Continua l’emergenza siccità a livello nazionale. Dopo un 2022 contrassegnato da una crisi che non ha risparmiato nemmeno la montagna, anche quest’anno il tema risulta tra le priorità da affrontare per non farsi cogliere impreparati. Sotto accusa gli sprechi e le infrastrutture. Soluzioni e risorse per attuarle ci sono, ma la burocrazia pare essere l’ostacolo più grande per affrontare l’emergenza acqua.
Emergenza acqua e Lago di Santa Croce
Un importante ruolo in Veneto lo gioca il Lago di Santa Croce, il più grande bacino interamente su suolo regionale e che da un secolo è interessato da importanti opere di sviluppo idroelettrico. Lo ha spiegato il giornalista Silvano Cavallet, in occasione della presentazione del libro “Gli opifici della Società Idroelettrica Veneta dalla Piave al Livenza” tenutasi a Chies d’Alpago.
L’opera, scritta da Walter Menegon e pubblicata AICS Editore, è appena stata ristampate e fa parte della serie di successo sugli impianti idroelettrici che riguardano il Piave e il Cordevole, come ha spiegato Davide Capponi, presidente di Aics Belluno. Per Cavallet si tratta di “un documento che fissa un pezzo di storia importantissimo, e perdere le proprie radici è drammatico, ma anche da molti insegnamenti su come va gestito il bene straordinario che è l’acqua”. Ma che può anche aiutarci a capire che cosa ci manca oggi per essere di nuovo padroni dell’acqua, perché su questo si giocherà il nostro futuro.
La serata a Chies ha visto trattato il tema dell’emergenza acqua anche sotto altri aspetti
“Abbiamo organizzato questo convegno al teatro di Chies per parlare dell’importanza dell’acqua che sarà l’oro del futuro” ha precisato il sindaco Gianluca Dal Borgo. “Abbiamo parlato dell’idroelettrico in questa provincia, da anni sfruttata anche dai consorzi irrigui che mungono acqua dal Piave da oltre 100 anni. E con i regolieri, perché la giornata era anche organizzata dalla Comunanza delle Regole dell’Alpago”. Sottolineando il valore delle 24 sorgenti per il Comune, prevalentemente localizzate nel territorio dei Domini collettivi.
Sommavilla
A riportarci ai giorni nostri, e alle problematiche contingenti, è stato l’intervento di Attilio Sommavilla, Presidente del Bim Gsp. “Sicuramente una serata importante in cui abbiamo spiegato ai cittadini che cosa fa il Bim e quali sono le problematiche che interessano il territorio della provincia di Belluno. Problematiche relative, come sappiamo bene alla scarsità di acqua e quindi al problema che quando l’acquedotto perde quello che perde nella nostra provincia, diventa fondamentale investire per garantire che nei prossimi anni ci sia acqua per tutti”.
L’acquedottistica bellunese era stata sotto le luci dei riflettori lo scorso anno per lo stato di degrado in cui versa con l’80% di perdite. Nella serata Sommavilla ha avuto modo di presentare il progetto di rinnovamento del sistema infrastrutturale, sia inerente la rete di adduzione dell’acqua potabile che di trattamento e depurazione delle acque reflue. Un progetto da oltre 25 milioni di euro, di cui 20 milioni finanziati dal Pnrr essendo il progetto arrivato primo nella graduatoria nazionale.
Ad essere interrogati in questi giorni sia tecnici che politici
Emerge che le soluzioni al problema ci sono, si conoscono e ci sono anche le risorse per dare seguito agli interventi necessari sotto vari aspetti. La carenza d’acqua interessa diversi ambiti, dall’uso potabile all’agricoltura, dal rischio incendi al turismo.
Da Longarone, in occasione dell’inaugurazione di Agrimont, il direttore di Veneto Agricoltura, Nicola Dell’Acqua, aveva commentato dallo stand di Casa Veneto: “Questo è un problema che si affronta infrastrutturalmente. Dobbiamo avere più strutture che accumulano acqua. L’emergenza idrica non doveva trovarci impreparati, perché è anni che parliamo sempre di emergenza idrica”. Dell’Acqua ha messo in evidenza tra le soluzioni fondamentali la riconversione in agricoltura con impianti che non sono più a scorrimento, ma a goccia, e l’aumento degli invasi in montagna. Questi ultimi in particolare rappresenterebbero un’opportunità in più per la montagna, perché, oltre a costituire un accumulo di acqua in vista della siccità, avrebbero notevoli risvolti nel turismo e nell’incrementare la biodiversità del territorio.
Emergenza acqua e De carlo
Quindi il senatore Luca De Carlo, presidente della IX Commissione permanente al Senato (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare), sempre ad Agrimont in tema di risorse: “Che la coperta dell’acqua sia corta le popolazioni montane lo conoscono già, tant’è che ogni anno abbiamo bacini in montagna che sono vuoti. Lo dico da sindaco di Calalzo anche, non solo da presidente di Commissione dell’agricoltura. Oggi se ne rende conto anche la pianura e qui dovremmo studiare tutte quelle forme anche di contenimento dell’acqua”.
Il senatore ha fornito alcuni dati sul trattenimento dell’acqua piovana dove ‘Italia trattiene solo l’11% contro una media europea del 25%. In Veneto solamente il 5%. Continuando: “Bisogna lavorare e il Governo ha già fatto tanto. 880 milioni destinati sui fondi complementari a progetti a carattere irriguo, 4 miliardi messi nel PNRR e adesso la sburocratizzazione di 5 miliardi che sono ancora incagliati, di progetti già finanziati ma che non trovano la messa a terra per problemi burocratici. Però dobbiamo capire che il problema dell’acqua è un problema non più solo ciclico, ogni 5 anni, ma è un problema strutturale e come tale va affrontato”.
In occasione della conferenza sull’utilizzazione futura delle risorse idriche “Acque d’Alpago”, tenutosi a Farra d’Alpago abbiamo avuto modo di intervistare per www.enordest.it i due relatori della serata.
Bottacin e l’emergenza acqua
All’assessore all’Ambiente, clima, protezione civile e dissesto idrogeologico, l’ingegnere Gianpaolo Bottacin, abbiamo chiesto una valutazione del quadro regionale in rapporto al sistema nazionale. “L’acqua a volte troppa, a volte è troppo poca e quando è troppa bisogna essere in grado di fronteggiare le piene dei fiumi in modo che non creino problemi sul territorio. Quando è troppo poca bisogna cercare di lavorare prima, perché quella poca acqua sia utilizzata in maniera corretta. Quindi avere delle reti acquedottistiche che funzionino, con poche perdite, avere dei sistemi di irrigazione efficaci ed efficienti, in modo che utilizzino poca acqua e gestire l’acqua in maniera parsimoniosa anche a livello del singolo cittadino.
Oltre a questo, servono infrastrutture, perché gli acquedotti devono essere sistemati, devono essere interconnessi, devono essere fatti investimenti nel campo agricolo su sistemi di irrigazione ad elevata efficienza, devono essere previsti dei bacini di accumulo dell’acqua per i momenti in cui l’acqua è poca. Insomma ci sono vari fronti su cui ci stiamo muovendo. Come Regione ci stiamo muovendo, ma a livello statale so che hanno definito di intervenire con miliardi di euro su questo fronte. Quindi ovviamente si procede in questa direzione. C’è da dire una cosa: per fare le opere in questo Paese servono delle semplificazioni normative. A altrimenti rischiamo o di non farle del tutto, oppure di farle, ma di metterci anni e anni nel realizzarle”.
D’Alpaos
Al professore emerito di idraulica dell’Università di Padova, Luigi D’Alpaos, abbiamo chiesto un parere tecnico sulla questione. “A questo problema possono sicuramente concorrere fatti naturali, ma molti di questi problemi sono creati da noi, dall’uomo. Nel caso specifico delle portate concesse per uso irriguo, bisogna dire che dovrebbe essere posta mano a una riorganizzazione dei sistemi di irrigazione, perché a mio parere sono sistemi ormai superati e che dovrebbero essere abbandonati. Bisognerebbe rivolgersi a sistemi che consentono di ottenere lo stesso risultato con una minore quantità d’acqua.
E anche, a volte, bisognerebbe entrare nell’ordine di idee che un certo tipo di coltivazione non è opportuno, perché richiede quantità d’acqua eccessive”. D’Alpaos continua con un suggerimento. Andare a vedere quello che fanno realtà che vivono costantemente in uno stato di siccità, citando ad esempio gli israeliani. Vedere quali metodi usano per irrigare le loro campagne: “basterebbe una visita per imparare qualcosa di più”.
Caner e l’emergenza acqua
Risulta quindi centrale la questione agricola, che ha la priorità per legge, insieme all’uso potabile, in caso di carenza. Sulla questione, in un intervento da Longarone nella giornata conclusiva di Agrimont, l’assessore all’agricoltura della Regione Veneto, Federico Caner, parla di un problema non certo locale. “Un problema grosso che abbiamo in tutto il Veneto, in tutta la pianura padana, ma addirittura ormai è a livello europeo e internazionale. La montagna per la prima volta vive una cosa molto strana: vediamo le autobotti che partono dalla pianura per andare in montagna, una cosa assurda.
Bene che sia stato nominato un Commissario straordinario, da questo puntoEmergenza acqua di vista, sulla siccità. Abbiamo bisogno di interventi nel breve periodo, ma soprattutto cantierare interventi fondamentali come i bacini di accumulo e la pulizia delle dighe in montagna, creare tutte quelle infrastrutture che ci permettono anche di non disperdere l’acqua. Ricordo che oggi su due litri di acqua che viaggiano sulle nostre tubature degli acquedotti, un litro, quindi il 50% viene perso”.
Mauro Corona
Gli ha fatto eco in fiera il noto scrittore di Erto, Mauro Corona. “Vi fornisco un dato: in Italia il 56% dell’acqua va persa con acquedotti disastrosi, tubature arrugginite e spaccate. In certi luoghi hanno bisogno ancora degli acquedotti romani. Quindi, prima ripristinare le condutture dell’acqua, e ce n’è per tutti, seconda cosa, fare i depositi, terza cosa avere più cura quando fanno la neve finta, la neve sparata: lì ci sono sprechi di milioni e milioni di metri cubi di acqua. Quindi dobbiamo tornare al risparmio, dobbiamo mettere da parte non solo soldi, ma acqua. Se la smettiamo di avere depositi di soldi e avere depositi di acqua, di grano, di frumento, di formaggio… forse il mondo soffrirà meno”.