostra giornata e per raggiungere il posto di lavoro, ma non solo quello, facendo anche pochi chilometri, una buona parte della nostra giornata la passiamo incatenati nel traffico.
Ma qualcuno, non riconoscendosi più in questa “way of life”, sta progettando di creare città concettualmente differenti, che sviluppino dalla base un concetto molto importante e semi-sconosciuto: comunità e indipendenza. Grazie, quindi, alla blockchain, stiamo assistendo alla nascita delle prime DAO, che sono diventate le fondamenta di queste nuove città, dove i membri fondatori hanno stesso diritto di voto e gestiscono i propri progetti; insomma, un vero e proprio esempio di democrazia allargata (almeno nelle intenzioni di chi la promuove!).
Come recuperare i progetti delle città DAO
Svolgendo una semplice ricerca on-line, è possibile recuperare parecchi progetti relativi alle nuove città, quelle più interessanti: Cabin, CityDAO, Kift, Cohere, Praxis, Culdesac, Satoshi Island, Itana, Fly Ranch, Bitcoin Beach. Molti di questi progetti sono basati su un insieme di localizzazioni in diversi Paesi del Mondo, nei quali Paesi i “soci” di queste operazioni che ne fanno parte possono usufruire per vivere full time o solo alcuni mesi dell’anno; per chi ha un po’ di frequentazione del mercato immobiliare (e un po’ di memoria), il sistema ricorda, anche se da lontano, il mercato ormai quasi inesistente delle multiproprietà.
Ma come funzionano questi progetti?
Ma come funziona la messa in atto di uno di questi progetti? Si inizia con la fondazione di una DAO, raccogliendo i fondi necessari dai, chiamiamoli così, soci fondatori, successivamente si acquistano i terreni necessari a realizzare la nova città e, seguendo i principi cari al coworking (spazio fisico da condividere con altre persone per condurre un’attività lavorativa improntata alla collaborazione) e al coliving (abitare in immobili organizzati in modo da poter offrire agli inquilini la condivisione di spazi comuni), si edificano gli edifici necessari, cercando quanto più possibile di utilizzare materiali eco-sostenibili e tecniche di costruzione cosiddette “green”.
Al progetto DAO si lega la gestione di una fattoria
Da non dimenticare il fatto che ogni progetto di città DAO ha come sua parte rilevante la costruzione e la gestione di una fattoria, che ha il compito di autosostenere la comunità che ne fa parte.
In grande percentuale sul totale dei partecipanti, i componenti di questi progetti, tendenzialmente, sono “nomadi digitali”, imprenditori digitali, creativi, lavoratori in remoto, comunque menti aperte e pensanti. La maggior parte di costoro ha costruito e sviluppato tecnologie che sono utilizzate tutti i giorni proprio dalle persone che vivono nelle città e non è un caso se questi hanno deciso, per la loro vita, un cambio di rotta importante: natura, benessere e comunità.
DAO e l’isola delle criptovalute
Prendiamo ad esempio Satoshi Island, chiamata anche (ovvio!) l’isola delle criptovalute. Si tratta di una vera e propria isola, reale e privata, dedicata alla comunità delle criptovalute e descrive il progetto attualmente in fase di sviluppo a Vanuatu, territorio di circa 300 ettari tra l’Australia e le Fiji nel Sud del Pacifico. Il piano prende il nome dall’anonimo creatore di Bitcoin Satoshi Nakamoto, che, oltre un dieci anni fa, ha ideato una versione del denaro elettronico peer-to-peer (cioè: tra pari) che non necessita dell’intermediazione di una banca, perché si basa su una procedura blockchain.
La realizzazione di Satoshi Island è iniziata dopo l’approvazione da parte del Governo locale, che dopo aver ricevuto oltre 50.000 richieste di cittadinanza, ha ufficialmente abbracciato il progetto e accolto con favore la sua comunità nel Paese. In realtà, una considerazione sottostante da fare obbligatoriamente, rende chiaro che tra le reali motivazioni dell’approvazione di una crypto-smart city sostenibile vi sia la volontà del Primo Ministro di attrarre persone e investimenti sull’isola per far fronte al collasso del settore turistico gravemente in crisi. Secondo i dati della Banca Mondiale, infatti, l’arcipelago ha subito una riduzione dei visitatori dai 300.000 nel 2019 ai soli 80.000 del 2020.
Comunque la si pensi, quando menti brillanti si uniscono in comunità fuori dagli schemi, possono nascere i grandi cambiamenti della storia.