Al saggio Jedi Yoda, che conosciamo da Guerre stellari, nel suo mondo fantastico i rumori e le immagini della Terra arrivano sotto forma di echi forse un po’ sfocati: noi terrestri esportiamo bellezza di paesaggi e crudezza di violenza distruttiva. In quest’ultimo anno, lui che ama la civiltà terrestre e ha molte battaglie nel suo curriculum, e dunque sa che cosa c’è – e cosa non c’è – che fa andare le guerre, ha diffuso alcuni pensieri suscitati dall’invasione dell’Ucraina. Nel suo Diariopensiero, che è un concentrato di meditazioni, ha scritto qualche pagina ovviamente molto personale. La distanza cosmica che ci separa non sembra aver oscurato il messaggio, che è stato intercettato sub etere e siamo in grado di riprodurre, sia pure per frammenti.
“Dove c’è umanità c’è competizione, a tutti i livelli, e le guerre sono la parte oscura delle competizioni.
Le guerre riscrivono i rapporti fra gli umani su pagine macchiate di sangue e bruciacchiate.
Che tristezza quando la pace arriva sulla spinta di una guerra.
La guerra deforma l’anima degli umani, sia di chi la provoca, sia di chi la subisce. Truce destino.
Le cause scatenanti dei conflitti sono soggettive e oggettive: alcune nascono nel buio del cuore, altre sulle rive di un fiume prosciugato.
Le differenze sono una miccia accesa, ma non si vedono se non quando l’incendio è scoppiato.
Quanta infelicità per non aver ascoltato i profeti.
Il rumore delle parole e dei cannoni è il prima di ogni guerra; il dopo è il silenzio delle armi e dei proclami. In mezzo regna la morte.”
No comment.
La saggezza del Colle
Un amico presidente, così molti italiani sentono nell’intimo la presenza di Sergio Mattarella al Quirinale, una sentinella in allerta sul Colle più alto di Roma. Altri cittadini, complice l’età anagrafica, lo sentono come padre istituzionale, da figli d’anima diciamo. L’Anonimo ne sente la vicinanza ideale e legge tutti i suoi messaggi: c’è saggezza, c’è stile in quell’uomo pregato “con intenso e umile fervore” dai politici perché continuasse il mandato. Con lui, senti che la democrazia è personificata, le puoi stringere la mano o mandarle gli auguri di Natale.
In un’occasione recente, parlando ai magistrati ha espresso questo auspicio: che i pronunciamenti della magistratura siano scritti “possibilmente con un linguaggio consono e misurato”. L’auspicio, nella sua brevità e concisione, suona come il pressante invito di un docente agli allievi faciloni schiavi della dea Burocrazia.
Siamo tutti utenti della parola, nel bene e nel male, nella preghiera e nella volgarità: il Presidente ha parlato anche a noi: non violentiamo la nostra lingua, patrimonio culturale nazionale.
Primavera del ‘45
(poesia)
La primavera ritorna sul mondo
col solito odore di cadavere
che nei fiori si cambia.
Andiamoci in mezzo ancora una volta,
percorriamola
con gli occhi tristi e sbarrati
che al bene son pronti ancora una volta.
Ancora ce ne saranno, una
o cinquanta?
Perché ci passammo su questo mondo?
Il piacere è così intessuto al dolore
che è inutile cercare di separarlo.
Mi tocco con le mie mani
che sicuramente saranno morte,
sicuramente saranno
quella polvere che sparge la primavera.
Mario Tobino
Da ’44-’48, Edizioni della Meridiana 1949