Ancora una due giorni elettorale in Friuli Venezia Giulia. Oggi e domani infatti gli udinesi sono chiamati alle urne per il turno di ballottaggio necessario per la scelta del Sindaco di Udine tra l’uscente Pietro Fontanini, leghista storico che si presenta con tutto il centrodestra unito, e l’ex rettore dell’Università Alberto Felice De Toni, sostenuto dal centrosinistra. Al primo non è bastato il trascinamento delle regionali, con il 55% ottenuto in città da Massimiliano Fedriga, e ha dovuto accontentarsi del 46,2 %, mentre il suo avversario è arrivato al 39,7%.
A Udine in ballo voti che potrebbero essere utili
A seguire nel turno di due domeniche fa erano poi arrivati il pentastellato Ivano Marchiol con il 9,2% e il civico gravitante nell’area della destra Stefano Salmè con il 4,8%, voti che potrebbero essere determinanti rispetto all’esito finale, ancorchè solo De Toni abbia deciso di apparentarsi portando a casa l’accordo con l’esponente dei grillini (la cui lista targata 5 Stelle aveva comunque ottenuto poco più del 2%, superata delle due civiche che la affiancavano). Contrariamente all’esponente della Lega che si presenta senza alcun sostegno ufficiale di Salmè, pur rilevando che in questi ultimi giorni alcuni esponenti hanno fatto “outing” a favore di Fontanini.
A Udine si teme una bassa affluenza
Una corsa comunque dall’esito incerto e sarà sicuramente uno dei fattori determinanti anche l’affluenza considerando che al primo turno l’affluenza è stata del 54%, con 43.505 votanti, ma è prevedibile che oggi e domani possa essere più bassa, nonostante i diversi appelli, soprattutto da parte del centrodestra che ha schierato nelle due settimane tutto il quartier generale della Lega, a partire da Matteo Salvini che è tornato nel capoluogo udinese per cercare di bissare il successo ottenuto con le regionali. Certo è che se dovesse vincere De Toni la città di Udine sarebbe l’unica dei quattro capoluoghi di provincia ad essere amministrata dal centrosinistra che non a caso ha caricato di una forte rilevanza politica questo appuntamento, pur senza smuovere alcun big di partito e, comunque, sarà peraltro interessante verificare la tenuta dell’avvenuta alleanza con i 5 Stelle.
Mentre Udine decide si va avanti in Regione
In attesa dell’esito di Udine, sono intanto proseguite le grandi manovre in ambito regionale per far sì che il riconfermato Massimiliano Fedriga possa chiudere la partita della giunta che pare essere impostata sul 3-3-3-1 determinato dalla chiarezza dei risultati ottenuti dalle tre principali liste, tutte più o meno con le stesse percentuali. Fino ad oggi, al di là di tante voci e di incontri ufficiosi (quello più ufficiale si è tenuto venerdì ma senza alcuna fumata bianca), non è stato definito ancora nulla e, comunque, molto si dovrebbe sapere nell’incontro delle segreterie previsto per domani, lunedì, nel pomeriggio, mentre a Udine ci sarà lo spoglio per il Sindaco e non è escluso che anche questo, seppur in maniera marginale, possa influire sulla composizione dell’esecutivo.
Mentre a Udine si lotta in Regione inizia al toto nomi
Sul tavolo la divisione dei 10 posti partirebbe dal modulo calcistico che andrebbe ad assegnare 3 assessorati ciascuno alla Lega, a Fratelli d’Italia e alla Lista Fedriga, mentre l’altro rimanente sarebbe di appannaggio di Forza Italia, propensa a riproporre per il suo unico posto il vicepresidente uscente Riccardo Riccardi, sostenuto dalla coordinatrice regionale e Sottosegretario Sandra Savino nonché dallo stresso rapporto con Antonio Tajani. Riccardi (che per più di qualcuno potrebbe anche andare ad occupare la casella di Direttore Generale della Società Autostrade Alto Adriatico, la società che da giugno subentrerà ufficialmente nella gestione della A4 ad Autovie Venete di cui l’ex vicepresidente è ancora dirigente in aspettativa) avrebbe anche comunque il placet da parte di Fedriga che lo vorrebbe ancora alla guida della sanità.
Ancor più per portare a termine la riforma del settore nei prossini 5 anni, assessorato però cui sarebbe interessata anche la Lega e, in misura minore, Fratelli d’Italia. I meloniani, dal canto loro, che prima delle elezioni avevano dichiarato di volere la vicepresidenza nella convinzione di ottenere un largo successo dovranno probabilmente accontentarsi (si fa per dire) di tre assessorati se non di due qualora dovessero spuntarla per la presidenza del consiglio regionale, cui ambirebbe anche la Lega.
Donne e uomini in regione. Tra conferme e ipotesi
Tutto ancora quindi da definire, fatto salve due certezze ovvero la nessità di avere in giunta almeno tre donne (l’aspetto strano è che non si parla mai di almeno tre uomini, ndr), e pare che Fedriga abbia chiesto che ognuna delle tre liste ne presenti una. Nonché la decisione del Governatore di confermare buona parte, almeno 6 componenti, della precedente giunta, all’insegna del motto “squadra che vince non si cambia”. Questa almeno sarebbe l’intenzione, avvalorata dal forza del 64% ottenuto, che Fedriga avrebbe manifestato. Ma al momento gli unici certi di ritornare al loro posto sembrerebbero essere i leghisti Barbara Zilli e Stefano Zannier, l’ex-Progetto Fvg e fautore della Lista Fedriga Sergio Bini.
I fedelissimi
Nonché Pierpaolo Roberti di Fratelli d’Italia e la fedelissima di Fedriga, peraltro esterna, Alessia Rosolen. Per il resto tutto sarà probabilmente definito se non domani ma in settimana, con l’unica incognita relativa alle dimissioni da consigliere di chi andrà ad occupare il posto di assessore, su cui non c’è una direttiva comune e ogni partito sceglierà in base alle indicazioni interne ma è pur vero che è sempre un ostacolo, ancorchè probabilmente superabile, per addivenire alla chiusura del puzzle.