La libertà si conquista, o si riconquista un passo alla volta. All’inizio si osa e si sta a vedere cosa accade, poi si prova con più convinzione e più partecipazione e infine, rafforzati dai risultati, la si pratica senza inibizioni o contenimenti. Credo che ciò sia accaduto anche dopo il 25 luglio del 1943 al momento della destituzione di Mussolini da capo del governo e la sua sostituzione con il generale Badoglio. E’ allora che la libertà entrò finalmente anchenelle canzoni.
Libertà e canzoni
All’inizio, increduli, gli antifascisti più coraggiosi, o soltanto più ben informati hanno lanciato le loro grida in piazza chiamando il popolo a festeggiare, poi son comparsi martelli e picconi e i segni oppressivi del potere incominciarono a cadere qua e là in molte città e paesi. Ci voleva coraggio, ma la reazione apparentemente indifferente delle forze di polizia, la scomparsa delle camice nere erano un evidente incoraggiamento a non temere, che questa volta era davvero un’altra cosa, che gli assassini di Matteotti non avrebbero più avuto forza e possibilità di frapporsi tra il simulacro di un potere ormai inerme e la rabbia di un popolo ormai esasperato.
La storia non si cancella dalla memoria popolare
Occupandomi da anni di canti popolari e sociali ho potuto verificare come le comunità abbiano affidato la loro storia a canti e ballate che la potessero perpetuare nella coscienza delle persone. Del periodo fascista tutto è ancora tenuto vivo da canti che narrano puntualmente le condizioni di vita del popolo, le sofferenze per le avventure e le guerre frutto della megalomania del duce e dei regnanti, in tutto corresponsabili.
Libertà e canzoni contro il potere
Le manifestazioni di dissenso dal potere si erano più volte espresse, arrivando persino a maldestri tentativi di attentati alla vita di Mussolini.
Le forze politiche che collaboreranno alla costruzione della nuova Italia si sono forgiate prima nella clandestinità, poi nella Resistenza.
Il 25 luglio ha gridato agli italiani che la liberazione poteva essere vicina, sollecitando anche speranze in quel momento premature.
Libertà e canzoni sul 25 luglio
Pensavo che gli aedi popolari avrebbero avuto di che cantare dopo la data fatidica. Invece no! la mia ricerca tra libri, dischi e fogli sparsi mi ha permesso di trovare solo una piccola strofa nata quel giorno a Firenze
E i’ venticinque luglio
la fu vinta la vittoria
e o fascisti
è giunta l’ora:
la dovete riscontà!
E’ stata intonata nel quartiere d’Oltrarno, a Firenze, all’indomani della caduta di Benito Mussolini col “Gran Consiglio del Fascismo” del 25 luglio 1943. Quartiere popolare di tradizioni fortemente antifasciste, l’Oltrarno fiorentino (San Frediano e Santo Spirito) lottò duramente già nel 1921, subendo una violenta repressione; repressione che si ripeté, ancor più terribile, con l’occupazione nazifascista a partire dal settembre del 1943.
Canzoni proibite degli antifascisti
Ma quando si manifesta si canta!…. e ne avevano da cantare i nostri antifascisti. Decine erano in tutta Italia le canzoni nate da singoli e da gruppi di netto contenuto antifascista. Erano molto spesso parodie di canzoni in voga che rendeva più facile trasmetterle e ripeterle. Si cantavano nei quartieri, nelle stalle dei filò, tra gruppi di antifascisti sempre più numerosi e decisi. A cantarle si rischiava la galera, ma ora, finalmente, si era liberi di cantare tutta la propria rabbia verso il regime.
Alcuni esempi di canzoni per la libertà: DUCE DUCE
Duce duce il vestito mi si scuce
duce duce chi lo ricucirà?
Tutta la Spagna brustola caffè
per il nostro duce e per il nostro re.
Verrà, quel dì verrà
che anche il duce popolari fumerà
SULLA SPONDA ARGENTINA
Sulla sponda argentina
Mussolini cammina
Farinacci de dré
el ghe tira el gilet (due versioni)
“Sun fassista anca me”
Mussolini si volta
con la faccia sconvolta
el se mete a vusà
ehia, ehia alalà
ma nissun ghe dà tra
Altre canzoni di libertà dal sapore goliardico
QUANDO VEDRAI
Petacci in bicicletta
vuol dire che Benito l’è in bolletta
Quando vedrai
brillare la stella blu
vuol dire che Benito non c’è più.
Quando vedrai
brillare la stella rossa
vuol dire che Benito è nella fossa.
Quando vedrai
brillare la stella nera
vuol dire che Benito l’è in galera.
SULL’ ARIA DI GIOVINEZZA CANZONI DI PARODIA
(le parodie sono infinite)
Son fascisti, son predoni
sono avanzi di galera
son la nuova mano nera
al servizio dei padroni
Con le gesta brigantesche
disonorano l’Italia
Sono protetti dalla sbirraglia
e han sicura impunità.
Delinquenza, delinquenza
del fascismo sei l’essenza
col delitto e la violenza
tu oltraggi la civiltà.
Delinquenza (pé int’al cu)
delinquenza (pé int’al cu)
primavera di gaiezza.
Il fascismo (pé int’al cu)
è la schifezza (pé int’al cu)
della nostra civiltà (pé int’al cu).
Da Badoglio alle nuove canzoni
Dopo aver esautorato il duce, Vittorio Emanuele terzo, fuggito con tutta la corte al sud ,incaricò il generale Badoglio di formare il nuovo governo.Un gruppo di giovani antifascisti piemontesi, che presero parte alla guerra partigiana, scrissero una “circostanziata” ballata dal titolo di Badoglieide. Essa può efficacemente dare un’idea delle “eroiche” imprese del Nostro che riuscì ad avere la guida anche del governo di “unità nazionale” costituito a Salerno il 25 luglio del 1943. Gli autori di questa che divenne una delle canzoni antifasciste più note furono: un anonimo, Nuto Revelli, Dante Livio Bianchi e altri. L’esecuzione qui riportata è di Margot, indimenticabile voce del gruppo Cantacronache.Ecco un esempio famoso di canto per la libertà
La Badoglieide
O Badoglio, Pietro Badoglio
ingrassato dal Fascio Littorio
col tuo degno compare Vittorio
ci hai già rotto abbastanza i coglion
Ti ricordi quand’eri fascista
e facevi il saluto romano
ed al Duce stringevi la mano
sei davvero un gran bel porcaccion.
Ti ricordi l’impresa d’Etiopia
e il ducato di Addis Abeba
meritavi di prender l’ameba
ed invece facevi i milion.
Ti ricordi la guerra di Francia
che I’Italia copriva d’infamia,
ma tu intanto prendevi la mancia
e col Duce facevi ispezion.
Ti ricordi la guerra di Grecia
e i soldati mandati al macello,
e tu allora per farti più bello
rassegnavi le tue dimission.
A Grazzano giocavi alle bocce
mentre in Russia crepavan gli alpini
ma che importa, ci sono i quattrini
e si aspetta la buona occasion.
L’occasione e’ arrivata
é arrivata alla fine di lugIio
ed allor, per domare il subbuglio,
ti mettevi a fare il dittator.
Gli squadristi li hai richiamati
gli antifascisti li hai messi in galera
la camicia non era più nera
ma il fascismo restava il padron.
Mentre tu sull’amor di Petacci
t’affannavi a dar fiato alle trombe
sull’Italia calavan le bombe
e Vittorio calava i calzon.
I calzoni li hai calati
anche tu nello stesso momento
ti credevi di fare un portento
ed invece facevi pieta’.
Ti ricordi la fuga ingloriosa
con il re, verso terre sicure;
siete proprio due losche figure,
meritate la fucilazion.
Noi crepiamo sui monti d’Italia
mentre voi ve ne state tranquilli
ma non crederci tanto imbecilli
da lasciarci di nuovo fregar.
No, per quante moine facciate
state certi piu’ non vi vogliamo
dillo pure a quel gran ciarlatano
che sul trono vorrebbe restar.
Se Benito ci ha rotto le tasche
tu, Badoglio, ci hai rotto i coglioni;
pei fascisti e pei vecchi cialtroni
in Italia piu’ posto non c’è.
T’l’as mai dit parei
T’l’as mai dit, t’l’as mai fait,
T’l’as mai dit parei
T’l’as mai dilu: Si Si
T’l’as mai falu: no no
tutto questo salvarti non può