Calcio e nuoto, basket e radio, con la voce più famosa di “Tutto il Calcio minuto per minuto”, Sandro Ciotti, il cui ricordo ci accompagna nel nostro zizzagare stavolta a respiro temporale più ampio.
Massimiliano Allegri
Ha una precisa attitudine ad accantonare i campioni. Al Milan fece cedere Pirlo alla Juve, dove l’attuale allenatore della Sampdoria superò se stesso, con Rino Gattuso non finì bene, adesso dismette Bonucci. Che magari sarebbe rimasto anche non da titolare, come nell’ultima stagione.
Andrea Mancini
Ha 30 anni, da calciatore non ha sfondato, solo due gol in Italia, nel Fano. Dove lo raccontai in lungo per Mediaset. Neppure in Ungheria si è imposto, adesso arriva alla Sampdoria nello staff tecnico, sulle orme di papà. In proporzione è più giovane lui, considerati i 30 anni, appunto, rispetto ai 17 anni di arrivo di Mancio in blucerchiato, da calciatore. Ricordo che si presentò a me con un dvd, per mostrare i suoi movimenti anche senza palla.
La Reggiana prende Manolo Portanova dal Genoa
Nonostante la condanna in primo grado a 6 anni per violenza sessuale di gruppo. I tifosi del Bari avevano fatto saltare il trasferimento, a gennaio. I granata di serie B per il momento non commentano, la città è in buona parte contro, alcuni sostenitori minacciano di restituire l’abbonamento. Intanto, ieri, a Reggio Emilia sit-in di protesta contro l’ingaggio.
Domenica scorsa l’Italia ha vinto il titolo europeo under 19, superando in finale il Portogallo per 1-0, dopo avere eliminato la Spagna in semifinale
Ora il ct Alberto Bollini merita l’under 21, dopo questa impresa, contro pronostico, con un buon primo tempo e un secondo di sofferenza. Mantovano, 57 anni, è stato a lungo nei club, partendo dal basso, esattamente come Paolo Nicolato, ct non confermato all’under 21.
Nella rosa azzurrina spicca Luca Koleosho, esterno offensivo, entrato al posto di Vignato contro la Spagna. Ha i passaporti di Usa e Canada, il papà è nigeriano ma ha scelto l’Italia, Paese d’origine della mamma. E’ probabilmente un record di nazionalità. Gioca nell’Espanyol di Barcellona e ha già segnato nella Liga.
Martedì sono stati 20 anni dalla morte di Sandro Ciotti, il radiocronista mito
Qui accenno a commentare in video il suo personaggio, dai tanti programmi dedicati alla storia di Tutto il calcio minuto per minuto
Questo è il ricordo del calabrese Tonino Raffa, per la Gazzetta del sud, che negli anni ho intervistato spesso.
Il saluto di Sandro Ciotti
Venti anni fa ha salutato questo mondo alla sua maniera, trovando il coraggio e la leggerezza per ironizzare anche sulla morte : «Il Padreterno mi ha convocato in anticipo» disse a un collega che era andato a trovarlo al Policlinico Gemelli. Ma se ci mettiamo davanti a una radio e chiudiamo gli occhi, ci sembrerà di sentire ancora risuonare la sua voce inconfondibile e ricaveremo la sensazione che Sandro Ciotti forse non se ne sia mai andato davvero. Perché la radio l’ha padroneggiata con arguzia per quasi mezzo secolo senza mai essere banale, regalando emozioni indimenticabili e pillole di cultura a tante generazioni di italiani che avevano il pallone nel cuore e la grande musica nella testa.
La vita di Sandro
Nato in una famiglia della buona borghesia romana, battezzato dal poeta Trilussa, gli faremmo un torto se dicessimo che la sua popolarità era dovuta solo alle più celebri trasmissioni come “Tutto il calcio minuto per minuto” e la “Domenica sportiva”.
Ciotti non ha fatto solo il giornalista, è stato di tutto e di più: calciatore (con Lazio, Ancona, Bari e Forlì), paroliere, conduttore e ideatore di programmi e documentari, sapiente giocatore di biliardo e di scopone, ha studiato violino e pianoforte, per il cinema ha diretto “Il profeta del gol”, film dedicato alla vita di Cruyff. Seguendo una quarantina di edizioni del Festival di Sanremo ha raccontato la rinascita della canzone italiana e, da esperto di spettacolo, ha attraversato l’età dell’oro di Cinecittà. Al microfono ha raccontato 14 olimpiadi, 8 mondiali di calcio, 15 giri d’Italia, 9 tour de France. Quanto basta per dire che la sua è stata una vita da Oscar.
Avendo fatto parte della seconda generazione di “Tutto il calcio” ho avuto anche il piacere di lavorare accanto a lui
È stato un privilegio assoluto, vissuto in un periodo nel quale lo sport era solo sentimento. Qualche volta era sferzante con le sue bacchettate, perché aveva un caratterino niente male, ma anche quando non ti diceva nulla, avevi sempre da apprendere. Bastava osservarlo, avvolto nella nube delle sue innumerevoli Chesterfield, per rubare preziosi segreti del mestiere. A quella voce così roca (che gli valse l’appellativo di “The Voice” in versione italiana) sono legate tante leggende. Sandro sosteneva che non era dovuta alla quantità industriale di sigarette, ma a un edema alle corde vocali, rimediato dopo una maratona radiofonica di quattordici ore sotto la pioggia alle olimpiadi di Città del Messico nel 1968. Forse il maltempo aggravò un problema già esistente. Fatto sta che quel timbro così singolare invece di rappresentare una disgrazia si trasformò nella sua fortuna e nel suo marchio di fabbrica perché lo rese riconoscibilissimo.
Altro capitolo, la rivalità con Enrico Ameri
Era vera, ma la vissero all’insegna delle loro diverse peculiarità e del rispetto reciproco. E alla fine, invece di costituire un problema, quel dualismo rappresentò una risorsa per “Tutto il calcio”, perché in trasmissione ognuno riuscì sempre a dare il meglio di se stesso. Al nome di Ciotti è legata anche la storica espressione “Clamoroso al Cibali”, coniata dopo una vittoria del Catania contro la grande Inter di Helenio Herrera, il 4 giugno del 1961. Ma la paternità non fu mai scoperta.
Ai mondiali di sport acquatici di Fukuoka, l’evoluzione dello sport non conosce confini
Nella notte, nelle qualificazioni, tuffatori dal trampolino 3 metri di Giamaica, Egitto, Indonesia, totalmente inadeguati per il livello di un campionato mondiale, però è bello che i confini di tante discipline si amplino. La stranissima rinuncia della Rai al telecronista Stefano Bizzotto per commentare i tuffi, al mondiale. Come le troppe volte in cui non ha utilizzato Franco Bragagna sull’atletica, nei grandi eventi. Semplice turnover, ma ha poco senso, per eventi di questa portata.
Pallanuoto
Martedì ha compiuto 75 anni Pierluigi Formiconi, romano, è stato il ct del setterosa campione olimpico nel 2004 ad Atene. Allenava sino al 2020, dunque a 72 anni, a Palermo. Questo è uno degli 8 brani con cui abbiamo raccontato la sua storia.
La prima settimana dei mondiali in Giappone ha comunque portato l’oro del fondo nel team event, con Barbara Pozzobon, di Maserada sul Piave, Treviso, e Ginevra Taddeucci
Fondamentale, nella staffetta 4×1,5 km la rincorsa di Domenico Acerenza, che ha lanciato davanti Gregorio Paltrinieri. Sulla 5 km, l’argento di Paltrinieri e il bronzo di Acerenza, dietro il tedesco Wellbrock, che poi ha disertato la prova a squadre. Nel nuoto artistico, gli argenti di Linda Cerruti e Lucrezia Ruggiero nel duo tecnico e nel tecnico a squadre, con anche Marta Iacoacci, Sofia Mastroianni, Enrica Piccoli, Isotta Sportelli, Giulia Vernice e Francesca Zunino. Nei tuffi, il bronzo di Elena Bertocchi e Chiara Pellacani, sincronizzato da 3 metri.
Atletica
Al meeting di Stoccolma, di Diamond league, Alessandro Sibilio è stato penalizzato da manifestanti sulla pista. “Neanche mi sono reso conto dell’accaduto – Sibilio -, la pista non era buona per la pioggia”. Mai visto: in 3 mettono un finto traguardo, uno striscione a 10 metri dalla fine vera dei 400 ostacoli, l’azzurro è danneggiato, solo il primatista mondiale Warholm aveva tagliato il traguardo vero, in corsia 8. Nel lungo il successo di Larissa Iapichino, con 6,69, due centimetri in più di Mihambo
Basket, la differenza fra Marco Belinelli e Gigi Datome
Beli a 37 anni continua per due stagioni, Datome lascerà a quasi 36, dopo il mondiale. Incidono soprattutto gli infortuni degli ultimi anni al lungo di Milano, dove resterà anche nel dopo carriera. Chiude da mvp delle finali.
A parte che non credo sia legale riprodurre il testo intero di un articolo apparso sulla Gazzetta del Sud, almeno un commento su Lorenzo Leonarduzzi invece di perdere tempo nominando Bizzotto che neanche c’era, si poteva fare