La televisione ha molte e riconosciute qualità, e qualche difetto o vizietto da cui l’utente dovrebbe avere l’opportunità di difendersi. Uno dei caratteri, divenuto insopportabile, si annida proprio nello stile televisivo dell’incontro fra più voci, intese alla lettera oltre che in metafora: la chiacchiera continua (pardon, i talk show quotidiani, quelli che occupano il video dal mattino fino a mezzanotte e oltre).
Non sono i dialoghi in sé che finiscono per infastidire: i parlatori sono dei volontari, per interesse o per fede accettano la chiamata sul palco, e la discussione cui partecipano è democrazia pura; non si tratta, insomma, di stigmatizzare le idee portate davanti alle telecamere e confrontate con altre idee: si tratta, invece, di un particolare tecnico che a me sembra trascurato (o forse diabolicamente lasciato accadere).
Guardiamolo – anzi ascoltiamolo – da vicino
Si tratta, dicevamo, di un fenomeno tipico dello strumento televisivo, cioè di un effetto del dialogo fra gli ospiti dei vari salotti. Per chi non ci abbia fatto caso, spieghiamo: ogni volta, e da sempre, le voci dei dialoganti spesso si sovrappongono per indisciplina o entusiasmo dei parlanti, le parole cozzano una contro l’altra, si mangiano fra loro, si cannibalizzano e le frasi arrivano incomprensibili al telespettatore. Le parole si ingrumano, sfasate e contorte, e non nasce un coro ma una dura cacofonia alla quale il conduttore o conduttrice aggiunge di suo a maggior gloria dell’incomprensione.
Nessuno si sogna di recuperare le parole lacerate, come se non fossero portatrici di un messaggio, perché è evidente che il massaggio sono lorsignori in persona che si vestono delle proprie parole (“si parlano addosso”).
Uno pensa: sono i soliti politicanti. Invece no, sono di tante categorie, tutti con grinta da combattente per una causa qualsiasi, gladiatori di un’arena che si chiama video dove abbaiano filosofie di vita, programmi, verità confezionate, e i più focosi urlano idee incandescenti che denotano a volte un deficit di civismo (detto anche buona educazione). Così stando le cose, dal video domestico filtra ogni giorno la rappresentazione dell’Italia pubblica e privata del nostro tempo grazie a scontrose battaglie verbali che il popolo televisivo, incapace di interloquire, capisce soltanto a metà. Pur non essendo del tutto sordo.
Il volo senza le ali
“Pietà l’è morta” verrebbe da dire ad ogni alba che ci trova più poveri della sera precedente, perché ogni giorno che nasce ci sveglia con le brutali cifre della conta dei morti “della strada” e “della droga”, una catastrofe al rallentatore, goccia a goccia, corpo su corpo: non abbiamo più compassione, non abbiamo più lagrime? Il lato oscuro della nostra gioventù occupa l’orizzonte. I numeri scanditi con funebre esattezza sono quelli di persone giovani, dei “nostri ragazzi” che cercano il volo che li strappi dalla routine e precipitano nella notte, qualunque significato abbia oggi questa parola.
Il terribile è che quelle vittime seriali, per tutti noi che condividiamo il presente, sono una perdita secca di umanità, di futuro svuotato, sterilizzato. Le famiglie si svuotano e la società è come la pelle di zigrino del romanzo di Balzac: si restringe inesorabilmente, ed è la pelle della vita che si perde nel tempo.
Il mondo sta perdendo l’anima?
Una società già depauperata dal vistoso calo delle nascite, è fatta di vuoti, di vite disperse, svendute, di sogni bruciati: non basta il pianto, monta la rabbia, e la disperazione oscura i nostri cuori.
Forse questo mondo in declino sta perdendo l’anima? Sicuramente continua a perdere le anime più votate alla vita. Come un vento di follia che raschia i prati delle nostre esistenze e ne strappa i fiori più freschi, così la morte per incidente o per deliri tossici falcia i nostri figli, nipoti, fratelli, amici, e mille domande ingorgano i pensieri, quando forse cerchiamo soltanto un perché.
Lo sfondo di queste tragedie quotidiane è occupato dalla droga che “abita” in tanti italiani: la letteratura le ha dato un nome, è l’Alieno della fantascienza: si sostituisce all’io, è il malefico burattinaio che porta le persone alla perdita del controllo di sé, all’autodistruzione. Forse i ragazzi della notte giocano alla roulette con il destino, forse vogliono mettere in gioco la vita per sfida, ma la perdono trascinando con sé il loro mondo di relazioni e di affetti in un gorgo di nulla. Dilapidano il loro bene più prezioso, sé stessi, mentre cercano l’assoluto.
Con tristezza, un giornalista ha scritto che è “in via di perdizione il pensiero del futuro, di ogni progetto che vada oltre il prossimo week end o la prossima vacanza” (Ranieri Polese).
Citazione d’autore
Un tempo gli uomini si servivano dei corvi per interpretare i presagi e osservavano le traiettorie dei loro voli per orientare le proprie azioni (…) Ma ora gli uomini non guardano più il cielo. Avevano alzato sul mondo una nebbia di polveri e fumi e cattivi odori che coprivano il soffio della primavera in arrivo, come già nell’equinozio d’autunno i primi refoli dei venti invernali, confondendo tanti uccelli migratori, facendo saltare programmi, ritardando arrivi e partenze e trasformando le rotte verso sud in uno di quei grovigli di autostrade intasate che gli uomini usavano per spostarsi da un posto all’altro senza che il corvo riuscisse a capire le ragioni nascoste di quel vano e continuo fuggire da se stessi”.
Filelfo, L’assemblea degli animali, Einaudi 2020
Caro ivo leggo il tuo Rticolo di oggi come sempre ti ammiro ma wuestavolta ti trovo un po nervoso…alla tua prima considerazione sulle orla scaturite dal maxi io ho ketto la positività cge le dipendenti hanno denunciato lurlatore pagato e offensivo purtroppo applaudito dal pubblico. Forse le notizie di cronaca dovrebbero uscire complete e non evidenziando solo gli scandalosi e qui purtroppo devo constatare che il dire delle donne non è stato evidenziato. Grazie a te per la tua saggezza.tua vittoria