Tra pioggia e siccità le colture sempre più stritolate dai cambiamenti climatici. I recenti rovesci di pioggia hanno causato allagamenti anche nelle campagne veneziane, dovuti alle consistenti precipitazioni e all’eccessiva aridità dei suoli che hanno assorbito lentamente l’acqua caduta in grandi concentrazioni. Ora all’orizzonte, dopo quasi due anni di siccità, si profilano nuovi rischi per le colture. Soprattutto frumento, soia e orticole.
Rischi per frumento, soia ed orticole immerse nell’acqua stagnante
“Il prolungato ristagno che abbiamo registrato in conseguenza alle ingenti precipitazioni, concentrate in un breve lasso di tempo, e l’aumento di temperatura, che di solito caratterizza l’inizio di giugno, crea un ambiente favorevole al manifestarsi di patologie sul frumento e sugli ortaggi prossimi alla raccolta – spiega Marco Aurelio Pasti, presidente di Confagricoltura Venezia. – Si prevedono inoltre ritardi nelle semine di soia e rischi di asfissia mais per la quota di questo cereale che era stato seminato da poco ed era ancora via di germinazione.
Più in generale le precipitazioni di maggio hanno alleviato in parte la crisi idrica che stavamo vivendo, ma non possiamo scordarci le tendenze di lungo periodo che il cambiamento climatico ci porta: temperature più alte, precipitazioni più intense e rarefatte, aumento del livello del mare: tutti fattori che aumentano il rischio di risalita del cuneo salino che ci impongono fin da ora di realizzare barriere antisale nei principali corsi d’acqua dal Tagliamento all’Adige o in alternativa canali di adduzione di acqua dolce nelle zone costiere”.
Terreni in difficoltà ad assorbire la pioggia, ma senza riserve d’acqua, la siccità continua. Frumento, soia ed orticole non sono al sicuro
“Le conseguenze della prolungata siccità si vedono anche riguardo alla difficoltà ad assorbire l’acqua da parte del terreno, perché inaridito e con una consistenza compatta – dichiara Emanuele Boetto, direttore di Confagricoltura Venezia. – In questo contesto è chiaro che le precipitazioni di fine maggio non potranno dare un effettivo vantaggio rispetto alla carenza idrica causata dalla prolungata siccità. L’estate, che sta arrivando, potrebbe essere atrettanto difficile della precedente, perché non ci sono più riserve idriche nei laghi di montagna e nelle falde, pertanto alte temperature e una nuova fase di siccità potrebbero comportare conseguenze altrettanto gravi dello scorso anno”.
Appello al sindaco di Chioggia per un incontro con Regione e Consorzio: “urgente e necessario lo sbarramento sul Brenta”
“L’alternarsi di lunghi periodi di siccità interrotti da precipitazioni torrenziali getta gli agricolturi nella disperazione – rincara Nazzareno Augusti, segretario di Confagricoltura nella zona di Chioggia. – Come è noto qui abbiamo avuto le peggiori conseguenze della siccità con la risalita del cuneo salino fino a oltre 10 km nelle campagne, un fenomeno che ha fatto perdere grandi quantità di raccolto e che rientra in quelli che possiamo definire “danni da salinità”.
Di fatto gli agricoltori non hanno potuto irrigare i campi, perché l’acqua era diventata salata e le colture sono morte di sete. Ora sembra finanziato l’avvio dei lavori per l’opera di sbarramento del cuneo salino sul fiume Adige, ma non si sa nulla della medesima opera che era prevista anche sul fiume Brenta. A questo scopo come Confagricoltura Venezia abbiamo chiesto al sindaco di Chioggia di organizzare al più presto un incontro del Comune con la Regione e il Consorzio di bonifica per valutare le caratteristiche di urgenza e necessità pubblica della costruzione dello sbarramento anche sul fiume sul Brenta”.
L’opera sul Brenta potrebbe creare un invaso di acqua dolce naturale senza dispersioni in mare per aiutare la coltivazione di frumento e soia
L’intervento previsto sul fiume Adige consiste nella ristrutturazione di un’opera già realizzata in precedenza, ma rispetto alla quale lo sbarramento esistente non è più adeguato alle attuali portate dell’Adige ed risulta poco efficace nell’azione di contenimento della risalita del cuneo salino.
“Sul fiume Brenta manca qualsiasi sistema di sbarramento alla risalita del cuneo salino, oltre a qualsiasi modalità di rallentamento del deflusso dell’acqua dolce – conclude Nazareno Augusti.- Ne deriva che in questo caso l’acqua salata può risalire ed inserirsi negli altri fiumi Bacchiglione e Gorzone, che confluiscono nel Brenta, arrivando fino a Cavarzere e Codevigo. Nel contempo l’acqua dolce, che arriva da monte, viene rapidamente “persa” nel mare, senza nessun sistema di rallentamento che ne permetta l’invaso e un maggiore attingimento per uso irriguo con conseguente temporanea conservazione della stessa, evitandone gli sprechi. Lo sbarramento progettato sul Brenta potrebbe servire proprio per rallentare il deflusso dell’acqua dolce al mare, ampliando di fatto la possibilità di attingimento dell’acqua per uso irriguo, in questo modo l’alveo del fiume, insieme a quelli di Gorzone e Bacchiglione, potrebbe diventare di fatto un invaso naturale”.