Sette giorni, da domenica a domenica. Tre vite che si intrecciano. Una lettera, la “n” che si insinua in una parola, modificandola e trasformandola. Da quella che identifica un continente lontano e per noi occidentali ancora abbastanza misterioso a quella che rappresenta uno stato mentale e fisico invalidante. Un temporale, una situazione stressante, un imprevisto o un pericolo possono trasformare Asia, la protagonista del nuovo romanzo di Antonella Sbuelz in un’adolescente preda dell’ansia e che soffre di attacchi di panico.
Quando una “N” cambia tutto
Il mio nome è A(n)sia, pubblicato da Feltrinelli nella collana UP, si snoda attraverso le vicende di tre personaggi principali: la sedicenne Asia, appunto, sua nonna Annina (che lei chiama Nonnanna) e Tommaso, il bullo della classe. Brevi capitoli si alternano rincorrendosi: Asia parla in prima persona, con la lingua colorata e spavalda peculiare della sua età, mentre Annina viene narrata in seconda persona con frasi brevi, quasi versi sciolti di una poesia.
La routine delle giornate passate a scuola (“siamo la generazione Z? Possibilità tecnologiche infinite sopra un pianeta sfinito”, p. 138), tra piccoli conflitti, compiti in classe e interrogazioni verrà spezzata da un viaggio che i tre intraprenderanno in modo molto avventuroso e inatteso, soprattutto per i due ragazzi.
“N” per “nonna”
La nonna, che da qualche tempo appare confusa e sbadata, decide di partire all’improvviso, senza avvisare nessuno, decisa a raggiungere la Germania dove l’attende un misterioso appuntamento con il passato. Nonostante siano passati settantotto anni dalla fine della Guerra Mondiale, le conseguenze, le lacerazioni e le ferite che essa ha prodotto sulla vita delle persone continuano a farsi sentire e a chiedere di essere sanate. Annina sente che deve andare alla ricerca di una sorella mai conosciuta. E in questo viaggio non sarà sola.
Senza saperlo i tre sono in qualche modo legati da traumi simili che hanno condizionato la loro infanzia: Asia e Tommaso, durante una “manca” da scuola, passeggiando sulla spiaggia di Lignano cominceranno a conoscersi e ad aprirsi l’un l’altra e a raccontarsi. Complice il mare, perché “tutto sembra verticale nella vita. Tutto sembra in salita”, mentre “il mare è orizzontale” (p. 82).
Tommaso si rivela, sotto la scorza da “duro”, un ragazzo sensibile e generoso (nel tempo libero fa volontariato in pediatria, vestito da clown) perché, riflette Asia, “chi ride delle tue debolezze spesso è più debole di te” (p. 217).
Due generazioni distanti per età ma vicine per sensibilità e fragilità, si rincorrono, si cercano, si trovano
Condividono paure e speranze, sentimenti profondi e laceranti. Mentre la distanza con la generazione di mezzo, dei padri e delle madri, sembra incolmabile, per ragioni molto diverse. Giovani e anziani sembrano invece capirsi meglio, nonostante il mondo sia cambiato troppo e velocemente nel corso degli ultimi decenni.
Se una “N” fa perdere il futuro
Antonella Sbuelz, scrittrice e poetessa dotata di rara profondità, ma anche insegnante in un Liceo, narra questa storia con delicatezza, dimostrando ancora una volta di conoscere molto bene la realtà giovanile che sa restituire con verità e autentico affetto (ricordiamo il suo precedente romanzo Questa notte non torno, Milano, Feltrinelli, 2021, la recensione qui: https://www.enordest.it/2021/10/24/mattia-e-aziz-questa-notte-non-tornano/) Così come vivide sono le ambientazioni nelle quali si muovono i personaggi: Udine, Lignano, la laguna, la Germania.
L’autrice
Antonella Sbuelz è nata e vive a Udine. Scrittrice e poetessa, è autrice di racconti, raccolte poetiche e sette romanzi, tradotti in diversi paesi e vincitori di numerosi premi. I suoi ultimi libri sono La ragazza di Chagall, Universitaria Forum, 2018 (Premio FiuggiStoria, Premio Premio Raffaele Crovi, Premio Raccontami la Storia; finalista Premio Viareggio) e Questa notte non torno, Feltrinelli, 2021 (Premio Campiello Junior 2022, Selezione Premio Strega Ragazzi e Ragazze, finalista Premio Minerva). Dopo molti anni di insegnamento è ancora convinta che il suo sia il lavoro più bello del mondo: dialogando con le ragazze e i ragazzi continua a imparare.
Antonella Sbuelz, Il mio nome è A(n)sia, Milano, Feltrinelli, 2013.
Una recensione attenta, puntualissima, generosa nello sguardo e nell’empatia.
Grazie!