Il Comune di Udine ha ufficialmente voltato pagina con il passaggio di testimone dal leghista Pietro Fontanini all’ex rettore Alberto Felice De Toni che ha vinto il turno di ballottaggio alla guida di una coalizione sostenuta dalle liste Partito Democratico, Azione-Italia Viva Renew Europe, De Toni sindaco, M5S e Alleanza Verdi e Sinistra. Effetto Schlein? “Assolutamente no – ha dichiarato il neo sindaco – perchè a Udine c’è stato l’effetto di una coalizione extra large dato che il Pd non ha aumentato i voti, anche se lei è una ragazza brillante, capace e dinamica”. E dire che la segretaria piddina lunedì sera si era già premurata a “timbrare” il successo del Professore, così come l’ex presidente della Regione Debora Serracchiani per la quale quella di domenica e lunedì scorsi è stata “una vittoria che dà speranza e fiducia”.
Udine e il successo di De Toni, una chiave di lettura difficile
Difficile, però, dare una chiave di lettura ben precisa al successo di De Toni; se non quella di un risultato frutto della sua capacità di aggregare tutte le forze politiche del centro sinistra e della sinistra attorno ad un progetto che “è partito da lontano, con un’impronta autonomistica, con la dimostrazione che non basta portare i grandi nomi per poter vincere”. Già in occasione della chiusura della campagna elettorale al primo turno De Toni ebbe modo di dire che “c’è chi, come Fontanini, preferisce farsi accompagnare dai visitors e chi preferisce stare con le persone. Noi la popolarità la conquistiamo tra la gente, perché sono le persone a fare la differenza e lo dimostreremo. Vorrei una città felice, come il mio secondo nome”.
Ai posteri l’ardua sentenza
Difficile dire oggi se Udine sarà una “città felice”, lo dirà il tempo, soprattutto lo diranno gli udinesi che intanto hanno deciso di girare le spalle al centrodestra cui non è servito “l’effetto Fedriga” per spuntarla e garantire il secondo mandato a Pietro Fontanini, peraltro alla sua prima sconfitta elettorale dopo aver già svolto i ruoli di sindaco di Campoformido, Deputato e Senatore, Presidente della Regione e Presidente della Provincia. Una sorta di “uomo per tutte le stagioni” ma d’altro canto a suo favore parlavano proprio l’esperienza, la friulanità e l’ “incarnazione” di quello spirito autonomistico che ha contraddistinto soprattutto la realtà udinese.
A Udine Fontanini fa i conti
Elementi che non sono bastati a Fontanini e i segnali in un certo senso lo si erano già visti al primo turno quando, a fronte del 55 per cento della coalizione alle regionali, dovette accontentarsi di poco più del 46 per cento, contro il 39 del suo sfidante. E la mancata vittoria al primo turno gli è stata in qualche modo fatale, al ballottaggio ha ottenuto circa 3 mila in meno rispetto al primo turno.
“E questo – ha dichiarato – deve far riflettere e capire i motivi, per quanto possibile, perchè, fatti i conti, sarebbe bastato riportare alle urne gli stessi elettori di quindici giorni fa per vincere”. Dopo di che diventa difficile il perchè di quei voti persi per strada, “anche se – ha aggiunto Fontanini – si sa che l’affluenza al ballottaggio è un problema che riguarda tutti comuni dove si va a votare in due turni ma le regole sono queste per cui ogni recriminazione non serve”.
Udine torna roccaforte del centrosinistra
Dopo 5 anni di guida del centrodestra, Udine torna ad essere roccaforte del centrosinistra, questa volta del cosiddetto “campo allargato” stile Verona, considerato che De Toni s’è portato a casa per il ballottaggio anche il 9 per cento di Ivano Marchiol, che era sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle, per quella che il neo sindaco ha comunque definito “una alleanza dove a fare la differenza sono state le persone” che, non a caso, era il suo slogan elettorale. E, in effetti, vien proprio da dire che il voto abbia più premiato la figura di De Toni che i partiti, di contro ha probabilmente penalizzato per il centrodestra l’ “eterna” figura di Fontanini, che, a onor del vero, era indubbiamente la figura più “spendibile” non solo perchè sindaco uscente ma anche per la carenza di una classe dirigente.
Moretton si fida di De Toni per la crescita di Udine
“Alberto Felice De Toni sarà un buon sindaco e con lui la città di Udine crescerà con una nuova fase di sviluppo economico, sociale e culturale che si merita”. Questa la stringata considerazione di Gianfranco Moretton, uno che la politica la mastica fin da quando aveva i pantaloni corti. E che ha attraversato sia la Prima che la Seconda Repubblica, non lesinando certo critiche anche pesanti al suo vecchio mondo del centrosinistra. E,soprattutto, alla dem Serracchiani. Tanti peana ed elogi quindi per il “felice” De Toni, a cui sono arrivati subito anche i complimenti di Massimiliano Fedriga. Che ora si trova in Udine l’unica città della regione ad essere in mano al centrosinistra.
La situazione in Regione
Il riconfermato Governatore, intanto, è alle prese con la definizione del puzzle per quanto riguarda la nuova giunta che ha annunciato di voler presentare domani, giovedì, con una accelerazione dei tempi che sarebbe stata “digerita” non proprio facilmente da Fratelli d’Italia alle prese di un chiarimento interno. Infatti, Luca Ciriani e Walter Rizzetto sono impegnati in una sorta di braccio di ferro per la rappresentanza nell’esecutivo, in attesa di capire se potrà strappare o la vicepresidenza (che potrebbe andare all’udinese Mario Anzil) o la presidenza del Consiglio, che però è molto probabile diventi appannaggio del leghista Mauro Bordin.
Anche se, apparentemente, tutto sembra essere già chiuso, con il forzista Riccardo Riccardi che rimarrebbe in giunta alla pari dei leghisti Barbara Zilli e Stefano Zannier, dei “fedrighiani” Sergio Bini, Alessia Rosolen e Pierpaolo Roberti, e del meloniano Fabio Scocimarro, praticamente quasi tutti gli uscenti, non è escluso che ci possa essere qualche sorpresa da parte dello stesso Fedriga. A questo punto basta attendere 24 ore e si vedrà.