Un negozio di maschere finte cinesi? No, non ci siamo. Una vetrina di vetri di Murano made in Taiwan? Ancora no. Una esposizione di orribili oggetti finti per turisti? Nemmeno. Una bottega di improponibili vestiti indiani low-price a 5 euro? Decisamente no e ancora no. Un negozio (sempre cinese) di borse e taccuini in pelle farlocche? Ecco, dimenticate tutto questo. A Venezia, città delle contraddizioni piccole o grandi, dove i colombi camminano e i leoni volano, come ricordava lo storico francese Marc Bloch, esistono anche vetrine autentiche ed originali. Che fanno addirittura riflettere. Se un giorno vi capita di inoltrarvi dietro la calle della Scuola di San Giovanni Evangelista nel sestiere di San Polo, giusto per andare verso il Rio Marin, con il ponte storto in ferro, ecco imbattersi nell’a’originale bottega delle meraviglie di Luciano Buggio
L’avventura della bottega delle meraviglie di Luciano
Quasi 75 anni, una vita avventurosa tra studi di fisica ed astronomia, una laurea a Trento nella mitica facoltà di Sociologia, quella nel ‘68 frequentata da Rostagno, Curcio, Cagol e i fratelli Boato, per intenderci. Il negozio di Luciano ha in vetrina solo articoli riciclati frutto della sua fantasia e libri vecchi anche di scienza, introvabili altrove. Lo vedrete intento a costruire un Pinocchio in legno con le vecchie mollette per la biancheria, oppure ricavare da bucce di pistacchio una magnifica margherita da offrire in regalo.
La bottega delle meraviglie è una sorpresa continua
Come la sua vita. Esibisce un mini-cannone ricavato da un tubetto di ferro. È il suo primo giocattolo da bambino. Ovviamente costruito da lui. “Mio papà operaio, non si poteva permettere di comprarci nulla, così la fantasia e l’immaginazione creava surrogati. A 11 anni, vince una selezione tra alunni meritevoli, per entrare con borsa di studio nel prestigioso convitto Foscarini di Venezia, poi si iscrive con onore al Liceo Benedetti. Università? Il percorso ideale sarebbe stato fisica, astronomia o matematica a Padova, e invece il ribelle Luciano, si iscrive a Sociologia a Trento, con il rettore Francesco Alberoni. Una officina rivoluzionaria all’epoca.
Laureato, si mette a fare l’insegnante di liceo e poi il falegname. Se la vita è immaginazione pura, eccolo inventarsi dei modelli di fisica astronomica. Pronto a teorizzare il “movimento cicloidale dei fotoni” o le “buche potenziali” in cui si trovano le galassie “boxy”, ovvero universi quadrati. Nessuno per il momento ha osato smentirlo.
Entrare nel suo negozio sembra di introdursi in un mondo fantastico
Sono esposti mazzi di fiori colorati, ricavati da fondi di bottiglia colati. Marionette nate da pezzetti di legno abbandonati, gambe di mobili vecchi trasformate in cigni, coccodrilli, gatti, uccelli, mostri marini. Oppure semplici soldatini colorati, nati da piccoli metalli abbandonati.
Luciano tra un giocattolo di Pinocchio e una mascherina in vetro ti parla “della morfologia delle galassie e l’anomalia del potenziale di Newton”. E va ben, fa parte del personaggio.
Il suo negozio, che non esiste in nessuna guida, è però un luogo “cult” da visitare a Venezia. Anche per i turisti? Massì, in fondo siamo tolleranti. Come scrisse Carlo Goldoni in una commedia, fa replicare un negoziante alle strane richieste di un forestiero illuminato: El vede sior, in questa città non si produce niente, ma si trova di tutto…