Ogni storia professionale, in qualche modo, si intreccia alla storia personale. Ma per Silvia Battistella, nipote e figlia di maestri, la scelta di frequentare le magistrali e poi di insegnare alle scuole elementari (ora chiamate primarie) sembra addirittura una tradizione familiare da continuare, un destino già felicemente segnato. Non poteva che essere maestra. Nel suo nuovo libro, pubblicato dalle Edizioni Centro Studi Erickson S. p. A. col titolo Tutti presenti. Piccole storie da maestra, racconta la sua esperienza didattica, scandita in undici brevi capitoli articolati da settembre a giugno, i mesi dell’anno scolastico, ovviamente, anticipati da un’introduzione e una “genealogia”, inframezzati da un intermezzo e seguiti da una conclusione e da un’appendice.
La maestra si racconta
Silvia Battistella dice di sé: «La mia storia di maestra è un’alchimia complessa, una partitura in cui cognizione si intreccia a emozione, in cui contesto fa rima con pretesto, in cui imparare va a braccetto con insegnare, in cui responsabilità è garanzia di opportunità… Ogni mattina, in ognuna delle classi che ho avuto, entrando in aula ho percepito la forza della danza sottesa a tutto questo, l’infinita complessità dell’esistere e la bellezza di poter contribuire — almeno in parte — alla crescita e all’educazione dei cuccioli d’uomo, i cittadini di domani.
Quelli che, a volte, ritornano, ormai ragazzi e ragazze, o giovani uomini e giovani donne, per invitarmi alla pizza di classe e per dirmi, con gli occhi sorpresi: “Maestra, come sei piccola!”». E ci invita a vivere con lei questa danza, un’esperienza di vita prima ancora che professionale. Ci comunica con intensità la sua attenzione per i bambini, la sua costante ricerca di un modo di avvicinarsi soprattutto a quelli in difficoltà, il suo desiderio di trovare per ognuno di loro un approccio didattico adeguato. Perché la scuola non deve solo insegnare, ma educare, anche a riconoscere le proprie emozioni, il proprio vissuto, e a esprimere i propri sentimenti.
La giornata della maestra
Per questo ogni sua giornata a scuola comincia con “il cerchio del buongiorno”: seduti a terra, dandosi la mano, guardandosi negli occhi. Un rito quotidiano «utile a contenere i nervosismi, i brutti sogni e quelli belli, a riconoscerci, a dirci: siamo qui». Ma anche uno strumento di «alfabetizzazione emotiva permettendo di cominciare la giornata dicendo a tutti di che colore sei, qual è il tuo umore e perché. O anche semplicemente dire “Sono blu” e basta, perché si può non dire niente, non spiegare, passare parola».
I casi difficili
L’autrice ci racconta di Antonio e dei suoi attacchi d’ira, che lei riesce a gestire mantenendo la calma e lasciandolo sfogare, esercitando la sua capacità di attesa. Ci racconta di Claudio che ha bisogno, in palestra, di correre a perdifiato fino ad esaurire le sue energie e di Giacomo che è convinto di non saper fare niente e se ne sta «con gli occhi socchiusi e la testa leggermente all’indietro», tutto il tempo. In questo modo ci ricorda l’importanza di rispettare i tempi e le capacità di ognuno, e in questo risuona la famosa frase che il mitico Alberto Manzi aveva riportato su un timbro che usava in classe “fa quel che può, quel che non può non fa”.
Il libro
Nel libro Silvia Battistella riflette sui cambiamenti, non sempre positivi, che la scuola ha subito nel corso degli ultimi anni, sulla fatica di gestire i tempi, la burocrazia sempre più invadente a scapito della didattica, la necessità di confronto con colleghi dalla diversa metodologia e impostazione. Il suo sguardo però è sempre rivolto per prima cosa ai bambini, che sono molto cambiati anche loro. Non abituati, ad esempio a dirimere per conto proprio conflitti e questioni relazionali con i compagni. La maestra viene continuamente chiamata, infatti, ad assumere il ruolo di arbitro o, peggio, di giudice.
Si rende perciò spesso necessario gestire questo aspetto in gruppo, analizzando le più diverse situazioni insieme e utilizzando un strumento importante: la Carta Costituzionale che ogni classe ha elaborato per regolamentare la vita comunitaria. Articoli «che riguardano i comportamenti adeguati con le maestre, gli spazi scolastici, i compiti, le routine» e anche le relazioni interpersonali tra alunni.
La maestra e un libro che finisce troppo presto
Questo libro ha un unico difetto, se così si può dire, finisce presto e, nel girare l’ultima pagina, si vorrebbe continuare a leggere altre storie, a riflettere ancora insieme all’autrice su questa realtà importante e insostituibile che è la scuola, oggigiorno troppo mortificata e sempre più lasciata senza risorse economiche e umane. La speranza è che Silvia Battistella continui a scriverne, oltre che, naturalmente, a lavorarci come sa fare benissimo.
L’autrice
Silvia Battistella, laureata in Scienze dell’educazione e formazione, counselor sistemico, è insegnante di scuola primaria dal 1983. Negli anni ha ricoperto incarichi relativi alla promozione alla lettura, alla continuità tra ordini di scuola, all’attività motoria, al patto educativo tra scuola e famiglia, organizzando convegni, incontri, laboratori. Collabora come consulente pedagogica presso una scuola dell’infanzia, dove per anni ha gestito uno sportello di ascolto per docenti e genitori. La scrittura è la sua attività parallela: è docente de Il Portolano, Scuola di Scrittura Autobiografica e Narrativa di Treviso, collabora attivamente fin dalla prima edizione con il festival letterario CartaCarbone. Suoi racconti sono stati pubblicati in raccolte collettanee e nel volume La felicità elementare (Padova, CLEUP). Ha pubblicato inoltre le sillogi poetiche Il sapore del vento (Spinea, Edizioni del Leone), Isole (Roma, Aletti), Canzoni per il Lupo (Padova, La Gru), Osserva il pioppo tremulo – un discorso segreto (Ancona, Italic Pequod).
Silvia Battistella, Tutti presenti. Piccole storie da maestra, Trento, Edizioni Centro Studi Erickson S. p. A.,2023.
Grazie per la bella recensione! Questo piccolo libro ha l’ambizione di rivolgersi a un pubblico largo, di lettori non specialisti: è un’autobiografia dettata dallo stesso bisogno che porta tante persone da noi a Il Portolano, la Scuola di scrittura autobiografica e narrativa di Treviso. Un pó come il tuo “Anch’io mi ricordo”. Felice che ti sia piaciuto!🙂
🙂 Grazie a te!