Si è completato l’iter di conversione del decreto Migranti, cosiddetto Decreto Cutro, che il Governo aveva emanato nel corso del Consiglio dei Ministri che si era tenuto, sull’onda dell’emotività, nella cittadina calabrese teatro il 26 febbraio di una delle maggiori tragedie recenti nel Mediterraneo.
L’approvazione del Decreto Cutro
L’approvazione è avvenuta tra gli applausi dei banchi della maggioranza e le perplessità ed avversioni delle minoranze, per quello che continua ad essere un decreto divisivo e bisognoso di ulteriori modifiche e revisioni ma che comunque è stato approvato con 213 voti favorevoli e 133 contrari.
L’analisi del Decreto Cutro
Tanti sono i punti controversi che compongono questa norma. Che interviene su diverse questioni solo apparentemente legate tra loro. Il contrasto agli “scafisti”, la gestione dei centri di accoglienza, la durata dei permessi di soggiorno e le modalità del loro rilascio. Ma, soprattutto il tema della protezione speciale. Cioè di quella particolare forma di protezione internazionale che, in via residuale, viene attribuita ai richiedenti asilo. Che non possono ottenere altra forma di tutela maggiore, per la scarsità o l’incapacità di far valere gli altri requisiti.
La revisione
Le diverse previsioni della norma, che intervengono in modo scoordinato e difficilmente applicabile nel concreto, hanno evidenziato la necessità di essere riviste anche nel corso del loro esame parlamentare. Dove infatti risulta essere stato presentato un ordine del giorno da parte della stessa maggioranza. Per la modifica delle parti relative alla esclusione della possibilità di ricorrere contro il rigetto della richiesta di protezione internazionale.
Troppa fretta
In altri termini, la frettolosa foga con la quale si è pensato di contrastare il meccanismo della richiesta/concessione della protezione speciale, individuata come una ingiustificata anomalia del nostro sistema di tutela, si è infranta sui possibili rilievi di anticostituzionalità. Che i più esperti avevano già indicato nella prima stesura, e che sono impliciti nel nostro sistema di valori costituzionali.
Si parla infatti di Costituzione quando si affronta la tematica della protezione internazionale. Che, ad uno sguardo meno che distratto, appare come cosa diversa ed autonoma rispetto alla pur rilevantissima questione migratoria.
Il Decreto Cutro e la gestione dei singoli Stati nazionali
Nello schema giuridico internazionale e comunitario infatti, mentre l’immigrazione di carattere economico-sociale ricade nella sfera della gestione dei singoli Stati nazionali – che possono o meno prevedere sistemi di collaborazione internazionale, normalmente basati su condizioni di reciprocità, che normalmente danno corso alle quote d’ingresso annue – la questione della protezione internazionale, comunemente detta dell’asilo politico, rientra in convenzioni internazionali molto dettagliate e precise. Confondere questi due piani, oltre che sbagliato, risulta controproducente per la funzionalità del sistema stesso, rendendo difficile la gestione di entrambe le partite.
Il Decreto Cutro e la Costituzione
Il nostro Paese peraltro, oltre ad essere incardinato nel sistema comunitario di norme e procedure in materia di protezione internazionale, ha una propria particolare previsione in materia di asilo politico che è quella del comma 4 dell’articolo 10 della Costituzione. Che prevede che lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Una previsione dai contorni certamente ampi. Si pensi alla vastità delle conseguenze implicite nella previsione dell’impedimento nel suo paese di esercitare le libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana ... Che ha condotto a formulare, delle particolari norme di concessione dell’asilo politico “costituzionale” e perciò italiano. Oltre a quelle sulla protezione internazionale che derivano dalle convenzioni internazionali.
Un quadro complesso e particolare che evidentemente non risulta essere stato pienamente valutato nella polemica politica. Ma che, adesso, è emerso inevitabilmente in sede di conversione per evitare la bocciatura in corso di promulgazione del Capo dello Stato.
Le accuse al Decreto Cutro
Nel corso del dibattito alla Camera qualcuno ha descritto il decreto come scritto da un sistema di intelligenza artificiale nutrito dalla peggiori fake news sul tema delll’immigrazione . Ed altri hanno ricordato come forme di protezione internazionale integrative di quelle previste dalla convenzioni siano presenti in 18 paesi su 27. Evidenziando come il nostro sistema sia in linea con quelli dei maggiori paesi europei, con i quali è sempre più necessaria una collaborazione virtuosa e concreta. Che, per sua natura, deve essere quanto più possibile lontana da manipolazioni ed intenti polemici. Nel frattempo, con un altro provvedimento d’urgenza, è stata dichiarata l’emergenza immigrazione. Che dovrebbe consentire di gestire in tempi più rapidi e con maggiori risultati l’intero sistema, in un’ottica di emergenza.
I contratti annuali non rinnovati
Non si può non rilevare, però, come presso tutti gli uffici immigrazione d’Italia non siano stati rinnovati i contratti annuali ai cosiddetti lavoratori interinali. Quegli impiegati civili che, non assunti con contratto a tempo indeterminato per il quale sarebbe necessario un concorso pubblico, lavorano da anni presso gli sportelli delle questure e delle prefetture per le pratiche dei permessi di soggiorno.
Questi lavoratori, che oramai risultano un elemento indispensabile per il funzionamento minimale, e come noto affannoso, degli uffici immigrazione, sono assunti con contratti a termine. Che, nell’ordinarietà dei casi, vengono rinnovati all’inizio dell’anno per poi scadere al termine di una o due annualità. Si è perciò giunti a determinare un quadro di straordinarietà. Che si ritiene di poter agevolmente gestire, quando non viene assicurato il governo dell’ordinarietà, attraverso la quale avrebbero dovuto essere rinnovati i contratti per gli impiegati degli sportelli presso i quali dovrebbero essere emessi i permessi di soggiorno.
I dati dell’Unhcr
Intanto secondo l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, gli abitanti del pianeta che si trovano su zone a rischio desertificazione e/o impossibilità di sopravvivenza, sono salite da 160 a 260 milioni negli ultimi trent’anni. Con un trend che farà raggiungere il miliardo di sfollati entro il 2050, solo per ragioni di depauperamento climatico. Il dato, già di per sé allarmante, è reso ancora più drammatico dalla stima della Banca Mondiale. Che prevede 216 milioni si sfollati interni, principalmente nel continente africano, sempre entro il 2050. Una previsione di spostamenti biblici di persone e popoli che per ragioni ambientali, migreranno alla ricerca della semplice sopravvivenza fisica. Ed alla quale dovrà sommarsi la spinta migratoria generata dalle disparità economiche.
Il bacino del Mediterraneo è il naturale bacino di confluenza e la porta dell’Europa ed, al suo centro, si trova il nostro Paese.
Le sfide politiche e culturali che devono essere sostenute richiedono un lungo percorso. Che deve essere compiuto con una coerenza ed un rigore dei quali non si intravvedono i contorni.